La Voce della Scuola

Diego all’anno di prova

Diego all’anno di prova

A cura di Trifone Gargano
17 febbraio 2025 07:00
Diego all’anno di prova -
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di Trifone Gargano

 

Raccontare la scuola, in qualsiasi forma narrativa si scelga, dalla narrazione pura, a quella fantastica, dalla pagina di diario, alle noterelle giuridiche, non è cosa facile, non lo è mai stato, perché, a mio avviso, dietro il foglio bianco di una narrazione scolastica sono sempre in agguato due opposti pericoli: da un lato, la caricatura, la macchietta, di tanta produzione letteraria (o simil letteraria), e di tanta produzione cinematografica (o simil cinematografica), fintamente pop (cito soltanto Io speriamo che me la cavo, e tutta la filmografia di Pierino, tanto per tracciare due confini di questo fenomeno caricaturale); dall’altro lato, invece, sul versante opposto, c’è il rischio del piagnisteo e della melensa raffigurazione di un mondo di professionisti frustrati e depressi, bistratti e vilipesi, malpagati e malconsiderati, da tutti (dagli alunni, dal Ministero, dalle famiglie, dai giornalisti, etc etc). Una immensa e variopinta paccottiglia che si auto-riproduce, di anno in anno, di decennio in decennio, senza sosta, tra disinteresse e disprezzo generali. La letteratura “scolastica” è vastissima, infatti, e gran parte di essa, salvo rarissime eccezioni, cade in questo duplice rischio. Non così, ovviamente, per il libro di Diego Palma, che è un libro “di classe”, nato nella classe, e che respira l’aria di quella classe come angolo per osservare il mondo. La dimensione classista, per raccontare la scuola italiana dal di dentro, è una dimensione insopprimibile, pena il macchiettismo o il piagnisteo.

Il giovane professore Diego Palma, che insegna, che fa le sue prime esperienze in classe, in giro per l’Italia, da Nord a Sud (isole comprese), e che, al tempo stesso, riflette e scrive sul suo insegnare, sulla sua idea di scuola, ricorda tanto un giovane supplente di scuola media di circa ottant’anni fa, che faceva la stessa cosa, e cioè, al mattino insegnava in una scuola media del Nord Italia, e il pomeriggio, a casa, rifletteva sul suo essere insegnante e scriveva articoli colmi di rabbia e d’amore, di suggerimenti e di proposte, esattamente come fa Diego nel suo libro., quel docente di circa ottant’anni fa si chiamava Pier Paolo Pasolini, che, al mattino, incendiava il cuore e la mente dei suoi studenti, incuriosendoli ed emozionandoli, e la sera rifletteva sul suo essere docente e scriveva articoli (del tutto, o quasi, sconosciuti al grande pubblico ancora oggi) sulla scuola che sognava, e per la quale spendeva di sé «la miglior parte». Così fa il nostro Diego: al mattino insegna, la sera riflette e scrive sulla scuola che sogna, e per la quale lotta e s’impegna. Oggi, a differenza dei tempi di Pier Paolo Pasolini, esiste anche il WWW, la rete Internet, i social media, e quindi, le riflessioni e l’impegno del professor Diego Palma corrono anche online, attraverso gli odierni strumenti della comunicazione digitale. Egli è infatti anche il direttore del giornale “di classe” «La Voce della Scuola», attraverso il quale dà voce a quanti, nella scuola italiana, non hanno voce. Il suo libro nasce anche da questo impegno integrale, serio, rigoroso, che svolge, ovviamente, non da solo, ma in compagnia di colleghi tanto arrabbiati quanto innamorato dell’essere insegnati, in un Paese, come l’Italia, che invece sulla scuola e sulla formazione pare non voglia mai scommettere per davvero (al di là degli slogan e delle bugie istituzionali).

Nella scuola italiana, il primo “ripetente” è il docente. Tra i docenti, il docente precario è il primo dei primi a “ripetere”, ogni primo di settembre, il rito del cambiamento: egli infatti è costretto a cambiare scuola, a cambiare colleghi, a cambiare alunni, a cambiare famiglie di riferimento, a cambiare libri di testo, a cambiare casa, a cambiare città, a cambiare regione, a cambiare amicizie, a cambiare abitudini, a cambiare supermercato, insomma, a cambiare tutto.

Sono i più bravi e i più volenterosi (e non solo tra i lavoratori della scuola) quelli che lasciano casa (generalmente, al Sud), per raggiungere il posto di lavoro (generalmente, al Nord), con l’idea di contribuire, così facendo, mettendosi in viaggio, al progresso civile e culturale della Nazione italiana. Con coraggio, con forza,con determinazione, con scienza e coscienza. Sempre. Verrebbe da chiedersi, come fa Giovanni Pascoli nella poesia I due fuchi, riferendosi al lavoro dei poeti nella società: «Or qual n’hai grazia tu presso la gente?» (detto questo, che considerazione trovi presso la gente?). nulla. questa è l’amara constatazione di Giovanni Pascoli. La società non apprezza il lavoro del poeta, anzi, in molti casi lo disprezza, lo ridicolizza. Il libro di Diego Palma, sulla condizione della scuola italiana, e sul ruolo del docente, nella scuola e nella società (nella considerazione della politica, al di fuori della retorica ipocrita e falsa), sembra suggerire la stessa (amara) risposta. 

Diego Palma, però, e come lui centinaia di migliaia di altri docenti, in giro per l’Italia, ogni mattina è in classe, per accompagnare e favore la crescita umana, culturale e spirituale della ragazze e dei ragazzi italiani. Il suo libro è molto molto di più di un semplice vademecum, di una mappa per i naviganti. Il nostro Paese ha bisogno del lavoro quotidiano di tanti professor Diego Palma.

 

Anno alla prova di Diego Palma
Anno alla prova di Diego Palma

 

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