Formazione per il sostegno: TFA e corsi INDIRE, cresce il dissenso dei docenti
La formazione degli insegnanti di sostegno è al centro di un acceso dibattito a seguito della recente decisione del Ministero dell’Istruzione e del Merito di avviare corsi INDIRE per la certificazione...

La formazione degli insegnanti di sostegno è al centro di un acceso dibattito a seguito della recente decisione del Ministero dell’Istruzione e del Merito di avviare corsi INDIRE per la certificazione sul sostegno didattico, alternativi ai tradizionali corsi universitari TFA (Tirocinio Formativo Attivo). Il Coordinamento Insegnanti per l’Inclusione (C.I.P.I.), composto dai corsisti del IX ciclo del TFA ordinario provenienti da numerose università italiane, ha espresso un forte dissenso in un comunicato ufficiale rivolto alle istituzioni scolastiche e politiche.
Differenze tra TFA e corsi INDIRE
Il nodo centrale della questione è la significativa differenza tra il percorso formativo offerto dai corsi INDIRE e quello del TFA. Mentre quest’ultimo prevede una rigorosa selezione composta da tre prove (preselettiva, scritta e orale), corsi in presenza per almeno 8 mesi, e un tirocinio diretto nelle scuole supervisionato da tutor esperti, i corsi INDIRE si baseranno principalmente sulla formazione online.
I corsisti INDIRE potranno evitare il tirocinio diretto se vantano almeno tre anni di servizio sul sostegno. Inoltre, il nuovo sistema INDIRE non prevede selezioni preliminari o sbarramenti, neppure per chi presenta titoli di specializzazione conseguiti all’estero. Questo, secondo il C.I.P.I., porta inevitabilmente a un abbassamento della qualità formativa complessiva e a una minore preparazione degli insegnanti.
Implicazioni sulla qualità dell’inclusione scolastica
I docenti aderenti al C.I.P.I. sottolineano come la qualità della formazione sia strettamente collegata alla qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità. Il TFA, attraverso lezioni frontali, laboratori pratici e un lungo periodo di tirocinio, favorisce lo sviluppo di competenze relazionali e trasversali essenziali per gestire situazioni didattiche complesse e delicati rapporti umani e professionali.
Al contrario, l’assenza di un percorso formativo diretto e la prevalenza di modalità online proposte da INDIRE rischiano di non garantire le stesse competenze, incidendo negativamente sul percorso di inclusione degli studenti con bisogni educativi speciali. Secondo il coordinamento, ciò potrebbe generare gravi ripercussioni educative a lungo termine, abbassando il livello generale di preparazione dei docenti di sostegno.
Richieste specifiche del Coordinamento
Nel comunicato ufficiale, il C.I.P.I. avanza precise richieste alle istituzioni. Innanzitutto, propone di differenziare nettamente i due titoli formativi, assegnando priorità assoluta in termini di punteggio e reclutamento agli specializzati TFA Ordinario rispetto ai corsisti INDIRE. Viene suggerito inoltre di inserire i corsisti INDIRE in una fascia intermedia nelle Graduatorie Provinciali di Supplenza (GPS), così da mantenere chiara la distinzione qualitativa tra i due percorsi.
Queste proposte hanno l’obiettivo di tutelare la qualità della formazione, garantendo che la specializzazione nel sostegno mantenga standard elevati e sia realmente orientata all’inclusione efficace e alla crescita personale e didattica degli studenti.
Critiche al Decreto Ministeriale 32/2025
Altro punto controverso sollevato dal C.I.P.I. riguarda il Decreto Ministeriale 32/2025 che consente alle famiglie di confermare i docenti di sostegno, specializzati o meno, creando potenzialmente situazioni di clientelismo e non meritocrazia. Il Coordinamento denuncia che questo sistema rischia di compromettere la trasparenza e la professionalità nella scelta degli insegnanti, violando anche principi costituzionali fondamentali, come il diritto all’uguaglianza e alla libertà di insegnamento.
Gli insegnanti specializzati con il TFA potrebbero così trovarsi ingiustamente scavalcati da docenti non specializzati, compromettendo il diritto degli studenti a ricevere un’educazione inclusiva adeguata e di qualità. Inoltre, la pratica di confermare automaticamente i docenti non risolve il problema cronico della continuità didattica, ma anzi lo accentua, mantenendo i docenti in uno stato di precarietà permanente.
Stabilizzazione e continuità didattica
La soluzione proposta dal C.I.P.I. è una stabilizzazione strutturale degli insegnanti specializzati attraverso il TFA. Stabilizzare questa figura professionale significherebbe investire realmente sulla qualità educativa e garantire una continuità didattica autentica, capace di offrire agli studenti una prospettiva educativa stabile e coerente.
Al contrario, la creazione di percorsi paralleli e meno qualificati rischia di minare ulteriormente la professionalità docente, creando una sorta di gerarchia qualitativa che potrebbe indebolire l’intero sistema scolastico inclusivo.
Uno sguardo al futuro
Il dibattito aperto dal comunicato del Coordinamento Insegnanti per l’Inclusione pone al centro questioni cruciali per il futuro della scuola italiana. Occorre riflettere attentamente sulle modalità formative proposte, evitando scorciatoie che, seppur immediate, possono avere effetti negativi sul lungo periodo.
È essenziale che le istituzioni ascoltino le preoccupazioni degli insegnanti, dei dirigenti scolastici e delle famiglie, lavorando per garantire una formazione di alto livello per i docenti di sostegno. Solo così sarà possibile realizzare una scuola davvero inclusiva, rispettosa dei diritti e delle potenzialità di ciascuno studente.