Ma dove vanno i professori...
Il 24 maggio sono stati pubblicati i movimenti del personale docente ed anche quest’anno i dati confermano quanto denuncia Libero Tassella in due suoi articoli pubblicati su “La voce della scuola”: al...

Il 24 maggio sono stati pubblicati i movimenti del personale docente ed anche quest’anno i dati confermano quanto denuncia Libero Tassella in due suoi articoli pubblicati su “La voce della scuola”: alcune scuole ogni anno soffrono di emorragie di docenti e ATA. Non si tratta solo di scuole di frontiera che operano in realtà difficili, non si tratta di scuole difficilmente raggiungibili con mezzi pubblici o mezzi propri, ma il fenomeno riguarda anche scuole che operano in contesti socio-culturali stimolanti, in posizioni favorevoli e con un’utenza tranquilla; scuole che un tempo erano irraggiungibili, dove si arrivava dopo una lunga e consolidata carriera e in cui oggi invece si arriva per passaggio di ruolo o per trasferimento interprovinciale, che sono gli ultimi movimenti del personale, se non addirittura per trasferimento d’ufficio. Sono scuole che spesso restano anche con cattedre scoperte perché nessuno le richiede.
Perché? Come mai ogni anno un piccolo esercito di lavoratori parte per altre sedi lasciandosi alle spalle anni di lavoro, anche in prima linea? E come mai qualche anno dopo questi stessi docenti si ritrovano in altre scuole a ricoprire incarichi di responsabilità? Non c’è nessuno che si chiede chi si sbagli, se il dirigente della scuola da cui si parte o quello della scuola dove si arriva?
Di fronte a numeri così alti di trasferiti, il 25% del personale della scuola, e di fronte alla ricorrenza del fenomeno, sarebbe il caso che qualcuno al Mim si chieda come mai in alcune scuole in tantissimi presentano ogni anno domanda di trasferimento e perché in tanti lo ottengono anche in scuole di indirizzo diverso da quello di partenza, cercare le cause di questo fenomeno e trovare correttivi per evitare le ricadute di questo fenomeno: la discontinuità didattica e progettuale che inevitabilmente impoverisce il dialogo educativo e l’offerta formativa di quelle scuole.
Sì perché chi va via interrompe un processo avviato innanzitutto con gli alunni e le famiglie; ed anche chi resta si vede frenato dal confronto con un collegio che ogni anno è diverso, fatto di colleghi, perlopiù giovani, che arrivano, si rendono conto della situazione, appena possibile chiedono e spesso ottengono trasferimento. Sono scuole che non sono più comunità e, soprattutto, che non hanno più un’identità se non quella trita e ritrita, scritta e riscritta ogni tre anni nei Ptof, ma a fronte di un’offerta formativa sempre più povera: come si può garantire le progettualità se vanno via i docenti che devono portarle avanti? D’altro canto altre scuole si arricchiscono di risorse e di personale che collabora per anni alla costruzione di percorsi, curricoli e progetti d’eccellenza. Cos’è che muove questi flussi migratori? Sarebbe importante che qualcuno all’Usr si chieda a cosa o a chi è dovuto questo esodo da una scuola all’altra.
Ha ragione Libero Trasella a chiedere l’intervento di ispettori di altre regioni perché tante volte abbiamo assistito ad ispezioni fasulle (noi docenti diciamo che ‘cane non morde cane”, associando in tal modo alcuni dirigenti alla lobby dei funzionari regionali e ministeriali, perché li vediamo alcuni dirigenti sempre attaccati ad un telefono con chi risolve loro ogni problema sul territorio). Ebbene, se questi ispettori di altre regioni andassero in alcune scuole, troverebbero che l’autonomia scolastica, nonostante tutti i suoi limiti, ha dato ad alcuni dirigenti la convinzione di essere i proprietari della scuola che dirigono e di poterla gestire a proprio uso e consumo e con atteggiamenti autocratici che promuovono un piccolo gruppo di fedelissimi e garantiscono loro dei premi fedeltà: orario di lavoro flessibile, accesso esclusivo ai fondi, disponibilità ad accontentare richieste personali e professionali (dalla concessione di ferie all’approvazione di progettualità senza neanche passare per il collegio).
Troverebbero che, in barba alla collegialità e pure all’idea del middle management, questa oligarchia di potere ricopre tutti gli incarichi e le funzioni, si spartisce i fondi di Fis, PON, Pnrr, si siede pure al tavolo della contrattazione come rappresentanza sindacale e nel contempo come collaboratore della dirigenza per contrattare i suoi stessi compensi, adesso ha pure accettato di fare il tutor e l’orientatore a 7.49 euro l’ora che, saranno pure una miseria ma, messi insieme ai compensi di coordinatore, tutor pcto, animatore digitale, collaudatore di un progetto qua, esperto di un pon là, qualche incarico di responsabile che non guasta mai, gli fanno portare a casa un altro stipendiuccio al mese. Per alcuni di loro è stato creato addirittura il nuovo ruolo di “docente accompagnatore” perché per mesi sono in viaggio di istruzione con gli alunni di tutte le classi.
Ancora, se gli ispettori andassero a vedere come funzionano gli oo.cc., a parlare con gli insegnanti, con gli ata e gli alunni, scoprirebbero realtà davvero molto diverse da quelle raccontate dalle carte (che, ovviamente, sono sempre a posto e se la suonano e se la cantano come vogliono i dirigenti e i loro staff). Troverebbero organi collegiali e rappresentanze sindacali formati a immagine e somiglianza del dirigente, pronti ad approvare qualunque attività e bilancio; troverebbero che in alcune scuole i verbali non vengono mai pubblicati perché, all’occorrenza, bisogna integrarli ad arte, che i bandi di gare non vengono mai pubblicati in amministrazione trasparente, che per erogazione di servizi e formazione si procede sempre con affidi diretti che, anche se con cifre anche molto alte, sono gestiti esclusivamente dal solo dirigente.
Perché ultimamente le scuole sono diventate stazioni appaltanti in cui, se si guardano solo i proventi dei viaggi d’istruzione in alcune scuole superiori, i fondi PON e Pnrr, il Fis e i contributi delle famiglie, possiamo aggiornarci sul milione di euro. Ci sono tantissimi dirigenti scrupolosi e che dimostrano nel loro quotidiano di avere una visione di comunità e una prospettiva di buon padre di famiglia; ma ce n’è qualcuno che pensa alla scuola come a un feudo con i suoi vassalli, da amministrare liberamente, senza rispettare anac e revisori dei conti. È da queste scuole che scappano i docenti: ispettori di tutta Italia, andate a verificarlo!