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Cassazione: “I docenti precari devono essere informati esplicitamente sul diritto alle ferie”

Con la sentenza n. 11968/2025, la Suprema Corte afferma che il datore di lavoro, in questo caso il Ministero dell’Istruzione, ha l’obbligo di informare i docenti precari sul rischio di perdita del dir...

A cura di Redazione
02 giugno 2025 18:44
Cassazione: “I docenti precari devono essere informati esplicitamente sul diritto alle ferie” -
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Con la sentenza n. 11968/2025, la Suprema Corte afferma che il datore di lavoro, in questo caso il Ministero dell’Istruzione, ha l’obbligo di informare i docenti precari sul rischio di perdita del diritto alle ferie retribuite se non vengono utilizzate.

Una svolta importante per migliaia di insegnanti con contratto a tempo determinato. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11968 depositata nel 2025, ha chiarito che le ferie non possono andare perse automaticamente alla scadenza del contratto se il lavoratore non è stato adeguatamente informato della necessità di fruirne entro un certo termine. Il principio è chiaro: le ferie sono un diritto fondamentale e la loro perdita può essere legittima solo a precise condizioni.

La vicenda giudiziaria: due docenti precari contro il Ministero

Il caso che ha portato alla decisione della Suprema Corte riguarda due docenti precari, impiegati in scuole statali con contratto a tempo determinato. Alla cessazione dell’incarico, i due insegnanti non avevano fruito di alcune giornate di ferie. Il Ministero dell’Istruzione aveva negato il riconoscimento dell’indennità sostitutiva, sostenendo che le ferie non godute si considerassero perse in automatico, in base alla normativa vigente.

I docenti, ritenendo violato un loro diritto, hanno fatto ricorso, chiedendo l’accertamento della spettanza dell’indennità sostitutiva per le ferie maturate e non godute. Dopo un iter giudiziario che ha coinvolto i tribunali del lavoro, la questione è giunta fino alla Cassazione.

La decisione: informazione chiara e tempestiva è condizione necessaria

La Corte ha dato ragione ai ricorrenti, chiarendo un principio di diritto che rafforza le tutele dei lavoratori a termine: il datore di lavoro è tenuto a informare in modo chiaro e preventivo il dipendente circa l’obbligo di utilizzare le ferie, spiegando anche che la mancata fruizione può comportare la perdita del diritto o del compenso sostitutivo.

In particolare, secondo i giudici, l’amministrazione scolastica non può limitarsi a indicare genericamente la disponibilità del calendario delle ferie, ma deve assicurarsi che il lavoratore sia effettivamente messo nella condizione di fruirne concretamente. Se questo non avviene, le ferie non godute non si considerano perse e devono essere indennizzate economicamente alla scadenza del contratto.

Un diritto fondamentale: ferie come tutela della salute del lavoratore

La Cassazione richiama anche la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la quale ha più volte affermato che il diritto alle ferie retribuite è garantito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE (articolo 31, paragrafo 2) e deve essere considerato intoccabile, salvo che il lavoratore abbia avuto effettiva possibilità di esercitarlo.

Ciò vale anche nei contratti a tempo determinato, che non possono essere discriminatori rispetto a quelli a tempo indeterminato. La Suprema Corte ribadisce dunque che il principio di non discriminazione sancito dalla direttiva 1999/70/CE si applica anche ai docenti precari.

Conseguenze pratiche: cosa cambia per i docenti a termine

La sentenza avrà un impatto rilevante nella prassi amministrativa scolastica, in particolare nella gestione dei contratti di supplenza. Fino ad oggi, molti uffici liquidavano automaticamente solo le ferie godute o al massimo quelle previste in automatico a fine contratto. Ora, invece, le segreterie scolastiche e gli uffici periferici del Ministero dovranno:

  • Informare formalmente i docenti precari sul diritto alle ferie e sul rischio di decadenza;

  • Consentire concretamente la fruizione delle ferie, compatibilmente con il calendario scolastico;

  • Documentare eventuali rifiuti espliciti dei lavoratori alla proposta di utilizzo dei giorni di ferie;

  • Liquidare l’indennità sostitutiva in assenza di fruizione solo se l’informazione è stata adeguatamente fornita.

Sindacati soddisfatti: “Un passo avanti per la parità di trattamento”

Le principali organizzazioni sindacali del comparto scuola hanno accolto con favore la decisione della Corte. Per la FLC CGIL, “si tratta di una conferma importante del fatto che i diritti non possono essere compressi solo perché si è precari”. Anche la UIL Scuola sottolinea che “ora sarà più difficile per le amministrazioni negare i compensi per ferie non godute”.

Il Movimento Nazionale Precari Scuola ha definito la sentenza “una vittoria attesa da anni”, chiedendo al Ministero un chiarimento ufficiale che uniformi le prassi tra le diverse regioni e riduca il contenzioso.

Conclusioni: un riequilibrio tra obblighi e diritti

La sentenza n. 11968/2025 della Cassazione segna un passaggio fondamentale nel riconoscimento dei diritti dei lavoratori precari nella scuola pubblica. Riconoscere che le ferie non si perdono automaticamente, ma che la loro perdita richiede un’informazione trasparente e una reale possibilità di fruirne, restituisce equilibrio al rapporto tra datore di lavoro pubblico e lavoratore.

In un settore come quello scolastico, dove la precarietà è strutturale e diffusa, decisioni come questa contribuiscono a tutelare la dignità professionale di chi, pur senza stabilità, garantisce ogni giorno il funzionamento delle scuole italiane.

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