Licenza media: avevo lasciato la scuola, ma il prete mi ha convinto a venire
Parla di un prete di un popolare quartiere di Napoli, di quelli in cui la Chiesa riveste un ruolo cruciale, insieme a tante persone per bene, per tenere i ragazzi lontani dalla strada e contrastare la...

Parla di un prete di un popolare quartiere di Napoli, di quelli in cui la Chiesa riveste un ruolo cruciale, insieme a tante persone per bene, per tenere i ragazzi lontani dalla strada e contrastare la piaga della dispersione. Ne parla V., un privatista recuperato allo scadere dell’obbligo scolastico che, con calma solo apparente, si è presentato ieri mattina a svolgere la prima prova di Italiano agli esami di terza media. – Avevo lasciato la scuola ma il prete mi ha detto che dovevo fare l’esame -. Mi sono avvicinata prima dell’arrivo del plico e lui mi ha spiegato. V. non ha portato un documento e nemmeno una penna ma, essendo carino, le ragazze hanno fatto a gara a prestargliene una. V. è muto, muove nervosamente lo sguardo verso il pavimento tenendo il resto del corpo immobile, malcelando emozioni tutt’altro che positive, che tradiscono fardelli non adatti alla sua età. Quando arrivano, gli basta uno sguardo veloce alle tracce ed inizia subito a scrivere. Mi riavvicino dopo un pó, solo per sorridergli e metterlo a suo agio, gli chiedo cosa avesse scelto: – questa – , mi indica la prova C, sintesi e comprensione del testo. Ha una bella grafia, gli dico che non è usuale negli ultimi anni e noto anche una certa proprietà di linguaggio: – Forse non avresti dovuto lasciare la scuola, scommetto che sei bravo – glielo sussurro velocemente mentre mi allontano e, in quel preciso istante, V. accenna a ricambiare il mio sorriso rilassando finalmente il volto. Nel corso della prova non si può parlare, V. svolge il compito quasi di getto e poi, essendo passate le prime due ore, se ne va. – Domani penna e documento, ok? – Va bene, arrivederci – . Penso a quel prete che lo ha convinto a conseguire almeno la licenza media, e mi chiedo se riuscirà a convincerlo anche a proseguire. V. è il prodotto dell’incuria della società e della famiglia, forse non ne ha nemmeno una, penso, altrimenti lo avrebbe convinto la madre a venire, oppure il padre, ma non certo il prete, l’unico che invece ha menzionato. Nei prossimi giorni lo rivedrò, ho compreso già molto di lui ma sono curiosa di vedere come si porrà agli orali. Degli esami di Licenza media si parla poco, la Maturità sul tema tiene banco, anche se inizia dopo: eppure gli esami conclusivi del primo grado sono la prima prova importante del percorso scolastico degli alunni, sono impegnativi, perché si fanno in un momento della vita in cui si è ancora troppo piccoli per sottoporsi al giudizio di una commissione così numerosa che, per quanto composta da volti noti, a trovarseli tutti davanti fa una certa impressione. Per i privatisti è anche peggio, non ci conoscono, qualcuno avrà la mamma ad attenderli fuori scuola o a presenziare all’orale, ma nel caso di V. , credo proprio che non ci sarà nessuno. Penso di nuovo a quel prete che gli vuol bene e lo sta aiutando, e che mi piacerebbe ritrovarmi questo ragazzino alle superiori, per contribuire anch’io a dargli una possibilità; infine penso a quanti V. può salvare, e salva, la Scuola, che in casi del genere ci ricorda quanto è importante, e bello, il nostro lavoro.