Sono Michela, una collaboratrice scolastica che ha deciso di dire sì in piena emergenza covid. Lettera alla redazione
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Michela.Sono Michela, una collaboratrice scolastica che ha deciso di dire sì in piena emergenza covid.Non mi sono tirata indietro quando altri hanno deciso di no...

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Michela.
Sono Michela, una collaboratrice scolastica che ha deciso di dire sì in piena emergenza covid.
Non mi sono tirata indietro quando altri hanno deciso di non vaccinarsi e allontanarsi dalla scuola nel momento di maggior bisogno.
Ho viaggiato in autobus e treni dove non esisteva distanziamento, eravamo talmente attaccati che era difficile anche alzare un braccio e persino respirare.
Forse chi legge non immagina nemmeno il terrore provato per l’essere stata esposta a tale rischio biologico e poi dover tornare a casa dove mi aspettavano figli piccoli e marito quindi di conseguenza non si immaginano nemmeno i sensi di colpa per aver esposto anche loro allo stesso rischio.
Rischio che non era solo immaginario ma che si è dimostrato assolutamente reale, infatti proprio in uno di questi viaggi sono stata contagiata dal Covid 19 e per me che sono anche un soggetto asmatico è stato angosciante anche se la colpa più grande è stata avvertita quando mi sono accorta di aver contagiato mio figlio di 3 anni.
Da questo governo che crede nel Merito mi sarei aspettata anche un minimo riconoscimento analogamente a quanto concesso ai lavoratori di altri comparti impiegati nella stessa emergenza, infatti, tranne che per noi del comparto scuola, gli altri sono stati tutti stabilizzati.
Insomma un “risarcimento” per aver fatto ciò che altri non hanno voluto sarebbe stato oltre che giusto assolutamente dovuto, invece il governo, oltre ad ignorare tutto ciò ha commesso un altro errore ancora più grande non comprendendo la regione Lazio nell’agenda del sud.
Forse questo governo ignora che nella scuola della regione Lazio vi è il maggior esodo di lavoratori provenienti dal sud.
In questo modo si è creata, oltre alla già citata discriminazione con i lavoratori di altri comparti, una differenza anche tra i lavoratori della stessa scuola.
Intanto anche quest’anno rischio di rimanere a casa e dopo che la prima fascia a Roma si è rivelata così lunga la disperazione prevale.A questo punto sarebbe doveroso per il governo spiegare, quando hanno istituito il Ministero del Merito, in cosa consiste esattamente il predetto merito se non riesce nemmeno a riconoscerlo ai dipendenti del suo stesso Ministero.
Michela Macchione