La Voce della Scuola

Oristano, maestra sospesa per pratiche religiose a scuola: difesa dalla Uil, il Tribunale conferma la sanzione

La recente sentenza del Tribunale del lavoro di Oristano ha confermato la sospensione di venti giorni, con stipendio ridotto, di Marisa Francescangeli, insegnante della scuola primaria di San Vero Mil...

A cura di Redazione
31 ottobre 2024 10:58
Oristano, maestra sospesa per pratiche religiose a scuola: difesa dalla Uil, il Tribunale conferma la sanzione -
Condividi

La recente sentenza del Tribunale del lavoro di Oristano ha confermato la sospensione di venti giorni, con stipendio ridotto, di Marisa Francescangeli, insegnante della scuola primaria di San Vero Milis. La decisione ha fatto seguito a una serie di episodi in cui la docente avrebbe coinvolto gli alunni in pratiche religiose, come la recitazione di preghiere, la costruzione di rosari e l’uso di olio profumato, invece di rispettare i programmi di insegnamento previsti per la scuola pubblica.

I fatti e la decisione della scuola

L’insegnante, secondo la ricostruzione della scuola, aveva ricevuto numerosi richiami dalla direzione scolastica per le sue attività in aula, considerate non conformi ai doveri professionali e alla normativa che disciplina il lavoro docente. Le segnalazioni di alcuni colleghi e di tre genitori avevano portato alla luce il caso: la maestra avrebbe chiesto ai bambini di costruire un piccolo rosario con dieci perline e di recitare insieme il Padre Nostro e l’Ave Maria durante le ore di lezione. Inoltre, in un’occasione, avrebbe spiegato ai bambini la storia biblica dell’“olio di Nardo,” che venne utilizzato, secondo le Scritture, per ungere il corpo di Gesù prima della crocifissione, e avrebbe permesso ai bambini di utilizzarlo in classe.

Il ricorso della maestra e la difesa

Francescangeli, assistita dal sindacato Uil Scuola e dai legali Elisabetta Mameli e Domenico Naso, ha impugnato la sospensione chiedendone l’annullamento. Gli avvocati hanno sostenuto che la contestazione disciplinare fosse stata notificata in ritardo, senza rispettare il termine di venti giorni, il che comprometterebbe il diritto di difesa della docente, violando anche il contratto collettivo di lavoro. Inoltre, secondo la difesa, le attività svolte in classe dalla maestra rientrerebbero nella “libertà di insegnamento,” principio che garantisce all’insegnante la possibilità di adattare i metodi educativi.

La difesa ha cercato di dimostrare che, in una scuola dove la presenza della religione è comunque riconosciuta con l’insegnamento di tale materia da parte di un altro docente, le azioni della maestra Francescangeli avrebbero potuto essere interpretate come un semplice accenno alla cultura religiosa. Tuttavia, la direzione scolastica ha chiarito che tali pratiche non rientravano in alcun programma autorizzato e che erano considerabili come attività estranee alle materie assegnate all’insegnante.

La sentenza: violazione dei doveri di docente

Il Tribunale del lavoro, rappresentato dalla giudice Consuelo Mighela, ha rigettato il ricorso della docente, confermando la sospensione. Nella sentenza viene precisato che le attività svolte dalla maestra non rappresentavano un’espressione della libertà di insegnamento, ma piuttosto una “violazione dei doveri di un docente di scuola pubblica” e dei principi che la scuola pubblica deve garantire, tra cui la laicità dello Stato. La giudice ha sottolineato che la scuola pubblica è tenuta a rispettare questo principio fondamentale, il quale esclude pratiche di culto non previste dagli ordinamenti scolastici, soprattutto se interferiscono con il diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni, come sancito dall’articolo 30 della Costituzione.

Durante il processo, la stessa Francescangeli ha ammesso di aver incoraggiato i bambini a recitare preghiere e costruire rosari, ma ha respinto l’accusa di aver usato olio benedetto. Secondo le sue dichiarazioni, si trattava di un semplice olio profumato, ma questo dettaglio non ha cambiato il verdetto. Per la giudice, l’uso dell’olio, unito alle altre pratiche religiose, rappresenta un’infrazione alle norme vigenti per l’insegnamento nella scuola pubblica.

La laicità delle istituzioni pubbliche

La sentenza sottolinea la necessità di mantenere un ambiente educativo neutro e rispettoso della laicità nelle istituzioni pubbliche. L’episodio ha acceso il dibattito sull’applicazione della libertà di insegnamento e sui limiti imposti ai docenti in un contesto di istruzione pubblica. La sospensione della maestra, confermata dalla giustizia, ribadisce il ruolo della scuola pubblica come istituzione inclusiva e laica, in cui ogni interferenza di carattere religioso viene limitata per garantire un’educazione equa e rispettosa per tutti.

La Voce della Scuola sui social