Disagio giovanile, ne parliamo con Aldo Mucci dirigente nazionale SGS Scuola
Disagio giovanile, ne parliamo con Aldo Mucci dirigente nazionale SGS Scuola

La scuola gioca un ruolo fondamentale nel contrastare il disagio giovanile, essendo un ambiente in cui gli adolescenti trascorrono gran parte del loro tempo e che influenza profondamente il loro benessere. Non si tratta solo di trasmettere conoscenze, ma di creare un ambiente sicuro e stimolante che favorisca la crescita personale, sociale ed emotiva. Ecco cosa può fare concretamente la scuola: Promuovere il Benessere Psicologico e Sociale
con “Sportelli” d’ascolto e supporto psicologico: la presenza di psicologi scolastici o la possibilità di accedere a servizi di supporto psicologico esterno è cruciale. Prevenire e Contrastare il Disagio Specifico. Programmi anti-bullismo e cyberbullismo: implementare strategie efficaci per prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo è prioritario. Questo include campagne di sensibilizzazione, formazione degli studenti e del personale, e protocolli chiari per la gestione degli episodi.
Il disagio giovanile è spesso legato all’insuccesso e all’abbandono scolastico. La scuola può intervenire con percorsi di recupero, attività extracurricolari che rafforzino il senso di appartenenza e la motivazione (ad esempio teatro, musica, sport), e progetti che valorizzino le diverse intelligenze e talenti degli studenti. Bisogna sviluppare una “comunità educante” coinvolgere le famiglie, le associazioni del territorio e altri soggetti della “comunità educante” può creare una rete di supporto più ampia per i ragazzi, offrendo opportunità educative e sociali anche al di fuori dell’orario scolastico. In sintesi, la scuola non deve essere solo un luogo di apprendimento accademico, ma un vero e proprio laboratorio di crescita integrale, capace di riconoscere e affrontare le sfide che i giovani incontrano, fornendo loro gli strumenti per svilupparsi come individui autonomi, responsabili. Naturalmente per realizzare ciò, occorre investire di più e altro personale conclude Mucci.