La Voce della Scuola

Editoriale del Direttore – 3 maggio, Giornata Mondiale della Libertà di Stampa

Oggi, 3 maggio, celebriamo la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa. Un principio scolpito nella nostra Costituzione, all’articolo 21, che garantisce a tutti il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni al

A cura di Diego Palma
03 maggio 2025 13:17
Editoriale del Direttore – 3 maggio, Giornata Mondiale della Libertà di Stampa -
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Difendere la libertà, senza scivolare nella caricatura di essa

 

Oggi, 3 maggio, celebriamo la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa. Un principio scolpito nella nostra Costituzione, all’articolo 21, che garantisce a tutti il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Ma a che punto siamo, davvero, con questa libertà?

Viviamo tempi in cui la libertà di stampa rischia di essere svuotata, non da censure plateali, ma da qualcosa di più sottile: l’omologazione del pensiero, la paura del dissenso, l’incapacità di esercitare spirito critico. Il diritto di informare si intreccia con il dovere di educare. E qui entra in gioco la scuola.

La scuola dovrebbe essere, come sosteneva Piero Calamandrei, un organismo di Stato. Non un’appendice logorata da riforme confuse o campo di battaglia per giochi politici. Dovrebbe essere presidio di democrazia, luogo dove si coltiva il pensiero critico, dove si insegna a distinguere tra libertà di parola e propaganda. E invece, oggi, è spesso il contrario: un’istituzione lasciata sola, piegata da logiche aziendalistiche, vittima di tagli, precarietà, svalutazione del ruolo docente e continue interferenze. Un’ombra di ciò che dovrebbe essere.

Anche nel mondo dell’informazione assistiamo a dinamiche simili. Il giornalismo vive una crisi di credibilità e di senso. Da una parte, la libertà di espressione viene rivendicata a ogni costo; dall’altra, si trasforma troppo spesso in libertà di strumentalizzazione. Categorie sindacalizzate all’estremo usano la bandiera della libertà solo quando torna utile, per alimentare polemiche sterili o per difendere rendite di posizione. È libertà questa, o è solo il suo travestimento?

E intanto, chi paga il prezzo di questa deriva sono i cittadini. I più giovani, soprattutto, che crescono in un sistema in cui tutto è opinione ma poco è argomentazione. Dove la scuola ha smesso di educare a pensare e si limita a trasmettere input. Dove l’informazione urla, ma non spiega. E dove la comunità educante – che dovrebbe fare fronte comune – si presta invece al gioco del “divide et impera”, alimentando la guerra tra poveri:famiglie contro docenti, docenti contro dirigenti, personale ATA contro docenti e dirigenti, studenti contro il sistema, il sistema contro sé stesso.

In un mondo così frammentato, difendere la libertà di stampa significa innanzitutto difendere la capacità di pensare, di costruire senso, di educare alla complessità. La libertà non si tutela solo nei tribunali o nelle piazze, ma ogni giorno, nelle redazioni e nelle aule scolastiche. È lì che si gioca la partita vera.

Oggi, più che mai, serve una stampa che torni a essere servizio pubblico, non megafono di fazioni. E una scuola che torni ad essere ciò che la Costituzione le assegna: il primo baluardo contro l’ignoranza, il conformismo e l’ingiustizia.

Solo così, forse, potremo dire di essere ancora degni di quella parola così fragile e potente: libertà.

Il Direttore

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