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La triste storia di Antonio Maiorano: Un ricordo che vive ancora

Sono passati vent'anni dal tragico omicidio di Antonio Maiorano, operatore radio della forestale, assassinato il 21 luglio 2004 presso la struttura antincendio del Consorzio di bonifica della Valle Lao, allestita al campo sportivo di Paola.

22 luglio 2024 14:20
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Sono passati vent’anni dal tragico omicidio di Antonio Maiorano, operatore radio della forestale, assassinato il 21 luglio 2004 presso la struttura antincendio del Consorzio di bonifica della Valle Lao, allestita al campo sportivo di Paola. La sua morte, avvenuta per errore, sconvolse la comunità locale e rappresenta ancora oggi un doloroso monito delle lotte intestine tra le cosche mafiose del Tirreno cosentino.

 

Tonino, come era affettuosamente chiamato da parenti e amici, era un uomo mite e onesto, completamente estraneo al mondo criminale. La mattina del suo omicidio, Maiorano fu scambiato per Giuliano Serpa, un boss della ‘ndrangheta diventato collaboratore di giustizia. Questo tragico errore lo rese vittima innocente della contesa tra i clan Serpa-Bruni-Tundis-Besaldo e Scofano-Martello-Ditto-La Rosa.

Ricordato come un padre di famiglia amorevole e un lavoratore instancabile, Maiorano lasciò nella disperazione la moglie, Aurora Cliento, e i due figli, Chiara e Samuele. La sua storia è stata recentemente rievocata da Rocco Graziani, giovane studente del Liceo scientifico Filolao di Crotone, durante una commemorazione che ha visto la partecipazione di tutta la comunità scolastica.

“Antonio Maiorano era un padre di famiglia, una persona mite, onesta e dall’animo gentile,” ha detto Rocco Graziani, ricordando con emozione la figura dell’uomo ucciso. “Faceva l’idraulico forestale, e non si sarebbe mai aspettato nella sua vita onesta e laboriosa di morire senza una ragione.”

Il 21 luglio 2004, Maiorano si trovava nella tenda del Consorzio di bonifica della Valle Lao, allestita al Campo sportivo di Paola. Seduto su una sedia e intento a leggere il quotidiano, fu scambiato per il boss Giuliano Serpa e colpito a morte da tre colpi di arma da fuoco sparati da due uomini in moto.

Bruno Adamo, il killer, mosso dal rimorso, divenne collaboratore di giustizia, permettendo così l’arresto e la condanna dei mandanti. Romolo Cascardo e Alessandro Pagano sono stati condannati all’ergastolo, poi ridotto a trent’anni per rito abbreviato, mentre Pietro Lofaro è stato assolto.

L’omicidio di Maiorano, causato da una somiglianza fatale, ha evidenziato ancora una volta la brutalità e l’insensatezza delle faide mafiose. Tuttavia, la sua memoria continua a vivere attraverso le parole dei giovani studenti calabresi, come nel progetto “#inostristudentiraccont

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