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Memoria, festa e difesa della “Repubblica”

Memoria, festa e difesa della “Repubblica”

A cura di Trifone Gargano
02 giugno 2025 10:09
Memoria, festa e difesa della “Repubblica” -
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Il 2 giugno del 1946, con referendum popolare, cioè con voto popolare, l’Italia abbandonava la forma
istituzionale della monarchia e sceglieva di diventare una Repubblica, dopo aver attraversato la lunga notte della dittatura fascista, e dopo aver sofferto il dramma della seconda guerra mondiale. Oggi, ben 79 anni dopo da quel referendum, è più che mai necessario non solo mantenere memoria di tale scelta popolare, ma anche attivare ogni giorno sempre più, e ovunque, dalla vita quotidiana alla vita pubblica, la vigilanza e la difesa della scelta fatta, che fu anche una scelta di liberazione. Perché oggi è necessario tutto ciò? Per tante (complesse e drammatiche) ragioni. Innanzitutto, perché il 2 giugno del 1946, in Italia, per la prima volta votarono anche le donne, si allargava cioè la base del consenso elettorale, e oggi, invece, c’è chi, dinanzi ai prossimi cinque quesiti referendari, dell’8 e del 9 giugno prossimi, invita a disertare il voto. È vergognoso che cariche istituzionali del Parlamento italiano, per una mera scelta di calcolo partitico e ideologico, invitino i cittadini a non andare a votare, a disertare quelle urne che, invece, sono il “sale” della democrazia. La democrazia vive di consultazioni popolari, di dibattito, di confronto, di dialogo, non di atti di forza, non di marce su Roma, non di inviti a disertare le urne. Altro che educazione civica. Nelle scuole, a tutti i livelli, ci si sforza tutti i santi giorni per far nascere e diffondere una cultura della partecipazione civica, una cultura della cittadinanza attiva, una cultura di libertà (perché, come cantava qualche anno fa Giorgio Gaber, libertà è partecipazione).

Anche dinanzi alle violenze quotidiane più efferate e riprovevoli come il femminicidio, la scuola, tutti i
giorni, è impegnata a svolgere la sua missione di presidio educativo di civiltà, prima che di ente di
formazione. Il valore dell’educazione (direi, il primato dell’educazione) sulla formazione. Tutti qesti casi
(drammatici e tragici) di femminicidio non sono infatti da affrontare solo in termini di ordine pubblico, di violenza privata e quindi di fenomeni criminali. No. Essi sono segnali di una vera e propria emergenza
educativa. E tale emergenza educativa investe tutti i “corpi” della società civile, non solo la scuola. Investe la famiglia, con i modelli educativi. Investe le parrocchie. Investe le associazioni. Investe il mondo della politica. Investe il Parlamento. Per questo motivo, è vergognoso, ripeto, che cariche istituzionali di altissimo profilo invitino a disertare il voto referendario, invitino cioè a non esercitare la più semplice forma di cittadinanza attiva, che è il voto popolare.

Il paradigma antifascista di una Costituzione nata dalla e nella Resistenza, oggi, è sempre più sottoposto ad attacchi concentrici, e rischia concretamente di essere travolto nel vortice della più generale crisi del
sistema dei partiti politici. Come docente ritengo di individuare nella letteratura l’antidoto più efficace per contrastare questa cultura del disimpegno civico, del qualunquismo e del fascismo. Scrittori e poeti, con le loro opere, hanno ispirato il lavoro dei “padri costituenti”. Allora, in questo 2 giugno, invito a ripartire da queste “buone” letture, per tornare alle radici letterarie di tutti quei dibattiti e di tutti quei discorsi che portarono alla nostra Costituzione, per ritrovare, grazie alla letteratura le ragioni di senso di un rinnovato patto sociale, storico, etico, politico e culturale dell’intera comunità nazionale. Ritrovare i semi fruttificanti delle radici letterarie, in una prospettiva di «tempo lungo», non solo in autori contemporanei come Fenoglio, Calvino, Cassola, Carlo Levi, Alba de Céspedes, Ada Gobetti, Meneghello, Montale, Primo Levi, e tanti altri, ma anche in testi Classici, a cominciare da Dante, Omero, Virgilio, per comprendere quale ruolo abbia avuto la lettura di quei testi nelle proposte e nelle formulazioni giuridiche dei padri costituenti. La letteratura, dunque, come prisma, come crogiuolo di valori, di passioni e di sentimenti, che ha svolto e svolge ancora la duplice funzione di ammonimento, e di antidoto, rispetto al processo di delegittimazione in atto. La letteratura possiede, infatti, il potere e il fascino di far emergere i conflitti, le crisi, le dinamiche interiori, le sensibilità, i diversi atteggiamenti, e i diversi linguaggi dell’agire quotidiano (dal realismo, al fiabesco, dall’anti-retorica, alla violenza, dall’epopea, alla miseria, dalla tragedia, alla testimonianza, dall’eccezionalità, alla quotidianità, dalla retorica, alla lacerazione, dai proclami, alle lapidi, fino al non- dicibile…). Buona Festa della Repubblica a tutti.

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