Il caso: contrasto fra Invalsi e Olimpiadi della Matematica, la scuola del Nord investe sulle eccellenze, il Sud resta indietro
Difficile spiegare, almeno in apparenza, il contrasto evidente fra gli esiti negativi delle prove Invalsi e i risultati straordinari dei nostri studenti alle Olimpiadi della Matematica 2023. Partendo...

Difficile spiegare, almeno in apparenza, il contrasto evidente fra gli esiti negativi delle prove Invalsi e i risultati straordinari dei nostri studenti alle Olimpiadi della Matematica 2023. Partendo pertanto dall’articolo pubblicato il 15 luglio scorso e dai commenti dei nostri lettori, rivolgo alcune domande alla prof.ssa Marzia Gentile, docente di Matematica in ruolo da alcuni anni in un noto Liceo di Napoli, dopo la gavetta di rito da precaria in un Liceo Scientifico di Carrara, in alta Toscana. Nord e Sud a confronto a caccia di spiegazioni, partendo dal primo dato evidente: gli alunni italiani premiati in Giappone sono tutti maschi, il che evidenzia un retaggio culturale ancora duro a morire, ma principalmente sono tutti del Nord Italia.
Perché questo divario?
– Il motivo principale è che al Nord le scuole sono meglio organizzate con infrastrutture più efficienti e maggiori risorse economiche e umane da investire sugli alunni meritevoli.
In che senso?
– Già 10 anni fa a Carrara la preparazione alle Olimpiadi della Matematica veniva praticata a parte, di sabato, per circa tre ore e fuori dall’orario scolastico. Il docente che se ne occupava aveva una cattedra distribuita fra orario curricolare e potenziamento, e il sabato mattina preparava i ragazzi più meritevoli, facendoli esercitare sui quiz e i problemi che sottopongono alle Olimpiadi, il che naturalmente si traduceva in ottimi risultati riportati non soltanto alle Olimpiadi ma di conseguenza anche alle prove Invalsi, dove non a caso ad emergere sono quasi sempre scuole del Nord.
Solo a Carrara preparano gli alunni fuori dall’orario scolastico?
– No, al Nord è una prassi abbastanza consolidata, investono molto per coltivare le eccellenze.
Quindi è una scelta dell’Istituto investire in ore aggiuntive?
– Si’, per noi docenti curricolari coltivare le eccellenze in orario scolastico sarebbe impossibile, a meno di avere un’ottima classe.
Perché?
– Perché puntare sulle eccellenze è una scelta precisa, che un docente che si ritrova in una classe disomogenea non fa: qualunque docente in caso di difficoltà sceglie sempre di aiutare la parte debole della classe, per portare tutti allo stesso livello. In tal caso, fra programmi da svolgere e recuperi da programmare è impossibile. A ciò si aggiungono anche perdite di tempo come l’Educazione Civica, che di per sé e’ una materia importante, ma che proprio in quanto tale non dovrebbe gravare sui programmi di materie di base come la Matematica, ma dovrebbe viceversa essere fatta a parte, da un docente dedicato. Un docente di Matematica ha una formazione totalmente diversa e pertanto alle ore di Educazione Civica deve dedicare del tempo anche per preparare le lezioni, ore che potrebbero essere impiegate proprio per i recuperi o magari per potenziare i più bravi, preparando lezioni più all’avanguardia che possano invogliare tutti a studiare di più. Dove non è possibile dedicare ore extra ai più bravi, come accade al Nord, potersi concentrare sulla propria materia sarebbe il minimo.
Come si appassionano gli studenti alla Matematica?
– Esistono diversi metodi, il più importante è quello ludico, attraverso giochi interattivi che affrontano la materia in modo pratico e divertente. Ci sono diversi programmi validi, usati per lo più in indirizzi diversi dallo Scientifico, proprio dove c’è scarso interesse per la Matematica, come ad esempio le Scienze Umane. Ai ragazzi si insegna a vedere il lato pratico della materia, il che vale per tutte le Stem, e quando ciò accade si appassionano. Per poterlo garantire tuttavia, la scuola deve avere laboratori attrezzati, Lim sempre funzionanti e dovrebbe fornire tablet o strumenti informatici efficienti a tutti gli alunni. Al Nord le scuole sono molto attente alla dotazione informatica, ma ciò dovrebbe accadere ovunque: tutti i docenti italiani, di ruolo e precari, se messi nelle condizioni di lavorare bene danno il meglio e i risultati sono sempre evidenti. A Carrara la programmazione didattica, inclusa la preparazione alle Olimpiadi, era programmata dall’inizio dell’anno, inoltre i ragazzi arrivavano già maggiormente preparati di base, perché esistono competizioni che partono sin dalla scuola Primaria, come i Kangourou, (ndr. Kangourou= Gioco-concorso per diffondere la cultura della matematica di base fra i giovani, a partire dalla classe quarta della scuola Primaria), che al Sud sono pressoché sconosciuti. Investendo sulla didattica alternativa e fornendo gli strumenti giusti gli alunni arrivano alle superiori più preparati, e continuando a garantire il supporto necessario per formarli, i risultati sono certi.
Invece al Sud?
– Al Sud i laboratori sono spesso fatiscenti, le risorse economiche mancano o non vengono investite nel modo giusto, spesso non si ha la possibilità di aumentare il numero dei docenti, né di pagare extra il personale ATA per tenere aperta la scuola più a lungo, motivo per cui ci si limita alla didattica di base, e quando ciò accade in scuole difficili, i docenti devono essere preparati il doppio per ottenere la metà dei risultati. E’ un vero peccato perché di eccellenze al Sud ne abbiamo tante, non soltanto fra alunni e docenti, ma anche fra le Scuole ce ne sono di validissime, tuttavia c’è una mentalità diversa che porta ad investire in altre direzioni, quando ciò è possibile, oppure a non farlo affatto, se le risorse disponibili non lo consentono. In tal modo agli alunni più brillanti la scuola non fornisce gli strumenti adeguati per emergere e l’interesse si riduce, anche nei confronti di prove come le Invalsi.
E dunque ci si livella verso il basso
– Esatto.
La conversazione prende poi la piega inevitabile di prevedere, in questo quadro, i possibili scenari in caso di dimensionamento scolastico e/o autonomia differenziata: nulla di nuovo ne’ di confortante, che ogni docente non sappia già.