"Oggi, 23 luglio 2024, possiamo affermare che 'l'inclusione è affondata' per mano di chi avrebbe dovuto tutelarla, proteggerla e garantirla". Evelina Chiocca
Con le parole: "Oggi il processo di inclusione può dirsi AFFONDATO!", la pedagogista Evelina Chiocca decreta la fine dell'era dell'inclusione scolastica

Con le parole: “Oggi il processo di inclusione può dirsi AFFONDATO!”, la pedagogista Evelina Chiocca decreta la fine dell’era dell’inclusione scolastica così come l’abbiamo sempre conosciuta, ossia, all’avanguardia nonostante le sue criticità storiche: personale specializzato e stabilizzazioni carenti che potessero determinare una continuità nel tempo. La dottoressa spiega la situazione attuale con un aneddoto le conseguenze scaturite da “improbabili soluzioni” e dichiara:
“Già! Di fronte alla ‘carenza’ di personale specializzato, qual è la ricetta di chi siede in viale Trastevere? Attivare “ulteriori corsi di specializzazione per il sostegno. E, fin qui, tutto bene. Come recita quell’uomo del film di Kassovitz che, cadendo da un palazzo di 50 piani, si ripeteva:
“Fino qui, tutto bene… fino qui, tutto bene… fino qui, tutto…”
Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio! è l’impatto!
Ecco. Sino ad ora ci siamo ripetuti:
“fino qui tutto bene”,
perché finché erano proposte, finché erano ipotesi, finché era demagogia, potevamo ipotizzare qualcosa di meglio. In fondo le persone possono sempre cambiare parere. Vale per tutti. Purtroppo non è avvenuto in questo caso. Nessuna inversione di rotta.
Oggi, 23 luglio 2024, possiamo affermare che “l’inclusione è affondata” per mano di chi avrebbe dovuto tutelarla, proteggerla e garantirla.
Il tutto si è consumato fra una lettera e una cifra. E di cifre parla il Ministro Valditara dopo aver fatto passare questo parte della norma che consente di assicurare alla scuola PERSONALE DOCENTE FORMATO A METÀ”.
Sì, avete letto bene: a metà.
Ed ora, si legge su La Tecnica della scuola, questo stesso Ministro pensa di poter ricorrere all’Osservatorio scolastico per definire il contenuto di percorsi formativi, che saranno attivati:
– da INDIRE (dopo la conversione che dovrà operare),
– dalle Università (saranno le università telematiche ad intervenire oppure queste ed anche le altre?)
– dalle Università in convenzione con INDIRE, i percorsi, che sono di fatto una sanatoria:
a) saranno erogati ONLINE;
b) saranno finalizzati al conseguimento di 30 CFU.
Avete letto bene: 30 CFU.
Esattamente la metà di quelli che altri stanno conseguendo presso le università, con corsi in presenza, per specializzarsi per le attività di sostegno didattico. Parrebbe per conseguire lo stesso titolo.
Ma arrivano i dubbi, leggendo quanto afferma il Ministro.
Il Ministro, infatti, afferma:
“Non è sanatoria ma un percorso ulteriore, risolviamo un problema””
Domanda: si tratta i un ulteriore percorso? Qualcuno se n’è accorto forse?
Lecito chiedersi: e perché, visto che mancano tanti medici, non si attivano corsi di tre anni, anziché di sei anni? E questo, chiaramente, vale per molte altre professioni (non solo per quella riportata qui come esempio).
E poi, sempre il Ministro, aggiunge:
“Credo che non sfugga la realtà. Ai nostri ragazzi con disabilità non offriamo una docenza specializzata sul sostegno. Per la prima volta si dà rilievo all’Osservatorio per l’Inclusione. I crediti saranno almeno 30. Per la loro definizione sarà coinvolto l’Osservatorio”.
E mi chiedo…
1) Che cosa vuol dire che “ai nostri ragazzi con disabilità non offriamo una docenza specializzata sul sostegno”?
Forse queste persone che faranno questi corsi online di 30 CFU risulteranno non specializzati, ma paraspecializzati? Forse saranno assegnati alle scuole come assistenti o para-docenti o altro ancora?
Perché, davvero, non è per niente chiara la dichiarazione del Ministro, riportata in un virgolettato dall’articolo pubblicato da La Tecnica della scuola.
2) Lo sanno coloro che, privi di requisiti, hanno fatto tre anni di servizio su sostegno, che con il corso “detto” di specializzazione diventeranno “docenti non specializzati”, ma “personale con 30 cfu”?”, termina Evelina Chiocca.