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PENSIONI - Sistema contributivo puro in crisi nera, neo-pensionati superano di gran lunga i neonati e assegni di quiescenza ridotti all’osso

Con 20 anni di contributi solo 534 euro al mese. Inevitabile il ricorso alla previdenza complementareIl sistema contributivo puro è palesemente in crisi: lo dicono i dati ufficiali. È stato in queste...

A cura di Redazione
11 novembre 2024 16:17
PENSIONI - Sistema contributivo puro in crisi nera, neo-pensionati superano di gran lunga i neonati e assegni di quiescenza ridotti all’osso -
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Con 20 anni di contributi solo 534 euro al mese. Inevitabile il ricorso alla previdenza complementare

Il sistema contributivo puro è palesemente in crisi: lo dicono i dati ufficiali. È stato in queste ore è stato infatti reso pubblico uno studio nazionale sulle pensioni e la previdenza complementare, dal quale risulta in modo inequivocabile che in Italia ci sono più neo-pensionati che neonati (nel 2023 appena 379.339 nati in Italia a dispetto di 519.879 persone che hanno lasciato il servizio), ma solo un lavoratore su quattro provvede al futuro aderendo alle iniziative per supportare le pensioni sempre più assottigliate e per le donne i problemi sono molto più grandi e complessi.

“Il sistema pensionistico italiano – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – sta producendo dei risultati sempre più penalizzanti per i lavoratori, soprattutto quelli che hanno una carriera instabile o con molto precariato, caratteristiche tipiche, purtroppo, di chi intraprende una carriera professionale a scuola. La media nazionale ci dice che soltanto il 26% dei lavoratori italiani ha un fondo pensione. Probabilmente non si ha ancora la coscienza di quale pensione misera si andrà a prendere: basterebbe ricordare con anche con 43 anni di contributi, l’assegno di quiescenza sarà pari solo all’80% degli ultimi stipendi. Con 20 anni di contributi, invece, l’assegno si ridurrà a 534 euro, quindi si tratterebbe di una pensione sociale. In questa situazione è evidente che non si può fare a meno di versare dei contributi integrativi: la carta stampata nazionale ci dice che se un dipendente ha versato, ad esempio, 20.250 euro in un fondo, gli aumenti medi risultano di circa 295 euro”.

LA PROPOSTA DEL SINDACATO ANIEF

Il sindacato Anief ricorda che molti lavoratori della scuola rischiano di prendere un assegno inferiore alla pensione sociale per colpa della precarietà, a partire da quelli che hanno una ventina d’anni di servizio svolto. Mentre in Francia permane il calcolo dell’assegno pensionistico basato sulla media dello stipendio medio annuo e calcolato sulla base dei 25 anni migliori della carriera. Il problema è che dal 2011, con l’approvazione della Legge Monti-Fornero, in Italia si è passati a un calcolo basato sui contributi effettivamente prestati che penalizza soprattutto i lavoratori della scuola per l’alto tasso di precarietà durante il quale lo stipendio è ridotto rispetto al personale di ruolo con tanti diritti negati: dal salario accessorio alle ferie, dagli scatti di anzianità alle mensilità estive, dai permessi alle assenze e al welfare.

“Quello che si svolge a scuola prima dell’immissione in ruolo – dice Marcello Pacifico – è effettivamente un lavoro discontinuo con supplenze brevi e saltuarie e per lo più al termine delle attività didattiche (30 giugno o al massimo 31 agosto). Si tratta di una situazione molto comune, perché l’accesso ai ruoli è tardivo rispetto alla pensione di vecchiaia, in media 47 anni. Se si parte dai dati pubblicati su 24,2 milioni di cittadini italiani nati tra il 1965 e il 1994 soltanto il 26% ha un fondo pensione di comparto, bancario o assicurativo, al netto degli effettivi lavoratori. Per le lavoratrici con 20 anni di servizio, senza fondo, si prevede a 67 anni un assegno inferiore a 535 euro, quota della pensione sociale che è il vero scandalo dell’attuale sistema. Soltanto versando 2.000 euro in media a un fondo pensione, ovvero ottenendo un rendimento di 20.250, si potrebbero avere 235 euro mensili in più”.

“Infine, va ricordato che chi avrà il massimo dell’età contributiva (43 anni) può sperare in un assegno pari all’80%, gli altri in media dal 56% al 65%. Per questo – conclude il sindacalista – è importante chiedere una consulenza specifica. Il nostro sindacato Anief chiede pertanto una riforma dell’INPS che separi le spese degli ammortizzatori sociali da quelle per la pensione, che preveda il versamento dei contributi attuali figurativi da parte dello Stato, rivede le aliquote e il calcolo dell’assegno nonché l’età pensionabile”.

IL SINDACATO AL SERVIZIO DEI LAVORATORI

Il sindacato Anief fornisce consulenze a chi avesse bisogno di maggiori informazioni in merito: scrivere a [email protected]

Nel frattempo, sempre il sindacato Anief ha avviato una Campagna Screening gratuita sullo stato di servizio per recuperare i diritti negati durante gli anni di precariato.

Infine, il giovane sindacato, attraverso Cedan, fornisce consulenza sull’età pensionabile.

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