Buoni pasto per il personale della scuola? Una possibilità che dipende dalla contrattazione del nuovo CCNL
C’ è una sentenza della Cassazione del 2022 che apre uno scenario importante per il personale ATA, che potrebbe vedere riconosciuto il diritto ai buoni pasto. Della questione, a dire il vero si parla...

C’ è una sentenza della Cassazione del 2022 che apre uno scenario importante per il personale ATA, che potrebbe vedere riconosciuto il diritto ai buoni pasto. Della questione, a dire il vero si parla da tempo, per il personale ATA ma anche per quello docente. Ma il tavolo della contrattazione collettiva per il nuovo Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL), ha sempre scelto di non percorrere questa strada, e non solo per motivi legali. In effetti l’introduzione di questo beneficio implicherebbe delle rinunce o un aumento dei fondi da parte del Ministero delle Finanze.
Perché non ci sono i buoni pasto per il personale della scuola?
La ragione principale del mancato riconoscimento dei buoni pasto per docenti e personale ATA risiede nell’articolazione dell’orario scolastico. A differenza di altri settori del pubblico impiego, dove i dipendenti possono avere turni continuativi o spezzati che prevedono pause pranzo lunghe, il mondo della scuola si caratterizza per un’organizzazione dell’ orario di lavoro diversa.
Assenza di turni pomeridiani regolari: Per i docenti, l’orario scolastico è solitamente concentrato nelle ore mattutine, con lezioni che, nella maggior parte dei casi, si concludono entro il primo pomeriggio. Non essendo previsti regolarmente turni pomeridiani, i buoni pasto non vengono concessi, poiché l’orario di lavoro rientra in quello che viene considerato un turno unico.
Personale ATA e turni spezzati: Diversa la situazione per il personale ATA che, pur avendo turni più articolati che spesso coprono parte della mattinata e del primo pomeriggio, non riceve il buono pasto. Questo nonostante molte scuole adottino la “settimana corta”, che prevede orari lavorativi giornalieri superiori a 6 ore. Inoltre, il personale ATA è spesso chiamato a lavorare oltre l’orario previsto per far fronte a esigenze amministrative e tecniche, o a progetti straordinari della scuola. Tuttavia, questo non è stato sufficiente per giustificare l’introduzione dei ticket restaurant nel nuovo CCNL.
Riunioni e impegni pomeridiani per i docenti: d’ altra parte a favore dell’introduzione dei buoni pasto c’ è anche una motivazione che riguarda i docenti, che sono spesso tenuti a presenziare a riunioni, consigli di classe e colloqui con i genitori che si svolgono in orario pomeridiano. Nonostante questo impegno aggiuntivo, i buoni pasto non sono stati inseriti tra i benefici riconosciuti ai docenti nel rinnovo contrattuale.
Un’ occasione persa?
La mancata introduzione dei buoni pasto ha sollevato non poche critiche in occasione degli ultimi due rinnovi del CCNL. Molti lavoratori della scuola si aspettavano che, in un momento di rinnovo contrattuale atteso da anni ed in una fase storica oggettivamente complicata dal punto di vista economico, ci fosse spazio per rimediare a questa disparità di trattamento rispetto ad altre categorie di dipendenti pubblici.
Ma il quadro complessivo del rinnovo contrattuale ha lasciato poco spazio all’ iniziativa. E quello attuale sembra ancora più preoccupante. Già nell’ ultima tornata contrattuale, secondo le indiscrezioni circolate, oltre alla mancata introduzione dei buoni pasto, si era rischiata la riduzione del valore della Carta del Docente, riduzione che sembra destinata ad andare in porto nel 2025-26. Inutile sottolineare come questo ulteriore taglio renda ancora più difficile immaginare l’introduzione di nuovi benefici economici come i ticket restaurant.
In sostanza, le organizzazioni sindacali si sono trovate di fronte a una scelta: richiedere l’introduzione dei buoni pasto o preservare altre tutele già esistenti, come l’orario di lavoro e gli incentivi legati agli straordinari. Con i fondi limitati, il rischio sarebbe quello di sacrificare diritti acquisiti in cambio di un nuovo beneficio, rendendo il negoziato complesso e delicato.
Le difficoltà della contrattazione: la scelta tra nuovi diritti e tutele esistenti
Nella contrattazione collettiva, l’introduzione di nuovi diritti come il buono pasto richiede inevitabilmente una copertura finanziaria. Al momento, il budget destinato alla scuola è limitato, e l’introduzione del buono pasto per tutto il personale, o anche solo per il personale ATA rappresenterebbe un onere economico aggiuntivo significativo. Ogni buono pasto ha un valore medio di 8 euro per dipendente, e con migliaia di lavoratori ATA in servizio nelle scuole italiane, l’impatto sulle casse dello Stato sarebbe rilevante.
Di conseguenza, le parti coinvolte nella contrattazione dovranno affrontare un dilemma: se si vuole includere il buono pasto nel nuovo CCNL, potrebbe essere necessario rinunciare ad altre tutele o benefici. Tra le opzioni possibili potrebbero esserci la riduzione di incentivi economici legati a straordinari, indennità o altre forme di compensazione attualmente previste per il personale ATA. Questo scenario apre la strada a un negoziato difficile, in cui le parti sociali dovranno decidere se vale la pena sacrificare altre conquiste per introdurre un nuovo diritto, oppure se il buono pasto è una priorità irrinunciabile per il benessere lavorativo.
L’ipotesi di fondi aggiuntivi: una soluzione improbabile
Un’alternativa sarebbe quella di ottenere un aumento dei fondi da parte del Ministero delle Finanze, per coprire l’introduzione dei buoni pasto senza intaccare le altre tutele. Tuttavia, questa soluzione appare al momento altamente improbabile. In un contesto economico ancora segnato da restrizioni di bilancio, il governo italiano ha mostrato poca disponibilità a destinare ulteriori risorse alla scuola.
Negli ultimi anni, nonostante le numerose richieste da parte dei sindacati e delle categorie coinvolte, i fondi per il settore scolastico sono stati limitati, e la priorità è stata data a riforme strutturali e a progetti straordinari come il PNRR, che difficilmente coprono aspetti come i buoni pasto per il personale ATA. A meno di un cambio di rotta improvviso o di nuove risorse provenienti da bilanci futuri, sembra improbabile che il Ministero delle Finanze decida di aumentare significativamente il budget per la scuola in questo ambito.
Il futuro del buono pasto: una sfida aperta
Alla luce di questi fattori, il futuro del buono pasto per il personale ATA dipenderà in gran parte dalle priorità che verranno stabilite al tavolo della contrattazione collettiva. Le organizzazioni sindacali dovranno bilanciare le richieste per nuovi diritti con la necessità di preservare le tutele già esistenti, in un contesto di risorse limitate.
Se il buono pasto verrà introdotto, sarà una vittoria importante per il personale ATA, che da tempo rivendica un maggiore riconoscimento delle proprie condizioni di lavoro. Tuttavia, il rischio di dover rinunciare ad altre forme di compensazione è reale, e il dibattito tra le parti sarà acceso. La sfida sarà trovare un equilibrio tra nuovi diritti e la salvaguardia di tutele esistenti, a meno che non si verifichi l’improbabile scenario di un aumento dei fondi per la scuola.