Caos concorso dirigenti scolastici in Campania: Avv. Marone “in arrivo pioggia di ricorsi”
Con 3559 candidati per 34 posti in Campania, il punteggio minimo per accedere alla prova scritta è stato fissato a 40, ma solo 102 candidati hanno raggiunto questo punteggio.

Il recente concorso per dirigenti scolastici ha sollevato numerose polemiche. Con 3559 candidati per 34 posti in Campania, il punteggio minimo per accedere alla prova scritta è stato fissato a 40, ma solo 102 candidati hanno raggiunto questo punteggio. Complessivamente, in tutta Italia, 25.000 candidati hanno concorso per 587 posti disponibili. Il bando stabilisce che deve essere ammesso alla prova scritta un numero di candidati pari al triplo dei posti disponibili per ogni regione.

Avvocato Marone, può darci un quadro generale delle irregolarità che ha riscontrato nella prova preselettiva per il concorso dei dirigenti scolastici in Campania?
Ciò che sta emergendo è sostanzialmente legato alla decisione del ministero di pubblicare dei quadri di riferimento che contenessero anche argomenti non previsti nella precedente prova preselettiva, colpevolmente pubblicati a sole 36 ore dalle prove. Inoltre, non è stata pubblicata la batteria di domande da cui estrarre quelle poi da sottoporre ai candidati, cosa che invece era stata fatta nel 2017, creando una evidente disparità di trattamento. A questo si aggiunge anche la circostanza che il concorso, pur essendo su base regionale, è nazionale, e l’applicazione di questo principio, così come è stata fatta, ha trasformato di fatto una preselettiva in una prova selettiva, oltretutto applicando punteggi diversi a livello nazionale. Oggi, infatti, con 35 punti si viene ammessi in alcune regioni e si viene esclusi da altre. Questi sono gli elementi principali. Inoltre, per chi ha ottenuto un punteggio superiore a 30, è previsto un ulteriore motivo di ricorso, rappresentato dalla circostanza di aver raggiunto la sufficienza.
È vero che alcuni quesiti a risposta multipla presenti nella prova erano errati? Se sì, quali conseguenze giuridiche potrebbero derivare da questa situazione?
Per quanto riguarda i quesiti a risposta multipla errati, ci stanno pervenendo in queste ore alcune segnalazioni. È bene precisare che, laddove il ricorrente voglia far valere il quesito errato, non è possibile presentare ricorsi collettivi, ma solo ricorsi individuali. Sarà importante che quel quesito o quei quesiti che si asseriscono essere errati siano determinanti per consentire al candidato di essere ammesso. Quindi, se la soglia è 40, per esempio in Campania, e io ho 39, e ci sono due quesiti sbagliati, allora posso fare un ricorso individuale, che chiaramente ha costi decisamente diversi rispetto a quello collettivo. Se invece ho conseguito 35 punti, ma con le due domande sbagliate arriverei a 37, ma resto comunque fuori, non posso fare quel tipo di ricorso.
Come mai, secondo lei, non è stata pubblicata la batteria di domande prima della prova, a differenza del concorso del 2017? È possibile considerare questo un vizio procedurale?
La scelta del ministero di non pubblicare la batteria di domande è chiaramente discrezionale. Il vero problema è che questo crea delle disparità di trattamento. Non si tratta di un vero e proprio vizio procedurale, ma oggettivamente crea un’ulteriore disparità. Inoltre, il concorso è stato bandito sette anni dopo il precedente, quindi, a nostro avviso, è stata una scelta del ministero su cui il giudice dovrà essere chiamato a decidere se sia stata corretta o meno.
I “quadri di riferimento” pubblicati 36 ore prima del test sono stati una sorpresa per molti candidati. In che modo questa decisione ha influenzato la preparazione degli stessi?
Sui quadri di riferimento, a noi risulta che alcuni argomenti, come ad esempio l’analisi normativa della conoscenza del diritto amministrativo, civile e penale, non erano previsti nella precedente preselezione. Secondo noi, la cosa rilevante è che, di fatto, il ministero ha trasformato questa prova preselettiva in una prova selettiva. La ratio normativa della prova preselettiva è legata a dare la possibilità al ministero di organizzare il concorso, agevolandolo nell’organizzazione delle prove scritte e orali. Invece, il ministero ha effettuato una scrematura tale per cui, oggi, ad esempio in Campania, solo 100 persone faranno la prova scritta e orale. Se fossero state 500 persone, il ministero avrebbe avuto difficoltà a gestire una prova per così tante persone. Quindi, a nostro avviso, è stata snaturata la natura stessa che la norma attribuisce alla prova preselettiva.
Il punteggio minimo per accedere alla prova scritta è stato fissato a 40 punti in Campania, ma a 38 in Puglia. Come si giustifica questa discrepanza e potrebbe costituire motivo di ricorso?
Sulla differenza di punteggio, come dicevamo prima, alla fine il concorso era su base regionale, ma di fatto era un concorso nazionale. A nostro avviso, avrebbe dovuto essere strutturato come il test di medicina: si partecipa a un test nazionale e, a seconda del punteggio, si sceglie la regione in cui vi sono i posti disponibili in base alla propria posizione in graduatoria. Questo il ministero non l’ha fatto e chiaramente costituisce un vizio della procedura.
Lei ha menzionato che ci sono già 800 persone pronte a fare ricorso in Campania. Quali sono le principali motivazioni che spingono i candidati a intraprendere questa azione legale?
Le motivazioni che spingono i ricorrenti ad aderire e presentare ricorso, a mio avviso, sono due. La prima è chiaramente ottenere l’ammissione alla prova scritta con riserva, così da procedere nel concorso, come già accaduto nel 2017 e nel 2011. L’altra, altrettanto importante, è considerare che il ministero ha bandito per la seconda volta un corso riservato, dopo il primo con la legge 107, noto come corso concorso, e adesso con il concorso riservato a coloro che avevano un ricorso pendente nei confronti della procedura concorsuale precedente. Ritengo che sia utile, non solo nel breve termine con l’ammissione, laddove viene accolto il ricorso, ma anche nel medio-lungo termine, mantenere una procedura di ricorso nei confronti del concorso 2023.
Quali sono le tempistiche e i passaggi che i candidati devono seguire per presentare un ricorso? Ci sono scadenze imminenti di cui devono essere consapevoli?
Per presentare il ricorso con lo studio Marone, è sufficiente collegarsi al sito leggescuola.it, dove c’è la pagina dedicata al ricorso sulla prova preselettiva. Bisogna compilare il form e seguire le istruzioni. Attualmente abbiamo fissato una data di scadenza per il 10 giugno, legata sostanzialmente alla circostanza di consentire la presentazione tempestiva del ricorso, così da poter ottenere una pronuncia prima dello svolgimento della prova scritta. Poiché stanno già pervenendo diverse adesioni, man mano che arrivano, presenteremo il ricorso. Quindi, è meglio aderire prima. È vero che hanno 60 giorni, ma presentare il ricorso entro i 60 giorni o alla scadenza comporterebbe il rischio di ottenere una pronuncia dopo lo svolgimento della prova.
Come avvocato esperto in diritto amministrativo, quali precedenti giuridici possono essere rilevanti in questo caso specifico?
Beh, su questa vicenda, i precedenti sono tanti e abbastanza noti. Già nel concorso del 2011 e nel concorso del 2017, siamo riusciti a far ammettere coloro che non avevano superato la prova attiva alla prova scritta. Alcuni di questi hanno poi superato la prova scritta, successivamente superato la prova orale e sono stati nominati dirigenti scolastici. Altri, invece, non hanno superato la prova scritta, hanno partecipato al ricorso contro di essa e, come è noto, hanno avuto l’opportunità di partecipare al concorso riservato, che consisteva sostanzialmente in una prova scritta a risposta multipla e in un corso concorso. I vantaggi e le opportunità che i ricorrenti hanno avuto nei precedenti casi sono evidenti, quindi riteniamo che possiamo basare le nostre richieste anche su quei precedenti.
Cosa potrebbe succedere se i ricorsi avessero esito positivo? È possibile che l’intera prova preselettiva venga annullata e ripetuta?
Se i ricorsi vengono accolti, è altamente improbabile che ci possa essere l’annullamento dell’intera prova selettiva. Le azioni che vengono addotte potrebbero portare alla caducazione della procedura, ma sembra altamente improbabile che possiamo ottenere altro se non l’ammissione con riserva alla prova. Questa è una prova preselettiva, non una prova selettiva, quindi il giudice può facilmente superarla. Se fosse stata una prova selettiva, allora il problema avrebbe potuto sorgere, ma non è questo il caso.
Infine, che consigli darebbe ai candidati che si sentono penalizzati da questa situazione? Cosa possono fare nel frattempo per tutelare i propri diritti?
I candidati che subiscono penalizzazioni giustamente non possono fare altro che avanzare il ricorso. Possono aderire ai nostri ricorsi tramite il sito legge scuola.it, dove trovano tutte le informazioni necessarie, oppure rivolgersi agli avvocati che ritengono opportuni. L’unica azione che possono intraprendere per ottenere giustizia è aderire al ricorso; non ci sono altre azioni intermedie che possono essere intraprese per ottenere risultati.
Avvocato Marone, può esprimere un’opinione sull’impostazione adottata per questo concorso, considerando che sembra essere stata smentita da sentenze relative a casi analoghi riguardanti gli aspiranti DSGA?
Come ho già detto precedentemente, l’impostazione che il ministero ha dato a questo concorso mi è sembrata affrettata e, inoltre, ingiustificata e ingiustificatamente complicata. Non si è capito il motivo di ciò, poiché alla fine il numero di posti rimane invariato e queste graduatorie vengono sempre trasformate in graduatorie di esaurimento. Effettuare una selezione così restrittiva sulla preselezione mi sembra sinceramente ingiustificato. Ripeto, l’unica strada possibile per tutelare i propri diritti in questa fase è proprio il ricorso.