La Voce della Scuola

Ministero, politica e sindacati siano responsabili. Evoluzione ATA: “si sta perdendo tempo prezioso”

Nell’intricata burocrazia del sistema scolastico italiano, una nuova disputa emerge sulla scena: la questione dei requisiti per l’accesso al profilo di operatore scolastico. Un dibattito che, come spesso accade, nasconde dietro tecnicismi e cavilli, probl

01 agosto 2024 21:16
Ministero, politica e sindacati siano responsabili. Evoluzione ATA: “si sta perdendo tempo prezioso” -
Condividi

Nell’intricata burocrazia del sistema scolastico italiano, una nuova disputa emerge sulla scena: la questione dei requisiti per l’accesso al profilo di operatore scolastico. Un dibattito che, come spesso accade, nasconde dietro tecnicismi e cavilli, problemi molto più gravi e radicati.

 

Il recente comunicato stampa delle organizzazioni sindacali FLC CGIL, CISL, SNALS e GILDA Unamssolleva il caso dell’esclusione di alcuni candidati dalle graduatorie di terza fascia del personale ATA, basata su una presunta interpretazione restrittiva dei requisiti di accesso. Secondo i sindacati, il possesso del diploma di istruzione secondaria superiore, accompagnato dalla Certificazione Internazionale di Alfabetizzazione Digitale (CIAD), dovrebbe essere sufficiente per candidarsi al profilo di operatore scolastico, indipendentemente dal possesso di altre certificazioni specifiche.

Il Ministero dell’Istruzione, rappresentato dal Direttore Generale Filippo Serra, non ha fornito risposte chiare, ma ha preferito sospendere temporaneamente le esclusioni, creando una situazione di incertezza per centinaia di aspiranti operatori scolastici.Una risposta che sembra più un rinvio del problema che una vera soluzione.

Ma al di là di questa vicenda, ciò che emerge con forza dal comunicato è un quadro molto più preoccupante. Anni di tagli al personale, retribuzioni che non tengono il passo con l’inflazione, ritardi cronici nei pagamenti delle supplenze e condizioni di lavoro sempre più difficili: questa è la realtà quotidiana del personale ATA, un settore fondamentale per il funzionamento delle scuole, ma spesso dimenticato dalle politiche educative.

I sindacati denunciano una situazione in cui le segreterie scolastiche sono al collasso, strette tra le incombenze amministrative e i progetti legati al PNRR, con una dotazione organica insufficiente a garantire il corretto svolgimento delle attività. Gli assistenti amministrativi, i tecnici e i collaboratori scolastici, già sottopagati rispetto al costo della vita, si trovano a fronteggiare un aumento dei carichi di lavoro senza alcun sostegno concreto.

La questione del riconoscimento dei requisiti per l’accesso al profilo di operatore scolastico, seppur importante per chi si trova a vivere questa incertezza, appare quasi una distrazione rispetto ai problemi strutturali che affliggono il sistema scolastico italiano. Problemi che, come ricordato con amarezza nel comunicato, sembrano non trovare mai una soluzione definitiva, nonostante le promesse politichee i continui interventi normativi.

Le parole del Prof. Sabino Cassese,citate nel comunicato, risuonano come un monito: il governo della scuola sembra essere sfuggito di mano, ma forse non è mai stato davvero preso in mano. E così, mentre il personale ATA lotta per il riconoscimento dei propri diritti e per condizioni di lavoro dignitose, il sistema scolastico rischia di continuare a navigare a vista, senza una rotta chiara e con poche speranze di cambiamento.

Nel frattempo, si moltiplicano le richieste di intervento: un aumento strutturale dell’organico, una revisione delle tabelle stipendiali, il pagamento puntuale delle supplenze e l’introduzione dei buoni pasto.Richieste che, se accolte, potrebbero rappresentare un primo passo verso una scuola più giusta e funzionale, in grado di valorizzare tutti i suoi lavoratori, a partire da quelli che operano dietro le quinte, ma il cui ruolo è imprescindibile per la formazione dei cittadini di domani.

Sarà la politica in grado di ascoltare e agire, o assisteremo all’ennesimo capitolo di un dramma ormai troppo noto? Solo il tempo lo dirà, ma la pazienza di chi lavora nella scuola è ormai al limite.

La Voce della Scuola sui social