Capossela, La cattiva educazione (dedicato alle tante Giulia) di Trifone Gargano
L’amore tossico e l’amore violento, cioè, il non-amore, è l’argomento di questa canzone di Vinicio Capossela, che fa parte dell’ultimo suo cd

L’amore tossico e l’amore violento, cioè, il non-amore, è l’argomento di questa canzone di Vinicio Capossela, che fa parte dell’ultimo suo cd, Tredici canzoni urgenti, pubblicato nel mese di aprile di questo 2023, e che si apre con una citazione in negativo della celeberrima Bella ciao («Questa mattina non mi sono alzata / E l’invasore ce l’avevo in casa»). Il brano pone, con urgenza (e la cronaca quotidiana, purtroppo, come sappiamo, dà ragione a questa “urgenza” sollevata dal cantautore lucano), la questione della educazione sentimentale, meglio, della educazione alla gestione dei sentimenti, alla gestione degli impulsi, compresi gli impulsi sessuali e la stessa intera educazione sessuale. Questa urgenza del nostro paese non si risolve, ovviamente, con un’ora di lezioncina a scuola, come stiamo sentendo in questi giorni, ma con un cambio radicale nel nostro paradigma culturale (e sociale) italiano e cattolico, che deve investire dalle fondamenta il nostro modo di essere e di intendere la persona umana. Partire dalla famiglia, partire dai primi istanti di vita (meglio ancora, partire dai primi istanti di gestazione, da parte dei genitori), per avviare questo radicale cambiamento. Non c’è ora di lezione che possa garantire un vero cambiamento.
Non tutti coloro che frequentano il catechismo, poi, diventano buoni cristiani; non tutti coloro che frequentano l’ora di educazione civica, poi, diventano cittadini responsabili e attivi; non tutti coloro che frequentano l’ora di educazione stradale, poi, diventano automobilisti corretti. E così via. Certo, anche la scuola deve fare meglio e più la sua parte (che già svolge), e deve snellire la quantità delle «nozioni», in favore delle «educazioni». Questo è certo. Ma non è con la proposta dell’ora di educazione alle relazioni che si potrà mai risolvere un problema molto più grande e drammatico, e che invece ci chiama a por mano alle fondamenta del nostro modello di vita. Un verso della canzone, infatti, afferma che «sono stati i padri», e questo verso, nella sua lucidissima drammaticità, ricorda un analogo grido d’accusa contenuto in un verso del poeta Salvatore Quasimodo, allorquando, in Uomo del mio tempo, dinanzi al disastro della guerra e delle morti, invitava il giovane lettore a «dimenticare i padri», visto gli orrori che quei padri, quella nostra intera tradizione cultura, aveva saputo ancora fare di disastroso. E voglio ricordare, con dolente passaggio all’oggi, che anche oggi la guerra imperversa in Europa, nel mondo intero (e che l’Italia non riesce a pronunciare con chiarezza e con nettezza la parola PACE).
Quella cultura, continua il testo della canzone di Capossela, che non ha mai insegnato l’emozione. È stato il falso romanticismo, appunto, il non-amore. Con l’atroce constatazione che chi ha ucciso, ha ucciso. E questo è criminale.
La citazione in negativo di Bella ciao vien ripresa, in modo circolare, alla fine della canzone, a mo’ di ritornello.
Ecco il testo integrale della canzone di Capossela:Questa mattina non mi son svegliata
E l’invasore ce l’avevo in casa
Inseguita controllata minacciata
Nel tossico vestito dell’amore
Una camicia di veleno quel vestito
Che brucia il tempo e tutte le sue ore
Il pentimento e poi le scuse e il farò meglio
Sono le maschere che hanno armato il coltello
Son stati i padri
È stato il sacrificio
Son stati i rifiuti a cui non si è educati
È stata la cattiva educazione
Che non ha mai insegnato l’emozione
È stato il falso romanticismo
Che non si romanzi più l’orrore e il disonore
Non c’è niente, niente da salvare
Chi ha ucciso, ha ucciso e questo è criminale
E l’abbandono, dicono, e la gelosia
Come se in fondo fosse un poco colpa mia
E un’altra volta è lui a prendere la scena
È ancora lui ad invocare pena
Coi chiodi del possesso alza la voce
La passione che ti porta in croce
Nel silenzio delle porte poi ti uccide
Con tutto quello che al mondo non si dice
Son state le botte date a mia madre
Son stati i soldi in una mano sola
È stato il domicilio
È stato per mio figlio
Son stati i secoli di fischio al gatto
È stato il corpo esposto e nascosto
Son stati i secoli di cattiva educazione e di prigione
Del corpo offeso dall’amore
Questa mattina non mi son svegliata
E il carnefice ce l’avevo in casa
Non è stata la sfortuna
È stata la maledizione
Che procede di generazione… In generazione
Questa mattina non mi son svegliata
Per chi volesse ascoltare la canzone «La cattiva educazione», può far click sul seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=JyPLGFM2-6U