Olimpiadi, che tuta!
Le Olimpiadi 2024, che si disputeranno in Francia, non sono ancora iniziate, e già divampano le polemiche, in casa nostra, sulla divisa della rappresentanza italiana, giudicata tra le più brutte che s...

Le Olimpiadi 2024, che si disputeranno in Francia, non sono ancora iniziate, e già divampano le polemiche, in casa nostra, sulla divisa della rappresentanza italiana, giudicata tra le più brutte che si siano viste a Parigi. Eppure, la divisa italiana è firmata Armani, ma pare che lo stilista si sia impegnato poco, dal momento che il risultato che ne è venuto fuori dal suo sforzo è una anonima tuta scura (ma scura scura), con una grossa scritta sul petto. A guardarla, ricorderebbe, in effetti, come è stato detto, quelle tute di anni fa (ma di molti anni fa), che ciascuno indossava, per obbligo, durante le gite scolastiche degli anni delle elementari.
Sono lontani i tempi in cui, per le Olimpiadi del 1952, svoltesi in Finlandia, il nostro scrittore e giornalista Italo Calvino, elogiava, per la squadra olimpica italiana proprio le divise, sia quelle degli atleti, che quelle dei dirigenti. Gli articoli “sportivi” di Italo Calvino erano (sempre) articoli di-vergenti (e di-vertenti), com’era sua abitudine, spiazzando i lettori ed educandoli a guardare le cose della vita e del mondo da punti di vista di-vergenti. Ecco uno stralcio dell’articolo di Italo Calvino sulle divise olimpiche del 1952, nel quale il suo occhio indagatore si appuntò sui «colori» dello sport, a cominciare, appunto, dall’abbigliamento degli atleti e dei dirigenti sportivi:
[…] colori delle tute di allenamento ancor più vistose delle giacche della divisa da passeggio degli atleti e dei dirigenti delle varie squadre: gli italiani, col loro splendente doppiopetto, coi bottoni d’oro, hanno tutti un’aria da principe azzurro: emergono con loro, in vistosità, i messicani, con le loro giacche rosso-vino, mentre invece gli inglesi portano una giacchetta nera assai modesta […]
L’osservazione riguardava la manifestazione d’apertura dei giochi olimpici. Il giornalista Calvino allargava il suo sguardo, per cogliere (e per raccontare) aspetti generalmente trascurati da altri giornalisti e da altri commentatori, ma che, a proposito di colori e di abbigliamento sportivo, nel tempo, avrebbero invece assunto un’importanza (anche commerciale, in termini di business) via via crescente, fino ad arrivare alle attuali esagerazioni (l’abbigliamento sportivo, oggi, è fiorentissimo, a livello mondiale, ed è settore trainante dell’economia degli Stati). Quelle di Italo Calvino, dunque, non erano semplici cronache, ma storie. Questo testo, che risale al 1952, a più di settant’anni di distanza, conserva tutta la sua vividezza, di quadro sociale, culturale, economico, sportivo.