Liceali baresi in giro di prostituzione, vittime non necessarie del degrado culturale
A cavallo fra le due guerre c’erano ragazze che, nella miseria più nera, trovavano nella prostituzione uno spiraglio per sfamarsi e portare qualche soldo a casa. La piú famosa ce l’ha raccontata il gr...

A cavallo fra le due guerre c’erano ragazze che, nella miseria più nera, trovavano nella prostituzione uno spiraglio per sfamarsi e portare qualche soldo a casa. La piú famosa ce l’ha raccontata il grande Eduardo in Filumena Marturano, che a 17 anni vede passare le amiche ben vestite e così… così… così, segnando la sua vita per sempre, e donandoci una delle pagine più intense del teatro italiano di tutti i tempi. Oggi a nessuno manca un piatto a tavola e nessuno vive in tuguri sovraffollati come il basso di Filumena in vico San Liborio, eppure la prostituzione resiste, anche quella minorile, nonostante le motivazioni che spingono a farlo siano del tutto cambiate. E allora noi che siamo abituati a giustificare in cuor nostro una prostituta che non ha alternative per campare, abbiamo serie difficoltà però, a comprendere una ragazzina che decide così… così… e così… perché non può rinunciare ad una borsa costosa e la vuole subito, anche se non ha nè arte nè parte, sta ancora studiando e la sua famiglia la mantiene in modo dignitoso. Tecnicamente, i rapporti sessuali consenzienti sono contemplati dalla legge italiana a partire dai 14 anni. Ciò significa che se un 14enne decide liberamente di avere una relazione con un 60enne lo può fare. La faccenda però si complica se l’adulto è una figura di riferimento, dunque un tutore, un parente, o qualcuno a cui il minore è affidato per educazione o cure in modo continuativo, e qui ad esempio vi rientrano insegnanti ma anche istruttori di palestra o terapisti, qualcuno con cui il minore instaura una relazione di fiducia protratta nel tempo: a quel punto il limite per il consenso sale a 16 anni o anche fino a 18, siccome l’ascendente che l’adulto inevitabilmente esercita sul minore rappresenta un canale privilegiato per arrivare alla seduzione, motivo per cui il consenso risulta viziato e non più libero. Ancora piú grave è indurre un minore ad avere rapporti sessuali con adulti a pagamento: secondo l’art.600-bis del codice penale chi paga un minore fra i 14 e i 18 anni per avere rapporti sessuali rischia da 1 a 6 anni di carcere, mentre chi favorisce e sfrutta la prostituzione rischia da 6 a 12 anni.
Art. 600bis cp.: Prostituzione minorile: E’ punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 15.000 a euro 150.000 chiunque: 1) recluta o induce alla prostituzione una persona di eta’ inferiore agli anni diciotto; 2) favorisce, sfrutta, gestisce, organizza o controlla la prostituzione di una persona di eta’ inferiore agli anni diciotto, ovvero altrimenti ne trae profitto. Salvo che il fatto costituisca piu’ grave reato, chiunque compie atti sessuali con un minore di eta’ compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di un corrispettivo in denaro o altra utilita’, anche solo promessi, e’ punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 1.500 a euro 6.000.
Nel caso delle liceali baresi i carnefici sono quattro donne fra i 20 e i 30 anni, già impegnate come escort, che avevano deciso di arrotondare coinvolgendo delle minorenni nel loro giro, data la grande richiesta sul mercato, da parte di altri carnefici, depravati di ogni età, ceto e stato sociale. Nulla di nuovo sotto il cielo, tranne proprio la motivazione che spinge queste ragazzine fragili, intraprendenti e incoscienti a prostituirsi. Indipendentemente dalla pena che, si spera, dovrà scontare chi le ha usate e coinvolte nel giro, bisognerebbe seriamente interrogarsi su cosa passi per la testa a queste ragazze, aiutandoin primis loro, a chiederselo. C’è stata una mamma, in questa vicenda, che ha fatto scattare l’allarme a marzo del 2022, trovando inaspettatamente il portafogli della figlia colmo di banconote da 50 euro: i genitori, non solo le mamme, sono l’unica speranza per i figli, perché alle superiori su certe questioni un docente deve ben guardarsi dall’interferire, ed anche quando ci pensa un Dirigente scolastico, ad esempio a richiedere che si venga a scuola abbigliati in modo piú consono ad un ambiente di lavoro che ad una discoteca, rischiano di essere tacciati per autoritari, se tutto va bene. Il problema è che la scuola sarebbe capace di allertare anche famiglie un pó distratte, ma non abbiamo strumenti a sufficienza per poter agire. In più c’è una grande falla nell’istruzione alle superiori, rappresentata dalla totale ignoranza del Diritto, in particolare proprio nei licei. Ma questa è storia vecchia, da cui nulla, ancora oggi, si impara.