La criminologa Cinzia Mammoliti sul caso Tramontano: l'assassino irresponsabile integrale. Urge rieducare ai valori, a partire dalla scuola
Il caso Tramontano ha sconvolto tutti per un particolare agghiacciante, ovvero il disprezzo mostrato dall’assassino non soltanto per la vita della giovane compagna ma anche per quella del loro bambino...

Il caso Tramontano ha sconvolto tutti per un particolare agghiacciante, ovvero il disprezzo mostrato dall’assassino non soltanto per la vita della giovane compagna ma anche per quella del loro bambino, che lei portava in grembo. Provo a contattare una luminare della criminologia italiana e internazionale per capirne di più, Cinzia Mammoliti, esperta di violenza domestica, manipolazione relazionale, prima in Italia ad aver pubblicato saggi su narcisismo patologico e relazioni tossiche, laureata in Giurisprudenza e Psicologia clinica con una tesi sulla Psicopatia, specializzata in Criminologia, Psicopatologia Forense e Psicologia Criminale. Riesco a fissare a sorpresa un’intervista promettendo di essere breve perché subito dopo ne ha un’altra sullo stesso tema : “non mi era mai successo fare così tante interviste su un caso, è quasi come se questa povera ragazza l’avessi uccisa io” . Rompiamo così il ghiaccio e vado al sodo:
Com’è possibile che una persona apparentemente normale arrivi ad uccidere ?
“Nel caso di violenza su donne siamo in una società particolarmente assoggettata a stereotipi e pregiudizi, e pensare che soggetti pericolosi debbano necessariamente vestire caratteristiche da “orchi” non è solo anacronistico ma anche poco realistico. Al contrario nulla di nuovo, il maltrattante o l’assassino si celano spesso dietro maschere da insospettabile “bravo ragazzo”. In un caso del genere andrebbe intanto indagato su eventuale uso di droghe, essendo verosimile che l’assassino abbia potuto agire in stato di alterazione mentale”.
Da cosa si evince il possibile uso di stupefacenti?
“Dall’esecuzione grottesca dell’omicidio, con un doppio tentativo di disfarsi del cadavere dopo un primo insuccesso, arrivando anche a lasciare la salma in auto, segno di una incapacità di fronteggiare una situazione estrema in cui non sapeva come destreggiarsi. Fermo restando che fino alla conclusione delle indagini possiamo solo fare ipotesi, azzarderei che si tratti di un soggetto entrato in panico per qualche minaccia ricevuta dalla compagna, forse spaventato da qualcosa o magari già in crisi e dunque fortemente insofferente da tempo”.
Infatti ho letto poco fa nuove dichiarazioni della sorella della vittima all’Ansa su una crisi della coppia già dal 2021.
“Appunto, e questo la dice lunga su come questo soggetto abbia potuto affrontare la notizia della gravidanza”.
Questo aspetto ha potuto influire sulla freddezza e sulla crudeltà con cui ha interrotto anche la vita del bambino?
“Quando viene uccisa una donna ci sono sempre motivazioni diverse, in questo caso quella maggiormente significativa potrebbe essere proprio la gravidanza, in un soggetto che, se anche non dovesse risultare affetto da patologie psichiatriche, rivela sicuramente una immaturità, stupidità e superficialità che rappresenta la tragedia di parte delle ultime generazioni. Un irresponsabile integrale: un simile soggetto non pensa certamente al nascituro in modo amorevole, ha una visione molto superficiale della maternità, tant’è vero che ha indotto all’aborto la giovane amante. Certo mi domando come di questi tempi si possa essere così idioti da non premunirsi di metodi anticoncezionali visto che si coinvolgono vite assolutamente innocenti, e lo stesso monito vale per me anche per le donne direttamente interessate, che in quanto future madri dovrebbero selezionare meglio i soggetti con cui concepire, senza naturalmente voler sminuire la gravità del caso specifico”.
Sulla remissione della premeditazione da parte del GIP Lei è d’accordo?
“Sì, potrebbe aver premeditato di ucciderla mentre la compagna stava rientrando dopo il confronto con l’amica, ma per come questo soggetto ha svolto l’esecuzione non poteva averlo fatto da tempo”.
Il che purtroppo comporterà una riduzione di pena ancora una volta.
“Non credo e mi auguro di no, perché ci sono altre aggravanti non da poco, come i futili motivi e l’interruzione di gravidanza”.
Perché futili motivi, cosa si intende?
“Uccidere perché sei sotto pressione equivale ad uccidere per futili motivi, poteva semplicemente lasciarla”.
Siamo d’accordo che c’è una escalation di delitti contro le donne? Se sì secondo Lei perché?
“Ogni omicidio purtroppo va indagato ed è un caso a sé stante. I media tendono molto a generalizzare quando si parla di “femminicidio” (termine che detesto perché usato impropriamente e depistante); sicuramente c’è un’impoverimento di valori generale, una superficialità, una disperazione profonda che non ha nulla a che vedere con la misoginia. Gli uomini non odiano le donne, in tal caso avremmo piuttosto un aumento di serial killer. Mancano piuttosto appoggi a chi avverte disagio, ci sono retaggi di educazione patriarcale che ancora impediscono ai maschi di chiedere aiuto, perché sarebbe importante insegnare a riconoscere i primi campanelli di allarme non soltanto alle vittime ma anche ai potenziali carnefici”.
Un lavoro che andrebbe fatto innanzitutto a Scuola, dove si registra un incremento di episodi di violenza piuttosto preoccupante, ne è al corrente?
“Certo, si collega a quanto ho già affermato: anche lì c’è un problema di educazione, o meglio una mancanza di sintonia fra le due istituzioni educative per eccellenza, Famiglia e Scuola, dove il lavoro non è più congiunto ma in contrasto, in tal caso l’educazione diventa dicotomica per i ragazzi e nella dicotomia nasce la pericolosità sociale”.
Quest’ultima affermazione mi colpisce particolarmente, essendo pienamente in sintonia con quanto sostengo da sempre anche in ambito familiare, dove i contrasti fra i genitori, purtroppo sempre più frequenti, mettono in serio pericoloso la stabilità dei figli, e dunque chiedo alla dottoressa di approfondire in altra sede. Affare fatto.
Mercoledì 7 giugno alle 16:30 ci sarà una diretta sui nostri canali con la dott.ssa Mammoliti su manipolazione relazionale, violenza scolastica e strumenti di prevenzione della violenza. Intanto, grazie.