La Voce della Scuola

Era il lontano 1992 alle soglie dell'esame di maturità, feci un sogno

Uno di quelli che ti rimangono dentro per sempre, uno di quelli che ti sconvolge perché è diverso dagli altri, sembra di averlo vissuto davvero.

A cura di Redazione
08 giugno 2024 11:07
Era il lontano 1992 alle soglie dell'esame di maturità, feci un sogno -
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Lettera alla redazione

Uno di quelli che ti rimangono dentro per sempre, uno di quelli che ti sconvolge perché è diverso dagli altri, sembra di averlo vissuto davvero.

Ebbene, sognai di essere seduta fra i banchi di un aula per la tanto attesa prova di matematica, ma ad un certo punto i vetri della finestra si oscurarono e vennero da me due bambini.

Questi mi dissero di lasciare il compito di matematica e di andare con loro perché avevano messo in croce a Gesù.

Tale affermazione mi colpi’, ma risposi che era importante continuare il compito e che comunque Gesù era stato messo in croce tanti anni fa.

Uno dei due bambini asserì che Gesù viene messo in croce ogni giorno a causa dei peccati del mondo.

Quella frase, così decisa mi colpi’..

Tanto da farmi decidere di lasciare tutto e seguirli.

Insieme a loro dopo un breve tragitto, giunsi in un luogo dove c’era molta folla e dove c’erano tre croci, mi posi sotto e dietro quella dove sapevo ci fosse Gesù.

Nel sogno, ad un certo punto vidi Gesù girare il suo volto verso di me, mi colpirono i suoi occhi erano molto tristi e il suo sguardo molto sofferente.

Lui guardava me e sentivo che mi Amava profondamente.

Ad un certo punto spari la scena e si vide un campo recintato da un piccolo cancello si poteva accedere dentro, ma tutti coloro che entravano uscivano fuori perché non era semplice proseguire.

A terra, durante il percorso si incontravano spine, sassi appuntiti, melma… quindi la gente, davvero tanta , preferiva tornare indietro.

Io no! Sentivo che dovevo continuare che non importava sporcarmi i piedi, le scarpe, perché tanto poi le avrei pulite.

Questo mi diede la spinta a continuare, tanto che arrivai alla fine del campo dove c’era un palco su cui stava un uomo dalla barba bianca con una tunica lunga bianca e la stola dorata.

L’uomo risplendeva di una luce magnifica e stava sul palco con le braccia aperte in attesa di accoglierci.

Appena arrivata capii che era Dio il padre.

Questi mi guardò, il suo sguardo ancora una volta di poso su di me e mi disse:” Brava, sono orgoglioso di te ce l’hai fatta, ti voglio bene”.

Una settimana dopo andai ad affrontare le prove scritte della maturità.

Quando feci quella di matematica successe qualcosa di imprevisto: mentre stavo provando ad eseguire il compito, la compagna davanti a me piangendo implorava il mio aiuto.

Le risposi che stavo provando a svolgere il problema e che l’avrei aiutata.

Non sapevo che il presidente esterno mi stesse guardando tanto da richiamarmi .

Ciò mi turbo ma non più di tanto, continuai il mio compito e giunta alla fine sentii il bisogno di chiamare la mia compagna per dettarle la formula, incurante del rimprovero precedente.

Ma Appena bisbigliai il suo nome fui interrotta dal presidente che mi ritrovai proprio alle mie spalle.

Stavolta il suo richiamo fu molto aspro e con un tono minaccioso mi disse che mi riteneva immatura perché avevo per la seconda volta cercato di copiare disturbando una mia compagna. Volle sapere il mio nome e se lo scrisse su un taccuino che ripose nella sua tasca del pantalone.

I suoi occhi erano molto freddi e il suo sguardo gelido.

Sentii una grande sofferenza e mi sembrò esagerato il suo dire, anche se mi rammaricati per essere stata così imprudente, leggera e precipitosa.

Trascorsi i giorni che mi separavano dall’orale con molta ansia ma mai avrei immaginato ciò che sarebbe successo in seguito.

All’orale il presidente guardando la commissione esterna con un solo mio membro interno, professoressa di biologia, sottolineo che fare la maturità significa dimostrare innanzitutto responsabilità e che io avevo dato prova non dolo di essere immatura, ma anche impertinente perché avevo trasgredito alle regole per la seconda volta.

Sentii un forte dolore, avevo la salivazione azzerata, non riuscii a proferire parola, mi sentivo paralizzata, la paura mi assali .

Non feci un buon orale anche se risposi a tante domande minuziose molto analitiche ma non in maniera esaustiva, ero terrorizzata!

Passarono i giorni , aspettavo l’esito finale delle prove ma mai e poi mai avrei creduto di subire una bocciatura perché mi sentivo tranquilla del fatto che avevo sempre studiato, e il mio curriculum lo dimostrava: buoni voti ogni anno, mai una bocciatura.

Eppure fui bocciata, io che studiavo sempre, io che aiutavo sempre, io che rinunciavo ad uscire il sabato sera perché dovevo studiare e già a quella età ero molto saggia e responsabile e da sempre desideravo realizzare il sogno di diventare una maestra.

Fui bocciata, la mia professoressa mi disse che il presidente inspiegabilmente era accanito contro di me e che non basto fagli leggere i miei voti di ammissione o le varie schede di valutazione attestanti la mia buona condotta e il mio impegno costante negli anni.

Fui bocciata, lo seppie in una calda e splendida giornata di sole di luglio.

Una notizia che mi rovino i sogni miei più belli, un fatto che aveva dell’ incredibile.

Piansi tutte le lacrime che avevo, non ho mai dimenticato l amarezza di quei giorni, la delusione, la rabbia contro un sistema ingiusto , selettivo e punitivo che non mi aveva dato possibilità di difesa ma solo condanna.

Quel giorno anche la mia famiglia fu nel dolore , il mio papà mi disse “Anche i fiori piangono per te”.

Una frase che aveva dentro tutto il mio dolore di vita spezzata, di innaturale, di morte improvvisa in ciò che sembrava essere un fulmine al cielo sereno.

Poco dopo la notizia, però mi venne in mente quel sogno strano, ricordo che avevo impresso nel mio cuore gli occhi di Gesù, il suo sguardo triste, profondo ma pieno di Amore e compassione per me

Sentii che ero stata avvisata da un sogno, ebbi la certezza che quel sogno fosse stato premonitore di qualcosa di molto grande, troppo grande da comprendere.

Ero una ragazzina, quell evento a quell’età fu una tragedia.

Dovevo giustificare la mia bocciatura anche con chi continuava con cattiveria a ripetermi che sicuramente non si boccia per questo motivo e dubitava del mio essere sempre stata alunna diligente e perseverante.

Soffri tantissimo ma avevo l’affetto dei miei cari, del mio fidanzato, oggi l’attuale mio marito e la solidarietà dei miei tanti amici che quell’estate fecero a gara per strapparmi un sorriso.

Rimanevo sveglia notti intere a singhiozzare, non mi diedi pace per tanto tempo ma stranamente il  ricordo di quel sogno mi consolava.

Sentivo che quel sogno che mi avvisava di un ingiustizia poi mi vedeva vittoriosa sebbene tante prove e quindi mi dava speranza… credetti contro ogni speranza e mi aggrappati ad una fede molto piccola ma che già a quella giovane età mi sosteneva.

Ripetei l’anno ma molto incoraggiata dai miei vecchi professori, ripetei l esame di maturità che andò poi piuttosto bene e fra alti e bassi mi diplomati anche con una buona votazione.

Feci un concorso per una scuola privata paritaria molto seria e fra 100 candidati mi classificati fra le prime.

Lavorai Appena ventenne come maestra e dopo appena un anno, il direttore di quella scuola mi chiese la laurea perché riteneva che ero in gamba ma dovevo essere supportata da una formazione più consistente.

Nonostante la mia riluttanza la sua ferma insistenza mi convinse.

Lavoravo e studiavo, in quegli anni mi sposi ed ebbi pure il mio primo figlio.

Ciò però non mi fece allentare nello studio e mi laureati con il massimo dei voti con 110 e lode, in scienze dell educazione, una laurea magistrale con l’aggiunta di materie valide per potere anche insegnare per la AO18.

Negli anni ebbi molte soddisfazioni come docente e vinsi vari concorsi che mi portarono a insegnare nelle scuole statali.

Ma dentro di me sentivo che sarebbe stata una vittoria e una rivincita poter un giorno insegnare presso una scuola secondaria , insegnare scienze umane e filosofia, il mio grande sogno…

Proprio lì in quella scuola che mi boccio’.

Negli anni quel sogno mi ha sempre accompagnato e sostenuto se non altro nell’ alimentare dentro di me la certezza che nulla è impossibile a Dio e che la fede può ribaltare qualsiasi situazione.

Non ho mai avuto paura di essere giudicata bigotta, idealista o addirittura illusa ma ciò che si vive interiormente è qualcosa di infinitamente personale ma che io desidero condividere perché altri sappiano che si può sempre rinascere a vita nuova.

Da poco ho preso anche  l’abilitazione per la classe Ao 18… l’ulteriore tassello mancante al puzzle del mio percorso scolastico!

Una sfida, un ulteriore ricompensa ad un ingiustizia subita.

Un sistema scolastico di qualità fa la differenza se fondato su una valutazione autentica non selettiva ma formativa, riflessiva e motivante.

Devo tanto però paradossalmente a quella bocciatura, una sofferenza che mi ha fortificata.

Oggi si che i miei studenti non sono un numero, sono persone, vanno guardate negli occhi con lo stesso Amore che ricevetti io nello sguardo di Gesù, vanno accolti e incoraggiato come quel Padre alla fine del percorso di un campo irto di ostacoli.

E oggi mi sento di Amare, accogliere e trasformare un errore di un mio alunno in una risorsa per non incorrere in una valutazione fredda, sterile che può davvero uccidere dentro ma per favorire benessere quello che fa germogliare i fiori che sono semi dentro di noi.

Stefania Conte

Scusa se è lunga… mi piaceva condividere questa storia personale per poter dare un messaggio di speranza anche a chi è deluso o ingiustamente valutato

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