La Voce della Scuola

Se è la magistratura a riformare la scuola

La notizia è rimbalzata anzitutto tra le commissioni di esame ancora al lavoro: a Treviso, al liceo Da Vinci, ci saranno prove suppletive a partire da domani, per una studentessa che era stata addirit...

A cura di Norberto Gallo
06 luglio 2023 12:42
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La notizia è rimbalzata anzitutto tra le commissioni di esame ancora al lavoro: a Treviso, al liceo Da Vinci, ci saranno prove suppletive a partire da domani, per una studentessa che era stata addirittura bocciata a giugno.

Cinque insufficienze gravi (in fisica, scienze, diritto, matematica ed italiano, materie sicuramente non marginali) comprovate peraltro dalla documentazione prodotta dalla scuola, non sono bastate a convincere il giudice del TAR trentino che ha esaminato il caso che la richiesta fosse priva di ogni fondamento e meritasse soltanto l’ archiviazione.

«Qual è la notizia» si chiederanno in molti? Il ricorso a fronte della bocciatura è abituale e, d’ altra parte, la via giudiziaria al superamento degli esami fa parte oramai da anni dell’ italico sentire comune. In questo caso specifico, però, la notizia c’è. E suona come un vero e proprio campanello di allarme.

Tecnicamente si tratta di un provvedimento cautelare, sarebbe a dire che a fronte di un rischio concreto di danno irreparabile per il ricorrente (il cosiddetto periculum in mora) e con il dubbio che ci sia qualcosa di vero nel ricorso presentato (il fumus boni iuris), il giudice dice di andare avanti come se niente fosse, “con riserva”, salvo poi decidere successivamente se effettivamente il ricorrente aveva ragione o meno.

Solo che nel provvedimento di riammissione con riserva, il magistrato sembra obiettivamente poco convinto sul versante del “fumus”. Nel provvedimento, secondo quanto riporta ilT Quotidiano Autonomo del Trentino Alto Adige e del Sud Tirolo il magistrato osserva che «le eventuali disfunzioni organizzative verificatesi durante l’anno non sono sufficienti a giustificare o modificare l’esito negativo delle prove sostenute dallo studente durante l’anno, visto che il giudizio di non ammissione si fonda solo sulla constatazione dell’insufficiente preparazione dello studente e dell’incompleta maturazione personale». Ed ancora osserva anche che la studentessa ha mantenuto, in base alla documentazione prodotta, un rendimento discontinuo nel corso dell’anno, riportando voti costantemente negativi in materie importanti. Tutto questo in un quadro «di numerose assenze e ritardi».

E allora? Allora la riammissione all’ esame, sia pure con riserva, poggia soprattutto sull’ altro principio, il pericolo di un danno irreparabile se non fosse ammessa a sostenere l’ esame (ed a superarlo). Il rischio che la ragazza non possa iscriversi ad una facoltà a numero chiuso per la quale avrebbe già passato l’ esame di ammissione. Ed è proprio qui che il campanello di cui sopra comincia a suonare ininterrottamente.

Perché, se il TAR trentino che dovrà esprimersi il 27 dovesse confermare l’ annullamento della bocciatura su queste basi, si aprirebbe una voragine (ulteriore) rispetto al valore degli esami di maturità. Si deciderebbe, in sede giudiziaria e non legislativa, che superare il test di ammissione all’ università prima ancora di essersi diplomati significhi l’ obbligo per la scuola di ammettere all’ esame uno studente, indipendentemente dal rendimento reale. Senza contare  che aprirebbe un ulteriore fronte sul tema dell’ esito dell’ esame stesso: sarebbe ancora possibile bocciare in quella sede?

Con il risultato di sostituire l’ esame di stato con il test di ammissione all’ università, per di più con diversi mesi di anticipo rispetto alla conclusione ufficiale dell’ anno scolastico. Due riforme di cui, va detto onestamente, si parla da decenni, ma che in Parlamento non hanno mai trovato i numeri necessari e che diventerebbero operative per via squisitamente giudiziaria.

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