Giancarlo Siani, 38 anni dall'omicidio. Storia di un giornalista troppo poco sentita nelle classi italiane
Non è mai semplice per chi scrive sviluppare un articolo su Giancarlo Siani, mai abbastanza è la preparazione su una tematica così sensibile e forse mai nessun opinionista sarà mai all’altezza. Dovere...

Non è mai semplice per chi scrive sviluppare un articolo su Giancarlo Siani, mai abbastanza è la preparazione su una tematica così sensibile e forse mai nessun opinionista sarà mai all’altezza. Dovere di informazione e senso di ammirazione e stima verso una figura così poco trattata sono le ragioni per le quali oggi si è voluto dedicare un articolo in suo onore.
Siani, senza troppo girarci intorno, è stato un giornalista assassinato dalla Camorra all’età di appena 26 anni. Una figura troppo scomoda per la criminalità organizzata di Torre Annunziata, ma al contempo un giovane che aveva capito la portata illimitata, rivoluzionaria, che avevano la sua penna e il suo taccuino, con cui prendeva appunti su tutto quello che succedeva nella sua cittadina, per poi trascriverli battendoli a macchina per “IL MATTINO”. Purtroppo, proprio a causa della sua passione per il giornalismo ed in particolare per le inchieste antimafia che stava portando avanti, fu brutalmente assassinato sotto casa sua con dieci colpi di pistola alla testa, proprio la sera del 23 settembre 1985.
L’istituzione scolastica dovrebbe farsi carico di questa storia, formando ed informando gli studenti, sin dalla più tenera età, dai banchi della scuola primaria fino ad arrivare all’esame maturità. Occorre forse maggiore consapevolezza sulla tematica della criminalità organizzata e ai giovani servono dei modelli da seguire e in questa panoramica di eroi, in cui Falcone e Borsellino sono all’apice di tutto per il loro coraggio e per il loro enorme contributo, dovrebbe essere data maggiore attenzione a chi, senza ricoprire incarichi pubblici o politici, ha sacrificato la sua vita in nome della libertà di stampa.