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Dimensionamento scolastico, il TAR boccia il ricorso della Toscana: “Il decreto rispetta le competenze regionali”

Con la sentenza n. 9171 del 13 maggio 2025, il TAR del Lazio conferma la legittimità del decreto interministeriale n. 127/2023, che ha ridisegnato la rete scolastica nazionale. Secondo i giudici ammin...

A cura di Redazione
02 giugno 2025 18:33
Dimensionamento scolastico, il TAR boccia il ricorso della Toscana: “Il decreto rispetta le competenze regionali” -
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Con la sentenza n. 9171 del 13 maggio 2025, il TAR del Lazio conferma la legittimità del decreto interministeriale n. 127/2023, che ha ridisegnato la rete scolastica nazionale. Secondo i giudici amministrativi, nessuna lesione delle prerogative regionali e nessuna chiusura forzata di istituti.

Il piano di dimensionamento scolastico varato nel 2023 supera un importante esame di legittimità. Con una sentenza attesa, la n. 9171 del 13 maggio 2025, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha respinto il ricorso promosso dalla Regione Toscana, che contestava l’impianto del decreto interministeriale n. 127 del 30 giugno 2023, firmato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

La decisione del TAR, resa dalla quarta sezione quater, ha un peso politico e giuridico notevole: da mesi infatti il tema del dimensionamento è al centro di un acceso dibattito tra Governo e Regioni, soprattutto quelle amministrate dal centrosinistra, che hanno lamentato una riduzione delle autonomie scolastiche e una compressione delle competenze regionali in materia di istruzione.

Cosa prevede il decreto 127/2023

Il decreto, adottato in attuazione della legge di bilancio 2023, stabilisce nuovi criteri per il dimensionamento della rete scolastica a partire dall’anno scolastico 2024/2025. Il principio guida è l’accorpamento delle istituzioni scolastiche con un numero di studenti inferiore a determinate soglie, in modo da razionalizzare il numero delle dirigenze scolastiche e dei Direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA).

Secondo il Ministero, il provvedimento non comporta la chiusura di plessi scolastici, ma solo una riduzione del numero di autonomie scolastiche, attraverso accorpamenti che migliorano – nelle intenzioni del legislatore – l’efficienza organizzativa e la continuità nella leadership educativa.

La riforma era stata oggetto di forti critiche, in particolare da parte della Toscana, che aveva impugnato il decreto sostenendo che violasse l’art. 117 della Costituzione, secondo cui la programmazione della rete scolastica è competenza concorrente tra Stato e Regioni.

Le motivazioni della Toscana

Nel ricorso, la Regione Toscana ha sostenuto che il decreto 127/2023 imporrebbe dall’alto un riordino centralizzato della rete scolastica, comprimendo la possibilità per gli enti locali di pianificare in autonomia il dimensionamento in base alle specificità territoriali.

Inoltre, secondo i ricorrenti, la riduzione del numero di autonomie scolastiche finirebbe per penalizzare le aree interne e montane, dove il numero di studenti è fisiologicamente più basso ma la presenza di scuole è cruciale per garantire servizi essenziali e contrastare lo spopolamento.

La sentenza del TAR Lazio: competenze rispettate, nessuna chiusura di scuole

Il TAR ha rigettato integralmente le tesi della Regione Toscana, ritenendo che il decreto interministeriale sia pienamente legittimo e conforme al quadro costituzionale e normativo vigente. Secondo i giudici, la norma rispetta le competenze regionali, in quanto non preclude la possibilità per le Regioni di modulare gli accorpamenti in base a criteri di contesto, nel rispetto dei parametri generali stabiliti dallo Stato.

Non solo: la sentenza chiarisce che il decreto non determina automaticamente la chiusura di alcuna istituzione scolastica, ma solo un riassetto delle autonomie, con effetti sull’assegnazione dei dirigenti scolastici e dei DSGA, e non sull’accesso all’istruzione da parte degli studenti.

Il collegio ha anche sottolineato come il dimensionamento risponda a una logica di efficienza del servizio pubblico, tenendo conto della distribuzione reale della popolazione scolastica e della necessità di evitare micro-istituti con capacità organizzative ridotte.

Un precedente importante per altre Regioni

La decisione del TAR Lazio crea un precedente giurisprudenziale significativo anche per le altre Regioni che stanno valutando ricorsi simili. Alcune amministrazioni, come Campania, Puglia e Emilia-Romagna, hanno espresso riserve analoghe a quelle della Toscana. La sentenza di Roma potrebbe dunque condizionare i giudizi futuri, consolidando l’impianto giuridico del dimensionamento.

Le reazioni del Ministero e del mondo scolastico

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha espresso soddisfazione per l’esito del contenzioso, ribadendo che il dimensionamento è stato costruito nel rispetto della legalità e con l’obiettivo di “migliorare l’efficienza amministrativa e rafforzare l’autonomia scolastica reale, non certo indebolirla”.

Più articolata la reazione dei sindacati e delle associazioni professionali del settore scolastico. Alcune sigle, come l’ANP (Associazione Nazionale Presidi), hanno accolto con favore il principio di una migliore distribuzione delle dirigenze, mentre altre – tra cui FLC CGIL e UIL Scuola – restano critiche, ritenendo che la riduzione delle autonomie possa tradursi in un aumento delle complessità gestionali e una perdita di presidio sul territorio.

Un tema destinato a rimanere aperto

Nonostante il pronunciamento del TAR, il tema del dimensionamento scolastico resta politicamente molto sensibile. Da un lato, si evidenzia la necessità di razionalizzare la spesa pubblica e semplificare le strutture amministrative; dall’altro, emergono forti preoccupazioni per la tenuta dell’offerta formativa nelle aree più fragili del Paese, dove la scuola è spesso l’unico presidio culturale e sociale.

In definitiva, la sentenza del TAR segna una vittoria per il Governo sul piano della legittimità giuridica, ma non chiude il dibattito politico e pedagogico. Il dimensionamento resta un processo da monitorare attentamente, soprattutto per verificarne gli effetti concreti sulla qualità dell’istruzione e sull’equità del sistema.

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