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Cala la dispersione scolastica: ragazze protagoniste del cambiamento. Migliora anche il Sud

Il nuovo rapporto INVALSI registra un calo storico nella dispersione scolastica in Italia: il tasso scende al 9,8% e le studentesse trainano il miglioramento. Il Sud riduce il divario e il Paese si av...

A cura di Redazione
02 giugno 2025 18:39
Cala la dispersione scolastica: ragazze protagoniste del cambiamento. Migliora anche il Sud -
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Il nuovo rapporto INVALSI registra un calo storico nella dispersione scolastica in Italia: il tasso scende al 9,8% e le studentesse trainano il miglioramento. Il Sud riduce il divario e il Paese si avvicina agli obiettivi UE.

Una buona notizia per il sistema scolastico italiano arriva dal rapporto INVALSI 2025 sulla dispersione scolastica: per la prima volta, l’Italia scende sotto la soglia del 10%, registrando un tasso del 9,8% di abbandono precoce degli studi. Un dato che raggiunge in anticipo il target fissato dal PNRR (10,2%) e che si avvicina all’obiettivo europeo del 9% da conseguire entro il 2030.

A brillare in questo contesto sono le studentesse italiane, che mostrano una maggiore tenacia e continuità nei percorsi scolastici. Il tasso di dispersione femminile è sceso nel 2024 al 7,1%, al di sotto della media europea del 7,7%. Il dato maschile, invece, è fermo al 12,2%, superiore alla media UE (10,9%).

Un Sud più virtuoso: meno dispersione anche nelle regioni svantaggiate

Altro elemento di rilievo emerso dallo studio è il miglioramento nelle regioni del Mezzogiorno, storicamente penalizzate da livelli più elevati di dispersione scolastica. Se nel 2016 il tasso di abbandono scolastico femminile nel Sud era al 16,4%, nel 2024 scende al 10,3%, con un calo netto e costante. Il dato maschile nelle stesse regioni resta più alto (14,5%), ma anch’esso in flessione rispetto agli anni precedenti.

Secondo Roberto Ricci, presidente dell’INVALSI, si tratta del risultato di politiche educative mirate, come il rafforzamento dell’orientamento e degli interventi personalizzati, sostenuti anche dal PNRR e da misure specifiche promosse dal Ministero dell’Istruzione.

Valditara: “Continuiamo a investire in pari opportunità educative”

Soddisfatto il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha commentato così i risultati: «I dati ci confortano sul percorso avviato. Continueremo a investire sul docente tutor e orientatore, su Agenda Nord e Sud, per dare a tutti i ragazzi pari opportunità di crescita e formazione».

La strategia del ministero prevede infatti l’estensione del tutoraggio individuale e del potenziamento didattico, anche nelle aree a maggiore rischio sociale ed economico. Obiettivo dichiarato: prevenire la dispersione intervenendo precocemente sulle fragilità.

Un trend in miglioramento da oltre vent’anni

Come ha illustrato Ricci nel corso della presentazione al ministero, il tasso di dispersione (misurato con l’indicatore europeo ELET – Early Leaving from Education and Training) ha conosciuto un lento ma costante miglioramento negli ultimi 25 anni. Nel 2000 l’Italia registrava un valore del 25,1%, tra i più alti d’Europa. Dieci anni dopo era già sceso al 18,8%; nel 2022 era all’11,5%, nel 2023 al 10,5%, e ora, nel 2024, al 9,8%.

Una riduzione significativa che testimonia l’efficacia delle misure introdotte, ma anche il bisogno di non abbassare la guardia, specialmente in relazione alla dispersione implicita, ovvero la presenza a scuola di studenti che non riescono comunque a raggiungere livelli adeguati di apprendimento.

Dispersione implicita: il prossimo fronte

Proprio su questo aspetto si è soffermato il presidente INVALSI, evidenziando l’importanza di non concentrarsi solo su chi abbandona, ma anche su chi rimane nel sistema scolastico senza però acquisire competenze solide. «La vera strategia – ha affermato Ricci – è lavorare sugli individui, superando l’approccio che guarda soltanto alle classi».

L’INVALSI punta a monitorare in tempo reale i risultati delle prove standardizzate per offrire alle scuole strumenti diagnostici mirati. Un’azione preventiva, dunque, per individuare gli studenti a rischio, ben prima che il disagio si trasformi in abbandono.

Classi piccole non bastano: la fragilità non dipende dal numero

Un dato interessante emerso dallo studio riguarda la struttura delle classi, spesso al centro del dibattito pubblico. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, solo il 2,08% delle classi medie italiane supera i 28 alunni (le cosiddette “classi pollaio”). La maggioranza – il 52% – ha meno di 20 studenti.

Eppure, questo non incide significativamente sulla distribuzione degli alunni in difficoltà. Ciò suggerisce che la dimensione della classe non è l’unico fattore determinante nel contrasto alla dispersione, mentre acquisisce centralità la qualità dell’insegnamento, il clima relazionale e la capacità di intercettare i bisogni educativi individuali.

Monitoraggio e intervento: la chiave per il futuro

Il report INVALSI conferma quindi che la dispersione scolastica è contrastabile, e che le politiche educative basate sull’evidenza sono uno strumento potente. Il monitoraggio dei dati, la formazione dei docenti, il tutoraggio personalizzato e l’intervento precoce sono leve strategiche per rendere la scuola più inclusiva ed efficace.

Il prossimo passo sarà agire sulle disuguaglianze territoriali e sociali ancora presenti nel sistema. Per farlo, sarà necessario rafforzare l’autonomia delle scuole, dotarle di risorse adeguate e favorire un’organizzazione didattica capace di includere e motivare.

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