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L’algoritmo per le supplenze non funziona. Ora lo dicono anche i giudici

L’utilizzo dell’algoritmo per l’assegnazione delle supplenze scolastiche, introdotto dal Ministero dell’Istruzione nel 2021 per gestire le nomine durante la pandemia di Covid-19, si sta rivelando un s...

A cura di Redazione
28 settembre 2024 08:19
L’algoritmo per le supplenze non funziona. Ora lo dicono anche i giudici -
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L’utilizzo dell’algoritmo per l’assegnazione delle supplenze scolastiche, introdotto dal Ministero dell’Istruzione nel 2021 per gestire le nomine durante la pandemia di Covid-19, si sta rivelando un sistema fallimentare. Una sentenza del Tribunale di Torino, resa nota dal segretario dell’ ANIEF, Marcello Pacifico, lo scorso venerdi, ha messo in evidenza gli errori del sistema, condannando il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) a risarcire una docente per il danno subito.

Il caso emblematico di Torino

La vicenda riguarda una docente di scuola secondaria che, nell’anno scolastico 2021/2022, aveva ricevuto solo uno spezzone di 9 ore settimanali, nonostante le richieste di completamento orario. Se il processo di assegnazione fosse stato condotto dal vivo, la docente avrebbe potuto ottenere altre ore di supplenza, raggiungendo una cattedra completa. Invece, a causa dell’algoritmo, è rimasta bloccata con un contratto ridotto, mentre altri insegnanti con punteggi inferiori hanno ricevuto incarichi più favorevoli. Solo un mese dopo, la docente ha ottenuto ulteriori 6 ore, ma il danno era ormai fatto. Il tribunale ha condannato il MIM a risarcirla con 4.568,69 euro per il periodo di ridotto orario di lavoro.

L’origine del problema

L’algoritmo, progettato per evitare assembramenti durante le convocazioni in presenza, assegna automaticamente le cattedre agli insegnanti sulla base di preferenze espresse in anticipo. Tuttavia, il sistema ha dimostrato gravi lacune. Prima fra tutte, l’incapacità di “completare” cattedre parziali, assegnando altre ore a chi ha già ricevuto un incarico incompleto. In secondo luogo, una volta che l’algoritmo assegna un incarico, non torna indietro per rimediare a eventuali rinunce o cambiamenti successivi, penalizzando così chi si trova in una posizione di attesa. Questo ha generato una serie di contenziosi.

Le critiche al sistema

Le critiche al sistema non si limitano agli errori di assegnazione. Il processo di scelta delle sedi, che gli insegnanti devono fare con un mese di anticipo, spesso avviene “al buio”, senza sapere quante e quali cattedre saranno realmente disponibili. Questo costringe i docenti a prendere decisioni poco informate, il che aggrava ulteriormente la situazione di precarietà. L’algoritmo, inoltre, non tiene conto di preferenze di sede espresse dagli insegnanti, limitando fortemente la loro possibilità di adattare il lavoro alle proprie esigenze familiari e logistiche.

Il futuro del sistema: convocazioni in presenza?

La sentenza del tribunale di Torino apre la strada a molti altri ricorsi, dato che l’algoritmo ha generato una lunga lista di insoddisfatti. Diverse sigle sindacali, tra cui la Uil Scuola, hanno chiesto a gran voce il ritorno alle convocazioni in presenza, un metodo che, sebbene meno tecnologico, garantiva maggiore flessibilità e un’assegnazione più equa. La pandemia è ormai sotto controllo, e molti ritengono che l’uso dell’algoritmo non sia più giustificato​.

Il peso economico del sistema

Un altro punto di dibattito riguarda i costi associati al mantenimento del sistema informatico. Per il 2024, la gestione dell’algoritmo e del sistema che governa l’intera burocrazia scolastica è costata allo Stato 59 milioni di euro. Cifre che appaiono sproporzionate se messe a confronto con i numerosi problemi generati dal sistema, e che spingono ulteriormente i docenti precari a chiedere riforme.

In conclusione, l’algoritmo introdotto per gestire le supplenze scolastiche, nato con buone intenzioni, sta dimostrando molteplici criticità. La sentenza di Torino rappresenta solo l’inizio di una serie di ricorsi che potrebbero mettere in discussione l’intero sistema. Resta da vedere se il Ministero risponderà a queste critiche con una revisione dell’algoritmo o, come molti chiedono, con il ritorno alle convocazioni in presenza.

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