Carlo il Calvo, Giovanna la Pazza e Re Bomba: esempi di dissing e di body shaming nella storia
Le recentissime polemiche, non ancora sopite, intorno alla partecipazione del rapper Tony Effe al concerto di Capodanno di Roma, per via dei testi di alcune sue canzoni giudicati sessisti e violenti (...

Le recentissime polemiche, non ancora sopite, intorno alla partecipazione del rapper Tony Effe al concerto di Capodanno di Roma, per via dei testi di alcune sue canzoni giudicati sessisti e violenti (dissing e body shaming), mi ha portato alla mente quanto, nelle narrazioni dei nostri libri di storia, andrebbe radicalmente ri-scritto.
Per restare ancora un momento su Tony Effe e sulle polemiche che lo hanno coinvolto, con tutto il balletto mediatico, prima, dell’annuncio in pompa magna della sua partecipazione al concerto romano per il Capodanno, poi, della sua altrettanto strombazzata esclusione da quel concerto, per indegnità (ma, paradosso dei paradosso italiani, la clip televisiva, della Rai, che annuncia proprio quel concerto romano, dal quale Tony Effe sarebbe stato escluso, continua a utilizzare brani del suo celeberrimo successo estivo, «Sesso e samba»), fino al probabile suo recupero (cinismo del potere dei soldi, in omaggio all’antico detto «pecunia non olet», i soldi non puzzano, mai).
Eppure, l’italietta ipocrita tutta intera in estate è andata in visibilio per «Sesso e samba», canzone nella quale ci sono perle linguistiche simili: «Mi fa impazzire se fa la gattina / Metà bastarda metà bambolina / Tu sei legale come una rapina», e via su questo tono, con il mito dei soldi facili e subito. Cantata in tutti i contesti, sia televisivi che pubblici e privati, ripeto, utilizzata finanche nella clip con la quale si annuncia il concertone romano delle polemiche, senza che nessuno facesse caso al testo, al messaggio nefasto che contiene e che veicola (per le donne, e non solo per le donne).
Lascio stare, per ora, la questione del rapper, visto che sessismo e violenza testuale coinvolgono tanti altri celebratissimi rapper e cantautori nostrani, di ieri e di oggi (vogliamo ricordare, a tal proposito, la canzone «Una carezza in un pugno» di Adriano Celentano, del 1968, nel cui testo, appunto, si parla di violenza, dell’uomo sulla donna, della carezza che diventa pugno al solo pensiero che la “propria” donna diventi di un “altro”, quindi, il concetto di possesso, del “tu sei mia, e di nessun altro”?), per tornare, piuttosto, alla questione della didattica della storia, che più mi interessa, e che tutta questa cagnana mediatica mi ha ricordato.
Furore linguistico per furore linguistico
all’insegna del politically correct, offro qui di seguito un parziale elenco di espressioni presenti da sempre nelle narrazioni storiografiche dei nostri manuali scolastici, ai quali, evidentemente, andrebbe posto mano, con urgenza, per essere riscritti radicalmente. L’elenco, lo ripeto, è tanto parziale, quanto impietoso, tra dissing, body shaming, bullismo… e quant’altro:
– Carlo il Calvo (Carlo II re dei Franchi)
– Carlo lo Zoppo (Carlo II d’Angiò, re di Sicilia e poi di Napoli)
– Pipino il Breve (Pipino III, re dei Franchi)
– Carlo il Grosso (Carlo III, re dei Franchi)
– Giangirolamo il Guercio (Giangirolamo II Acquaviva Aragona, duca di Conversano, in Terra di Bari)
– Giovanna la Pazza (Giovanna di Castiglia, regina di Castiglia)
– Giovanna la Pazza (Giovanna d’Angiò, regina di Napoli)
– Lorenzo lo Zoppo (Lorenzo de’ Medici, signore di Firenze)
– Maria la Sanguinaria (Maria I Tudor, regina d’Inghilterra e Irlanda)
– re Sciaboletta (Vittorio Emanuele III di Savoia, re d’Italia)
– Enrico l’Uccellatore (Enrico I di Sassonia, duca di Sassonia e re dei Franchi orientali)
– Tarquinio il Superbo (Lucio Tarquinio, settimo e ultimo re di Roma)
– Ivan il Terribile (Ivan IV di Russia, zar di tutte le Russie)
– Giovanni Senzaterra (Giovanni Plantageneto, re d’Inghilterra)
– Riccardo Cuor di Leone (Riccardo I, re d’Inghilterra)
– re Bomba (Ferdinando II Borbone, re delle Due Sicilie)
– re Tartaglia (Giorgio VI, re d’Inghilterra)
– il Piccolo Caporale (Napoleone Bonaparte, imperatore di Francia)
– il Mortadella (Romano Prodi, Presidente del Consiglio italiano)
– il Grissino (Piero Fassino, leader politico italiano)
L’elenco potrebbe continuare (purtroppo), ma per il momento mi fermo qui. Manuali scolastici e narrazioni tutte da ri-vedere. A non dire, poi, della letteratura, tra romanzi, racconti, apologhi e filastrocche nei quali body shaming, dissing,esaltazione del bullismo la fanno da padrona (dal Brutto anatroccolo,ad Hansel e Gretel, ovvero Cappuccetto rosso, Pollicino, e tanti altri). Con sconfinamenti nella letteratura nostrana, a cominciare dal velenoso distico dettato e diffuso da Niccolò Tommaseo, potentissimo intellettuale cattolico (e amico di Manzoni), contro Giacomo Leopardi, del quale non condivideva la visione filosofica (atea), e con il quale pensò bene, anziché confrontarsi serenamente e lealmente, di buttargli addosso questa sentenza velenosa:
– «Natura con un pugno lo sgobbò: / “canta” gli disse irata ed ei cantò»
Come pure, un altro celebre epitaffio al vetriolo fu quello dello storico (e vescovo cattolico) Paolo Giovio contro lo scrittore poligrafo e irregolare Pietro l’Aretino:
– Qui giace l’Aretin, poeta Tosco,
che d’ognun disse mal, fuorché di Cristo,
scusandosi col dir: “Non lo conosco”!