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Il Fallimento della politica e la sua malsana romanticizzazione

a cura di Fania GerardoMi sono chiesto in questi giorni, cosa ci sia da festeggiare quando costringi una persona che ti ha ripetutamente detto di no a fare ciò che vuoi tu.Umanamente, sono soddisfatto...

A cura di Gerardo Fania
01 febbraio 2022 17:21
Il Fallimento della politica e la sua malsana romanticizzazione -
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a cura di Fania Gerardo

Mi sono chiesto in questi giorni, cosa ci sia da festeggiare quando costringi una persona che ti ha ripetutamente detto di no a fare ciò che vuoi tu.

Umanamente, sono soddisfatto che un uomo come Sergio Mattarella continui a essere il guardiano della nostra vita costituzionale, un antifascista, che al giorno d’oggi non è poca cosa, presidente garbato nei modi e nei toni, ma allo stesso tempo sono anche profondamente deluso da semplice cittadino ed elettore.

Siamo appena usciti tutti, da una settimana politicamente imbarazzante, che ci fa pensare e dire a voce alta che ai leader dei maggiori partiti in questo momento non affiderei nemmeno l’organizzazione di una serata in pizzeria.

Francamente non credo, non esistano dei candidati che mettono d’accordo tutti, è falso, è proprio il Parlamento la causa di tutti i mali, non come istituzione, ma come presenza dovuta dallo scarso valore degli attori in campo, sarebbero capaci di rimarrebbe impantanati, nei propri giochetti al sapor di ricatto anche se si trovassero davanti la reincarnazione dell’immenso Sandro Pertini.

Coloro che sono piombati in Parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno, urlando alla necessità di rottamare i vecchi della politica, ora corrono a supplicarli di tornare e di risolvere la situazione.

Eppure era già successo lo scorso anno con Draghi: la classe politica non riesce a trovare un Presidente del Consiglio e si chiama l’uomo forte al comando, che ci faccia il compitino e ci tolga dal marasma totale.

Non riusciamo ad accordarci sul Presidente della Repubblica e chiamiamo Mattarella, un eterno tirare a campare, fatto, mandando avanti questo Parlamento il più a lungo possibile che, al prossimo giro, dopo le elezioni del 2023, i posti in Senato e alla Camera diminuiscono, grazie alla riforma costituzionale approvata lo scorso anno.

Certo, quando poi tutti salgono sul carro dei vincitori a intestarsi l’idea del Mattarella bis, è chiaro che anche i pochi elettori rimasti ad ascoltare rimangano se non altro basiti.

Cari politici, molto cari, siate almeno educati, abbiate il senso del decoro, risparmiateci il valore romantico dell’evento, salvateci dalla retorica con cui adesso cercate di venderci l’assenza di qualsiasi strategia e lo sbriciolarsi di qualsiasi manovra: lo avete implorato, lui ha detto sì e basta.

No, invece non vi accontentate: dovete pure mettervi la coccarda al petto, esibendo l’orgoglio del ripiego.

Qualcuno ha già la soluzione in mano, c’e chi sostiene che fare eleggere il Capo dello Stato ai cittadini risolverebbe la questione.

 

 

A giudicare dal gradimento dei politici da parte dell’elettorato che li elegge, non sembra proprio che la scelta al seggio per il Quirinale sia la panacea di tutti i mali. Se poi si considera quella sottigliezza istituzionale del Presidente “super partes”, la questione non è secondaria: chi auspica il presidenzialismo deve sapere che il Presidente sarebbe di parte e che dovrebbe condividere il suo potere con il Parlamento dunque.

Ovviamente l’Oscar della cialtroneria sarebbe da attribuire a molti, se non tutti, non bisognerebbe nemmeno perdere tempo a rammentare che gli stessi partiti che oggi plaudono alla rielezione sono quelli che solo qualche anno fa, chiedevano l’impeachment. Quelli che dal Papeete urlavano a gran voce “Non è il mio presidente”.

Senso del pudore, ZERO ASSOLUTO.

Si salvi chi può.

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