Nino De Cristofaro (Esecutivo Nazionale dei Cobas): “Difendo la scuola e la libertà”
Il prof. Nino De Cristofaro, professore di storia e filosofia, Esecutivo Nazionale dei Cobas, al grido di “Difendo la scuola e la libertà” è stato sospeso dalle attività didattiche e per questo ha ava...

Il prof. Nino De Cristofaro, professore di storia e filosofia, Esecutivo Nazionale dei Cobas, al grido di “Difendo la scuola e la libertà” è stato sospeso dalle attività didattiche e per questo ha avanzato un ricorso.
Professore, può spiegarci le sue motivazioni?
“Premetto che questo è il terzo anno scolastico che viviamo all’interno della pandemia, e nelle scuole, nonostante sia passato tutto questo tempo, non è cambiato nulla. Mentre è comprensibile che a febbraio 2020 la situazione ci cogliesse completamente impreparati, ad oggi è assurdo che molte delle proposte avanzate siano state completamente disattese. È evidente che l’azione preventiva è la più importante, in questo caso avrebbe dovuto essere il diminuire gli alunni per classe in base ai mq dell’aula (uno studio del Politecnico di Torino afferma che un’aula di 35 mq può contenere 15 persone in tutto, tra studenti e docenti), si sarebbe dovuto aumentare l’organico del personale scolastico, si sarebbero dovute fare una serie di scelte che non sono state fatte. Anzi quest’ultimo governo ha anche derogato ad una certa discrezionalità il distanziamento di un metro. Noi riteniamo che in questo stato di cose, il possesso di certificazioni come il green pass non contribuisca in nessun modo alla prevenzione ma sia stato un’ulteriore vessazione in un contesto lavorativo dove l’85-90% del personale è già vaccinato. Noi, come sindacato, sin dall’inizio abbiamo usato il nostro slogan “No al green pass a scuola, SI’ alla vaccinazione volontaria”, perché contestiamo il principio secondo cui l’introduzione del green pass rafforzi i criteri di sicurezza. Sappiamo c’è comunque la possibilità di essere contagiati con il vaccino, per questo abbiamo proposto l’introduzione dei tamponi salivari, a campione all’ingresso delle scuole, che tra l’altro sono molto meno invasivi dei tamponi ‘nasali’. Questo non è stato fatto e si è visto il green pass come strumento per rimettere in discussione il diritto al lavoro. Noi come sindacato non ci siamo rivolti al Tribunale Amministrativo, come hanno fatto altri, ma ci siamo rivolti al Giudice del Lavoro, perché riteniamo che per difendere i diritti costituzionali (lavoro, salute), occorre mantenere un equilibrio, che con il green pass è saltato. Anche qui uso uno slogan: “Non si può pagare per lavorare”, considerando che ogni tampone costa in media 15 euro. Io adesso sono sospeso e per questo ho presentato istanza al Giudice del Lavoro. Ma attenzione, sono sospeso in un modo che non mi garantisce il diritto alla difesa, come avviene nel caso del provvedimento disciplinare. Normalmente se il DS mi contesta un’infrazione, io ho diritto a difendermi con un’audizione, dopo la quale, sentiti eventualmente altri testimoni, si decide del mio destino. In questo caso, il DS, come prevede la norma, dopo 5gg dalla mancata presentazione del green pass mi ha sospeso senza possibilità di audizione. Per questo stato di cose, speriamo che uno dei GdL a cui ci siamo rivolti (ricordo che questa protesta è portata avanti da 4 colleghi dell’esecutivo dei COBAS, di Palermo, Firenze e Massa) ponga il problema alla Corte Costituzionale. Riteniamo che nell’ultimo DPCM ci siano delle forzature, non si è fatto niente per migliorare la sicurezza ma si è fatto molto per vessare chi non aveva nulla a che fare con questa situazione. Tutto questo si fa per mettere al centro il problema del lavoro e della sicurezza senza scinderlo, e pretendere che il governo entri nel merito delle situazioni e non usi il green pass per nascondere tutto ciò che in realtà si poteva ma non è stato fatto”.
Noi ci saremmo aspettati interventi più incisivi nella scuola, come l’aumento del numero dei docenti e del personale ATA e del numero delle aule, cosa che è stata parzialmente fatta con l’introduzione dell’organico Covid, anche se l’intervento avrebbe potuto essere occasione di introdurre risorse stabili per migliorare la qualità della scuola. Ma il green pass non è stato solo vessatorio, perché molti genitori hanno gradito che nelle scuole si avverta una maggiore sicurezza. Il ritorno a scuola è stato uno dei segnali più importanti per il ritorno alla normalità. La domanda è: lei ha mai pensato che per i genitori il green pass sia stato garanzia di maggiore serenità, soprattutto psicologica, per il rientro dei propri figli nelle aule?
“L’organico covid quest’anno è non può essere usato per sdoppiare le classi, inoltre anche quest’anno è iniziato con molte cattedre vuote. Quindi in un certo senso, la situazione è peggiorata rispetto all’anno scorso. Io non contesto che la scuola debba garantire la sicurezza, ma la sicurezza può essere garantita solo col vaccino o anche con dei test a campione? Penso che la risposta giusta sia la seconda. Inoltre, noi non contestiamo l’uso del test ma contestiamo l’obbligo del tampone a carico del lavoratore, con uno spostamento del diritto-dovere dal datore di lavoro al lavoratore. Visto che il Ministero della Sanità ha chiarito che in situazioni ricorrenti, come concerti, partite di calcio, ecc. si possano utilizzare test salivari, noi abbiamo proposto questi test all’ingresso delle scuole. Vorremmo poi reintrodurre il medico nelle istituzioni scolastiche, che da molto tempo non c’è più. Un genitore che vuole essere tranquillo, lo sarebbe ancora di più con il tampone salivare, a cui verrebbero sottoposti anche i docenti vaccinati. Ci sembrano proposte molto sensate e non capiamo perché non vengano accettate. Credo che un genitore debba conoscere queste possibilità che aumentano la sicurezza nella scuola”.