La Voce della Scuola

Libera Chiesa in libero Stato. Della prigioniera maestra, in memoria di Giacinto (detto Marco) Pannella

Il fatto è semplice e feroce come un proverbio veneto: una maestra di scuola dell’infanzia parrocchiale, Elena Maraga, ventinove anni, body-builder ed ex reginetta di OnlyFans, riceve la raccomandata:...

A cura di Norberto Gallo
23 aprile 2025 13:33
Libera Chiesa in libero Stato. Della prigioniera maestra, in memoria di Giacinto (detto Marco) Pannella -
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Il fatto è semplice e feroce come un proverbio veneto: una maestra di scuola dell’infanzia parrocchiale, Elena Maraga, ventinove anni, body-builder ed ex reginetta di OnlyFans, riceve la raccomandata: «licenziamento per giusta causa». L’istituto, affacciato sulla canonica, sostiene che «si è incrinato il rapporto di fiducia». Punto. Lei replica: «È stato il padre di un mio alunno a comprare e diffondere le foto». Ma ciò che conta, dal punto di vista giuridico, è che il rapporto si sia incrinato davvero – non bastoniamo le pulci del merito – e che l’articolo 2119 del Codice civile consenta al datore di troncare senza preavviso quando «non è più possibile la prosecuzione, neppure provvisoria, del rapporto» .

Legittimissimo, dunque. E non soltanto per il Codice civile. C’è la deroga confessoria prevista dall’articolo 4, paragrafo 2, della direttiva 2000/78/CE: gli enti religiosi possono pretendere dai dipendenti «lealtà» con il proprio ethos . Se il datore è la parrocchia, e la missione educativa è pervasa di dottrina cattolica, l’ente può giudicare lesivo il marketing erotico, anche se avviene dietro paywall. La Cassazione lo ripete da anni: nel 1991 bastò un matrimonio solo civile per far scattare il benservito a un’insegnante .

Eppure la stessa Corte ha condannato una scuola trentina per il (non) rinnovo di una docente lesbica sospettata di convivere . Morale della favola giurisprudenziale: la libertà confessionale è riconosciuta ma non illimitata; quando sconfina in discriminazione diretta – orientamento sessuale, razza, maternità – decade. Qui, però, non c’è omofobia né razzismo: c’è la carne messa online in formato glamour-hard, cioè un comportamento volontario che la scuola considera incompatibile con la propria immagine.

La liceità formale regge: contratto privato, statuto dell’ente, clausola di coerenza morale, diffidenza dei genitori, friabilità del patto fiduciario. Chi vuole potrà fare ricorso, e un giudice del lavoro potrebbe ritenere sproporzionato il recesso; ma, per ora, l’atto è perfettamente in carreggiata.

Ma è liberale? No. Ed è qui che risuona – idealmente – la voce di Marco Pannella, l’uomo che passò la vita a logorare la partitocrazia col fioretto della disobbedienza civile e la morsa nonviolenta degli scioperi della fame. Pannella avrebbe detto più o meno così: «Una società che punisce l’autodeterminazione del corpo mentre eleva a dovere civico il conformismo religioso è una democrazia dimezzata, un regime in ciabatte che si giustifica dietro un altare».

L’Italia è proprio questa: il Paese che licenzia Maraga e contemporaneamente proclama cinque giorni di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco, superando i tre giorni concessi a Giovanni Paolo II . Bandiere a mezz’asta per un capo di Stato estero grande quanto Villa Borghese: un teocrate forestiero, direbbe Pannella, «che gode di privilegi fiscali, mediatici e simbolici mentre il cittadino, se osa spogliarsi sul web, viene sanzionato come pericoloso».

Illiberale, dunque, per tre motivi. Primo: riduce la lavoratrice a icona morale, non a professionista valutata per competenza. Secondo: gestisce il pudore come patrimonio collettivo sanzionabile, mentre la dignità economica (1.200 euro al mese) resta fuori scena. Terzo: consolida il potere contrattuale di un datore “religioso” che gode di franchigie normative – esenzione Ici, assunzioni senza concorso, sussidi pubblici – intoccabili da decenni.

Pannella l’avrebbe gridato in diretta Radio Radicale con la sua voce nasale, alternando dottrina di diritto naturale alla citazione di Gandhi: «Non-violenza è liberazione dal dominio, e qui il dominio confessionale è totale». E avrebbe sfidato la maestra a trasformare il licenziamento in atto di lotta: «Disobbedisci, reclama un referendum sull’abolizione della clausola di lealtà confessionale, incatena la tua protesta al Quirinale. Ti cacceranno? Che ti caccino!».

Scomodare Pannella serve a capire che non c’è nulla di “strano” in Italia: la Repubblica è formalmente laica, ma di fatto vive in simbiosi col Vaticano. Nel 2025 il cittadino versa l’otto per mille, ascolta l’Angelus come meteo, tollera che il Parlamento legiferi a stento su eutanasia e cannabis perché «non è il momento». Pretendere che un asilo cattolico accolga video privati di OnlyFans – «contenuti hard ma mai in coppia», precisa Maraga – sarebbe ingenuo quanto chiedere al vecchio Pannella di rinunciare alle sigarette in aula.

Che fare, allora? Pannella avrebbe proposto la terapia classica: referendum abrogativi sul Concordato e sull’articolo di legge che consente l’esonero confessionale; campagna di obiezione civile affinché altri docenti postino foto erotiche sottoscrivendo il loro nome; saturazione mediatica per trasformare l’indignazione in riforma. È una via impervia, ma coerente: dove la legalità è illiberale, la disobbedienza è dovere civile, ripeteva il leader radicale.

Nel frattempo, i fatti nudi (è il caso di dirlo) restano questi: Elena Maraga, licenziata ma più popolare di prima, incassa in un giorno ciò che la scuola le pagava in un mese . L’istituto assumerà una supplente ritenuta «decorosa» e magari aggiornerà la clausola di condotta con definizioni più precise e piú severe. Lo Stato, spettatore inerte, continuerà a finanziare – via buoni scuola o detrazioni – un sistema educativo che rivendica libertà confessionale ma pretende denaro pubblico.

Per dirla sempre con Pannella: «lo chiamano pluralismo, è monopolio; lo chiamano carità, è discriminazione. L’unica eresia, oggi, è difendere la sovranità dell’individuo sul proprio corpo». Legittimo licenziare, sì: la norma lo consente. Illiberale negarci il diritto di cambiarla. E finché la maggioranza tacerà, bendata dal lutto nazionale per un sovrano spirituale, la storia si ripeterà come già accade dal Referendum sul divorzio in poi: formalmente democratica, sostanzialmente confessionale, eternamente italiana.

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