La Voce della Scuola

La scuola secondo me…

“Anno alla prova” è l’ultima fatica letteraria del Prof. Palma, che accanto alla narrazione spedita del suo personale percorso formativo, che lo porta poi ad acquisire il ruolo di professore a tempo indeterminato, associa un puntuale e preciso riferimento

A cura di Agata Gueli
12 febbraio 2025 16:02
La scuola secondo me… - woman who has achieved success looks towards the future
woman who has achieved success looks towards the future
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 di Agata Gueli

 

Che il Prof. Diego Palma fosse un” appassionato” della scuola, che fosse un esperto e fine conoscitore della fitta giungla normativa della legislazione scolastica, lo si legge da tempo, ma nella sua ultima produzione questa passione viene fuori in modo molto più evidente associata alla narrazione di un percorso professionale che ne definisce ancor di più, in modo netto, i contorni. “Anno alla prova” è l’ultima fatica letteraria del Prof. Palma, che accanto alla narrazione spedita del suo personale percorso formativo, che lo porta poi ad acquisire il ruolo di professore a tempo indeterminato, associa un puntuale e preciso riferimento a tematiche e ambiti scolastici di notevole importanza.

La narrazione procede attraverso un io narrante, il giovane speranzoso chiamato a ricoprire una prima supplenza, che poi si innamora del proprio lavoro e che finisce per diventare la professione di una vita. Il Prof. Palma è contemporaneamente auctor et agensdel testo, nella doppia veste appunto di autore che a partire dal 2005 intraprende quella che lui definisce la sua avventura e che lo vede protagonista di un lungo percorso. Un giovane speranzoso che dopo tanto peregrinare e varie vicissitudini familiari e professionali raggiunge, finalmente, l’agognato posto a tempo indeterminato.  Il suo viaggio diventa metafora di tanti, che come lui, si approcciano per la prima volta gestire il delicato mondo della scuola ma anche metafora di una parte del nostro paese, che con dignità porta avanti un discorso legato alla meritocrazia.

Dopo un rapido e snello excursus della storia della scuola italiana Palma si addentra a definire i contorni della sua formazione, emblema della formazione di ogni singolo docente. Si chiede come si possa diventare insegnante, e se qualcuno lo ha mai spiegato. Si entra nel sistema scolastico per la prima volta, o perché reclutati per una supplenza o perché, ed è sempre più raro il caso, reclutati attraverso un concorso pubblico per insegnanti. Si arriva a scuola sprovvisti di una benché minima nozione su come tenere una classe, su come impostare una lezione e ci si affida al proprio retroterra professionale e culturale e ci si improvvisa insegnanti. Eppure, accade proprio in quel momento il miracolo più straordinario: ci si scopre insegnanti e anche di un certo spessore, perdutamente innamorati dei propri alunni, per i quali val la pena affrontare fatiche, sacrifici e perché no, bocconi di profonda  amarezza. In questo lungo viaggio scopri che tanti come te, amano incondizionatamente il proprio lavoro, si spostano dalle proprie regioni per conseguire un risultato, lasciano affetti e certezze, e si ritrovano ad insegnare in scuole, talvolta fatiscenti, ma al passo coi tempi nell’ambito dell’innovazione tecnologia. E poi i primi pagamenti che tardano ad arrivare: una questione annosa quella degli stipendi pagati con notevole ritardo, e con in tasca il sogno della stabilizzazione.

Ogni anno una scuola diversa: un lungo viatico fatto di sogni, speranze, delusioni, amarezze, ma con l’inflessibile certezza di essere insegnante per passione e vocazione, mai solo per necessità.Magister nel senso più vero e profondo del termine, colui che sa un magis e che con assoluta generosità e profonda convinzione della propria missione, lo trasfonde ai suoi alunni. Ma come si fa ad essere insegnanti entusiasti col caro vita di alcune regioni? E ‘ questa un’altra annosa questione che riguarda tanti giovani insegnanti speranzosi che dal sud prendono servizio in tante istituzioni scolastiche del Nord, ma si trovano ad affrontare le ingenti spese legate soprattutto al caro – affitti, e nel frattempo salvaguardare il tanto agognato posto agognato e difenderlo da quanti, in modo, poco chiaro, hanno scalato le graduatorie grazie a titoli e certificazioni di indubbia provenienza.

Su tutta la narrazione campeggia la costante chiave dell’ironia, che diviene l’inseparabile compagna di viaggio, evidente soprattutto nel capitolo dedicato proprio al rapporto tra docenti ed alunni (commedia degli errori, come ama definirlo Palma). Qui l’autore si sbizzarrisce a disegnare i diversi profili che è possibile incontrare nel variegato mondo degli insegnanti: dal docente serio e diligente a quello severissimo, dall’instancabile e sempre ottimista a quello che non crede più a nulla: “Quando si perde la voglia di combattere e si sprofonda in un vortice di disinteresse, si commette l’errore più grande, di disprezzare i ragazzi, il che porta i ragazzi ad accrescere la loro insofferenza nei confronti della scuola”. Per fortuna Diego Palma non fa parte di questa categoria, come tanti è un entusiasta e come tanti crede fortemente nel ruolo strategico del mentore che si fa guida in toto degli alunni che segue con cura, amorevolezza e autorevolezza. Possiamo allora ben sperare che, se è pur vero che alcuni settori del mondo dell’istruzione andrebbero risistemati e riorganizzati, val la pensa di sperare cheforse possiamo aspettarci tempi migliori per il futuro della scuola italiana. Del resto, Giacomo Leopardi così scriveva: “Il forse è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, non certezze, perché non cerca la fine, ma va verso l’infinito”.

 

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