Prima la pestano, poi per ricordarsi della sua faccia, la filmano; il caso della studentessa di Marano
Prima la pestano, poi per ricordarsi della sua faccia, la filmano; il caso della studentessa di Marano

di Salvo Di Noto

Prima la pestano, poi la filmano, per ricordarsi di lei, per marchiarla, per divertirsi.
Una ragazza di Marano, accerchiata, umiliata, massacrata da quelle persone che a scuola vengono chiamate “compagne” e che fuori si rivelano compagnie pseudo-criminali.
L’hanno attirata fuori casa con una scusa, citofonando e convincendola a scendere. Appena arrivata, è scattata la “punizione”, senza un motivo chiaro: una ragazza l’ha afferrata per i capelli e l’ha colpita con pugni e calci, in pieno volto e all’addome.
Dopo l’aggressione, la vittima è stata portata in ospedale, dove i medici hanno riscontrato contusioni ed escoriazioni.
Basta uno sguardo sbagliato, un’ombra di equivoco, il nulla per scatenare l’inferno.
E il sangue cola. Non solo sulla pelle.
Poi il video. Si sa che per ferire non basta più picchiare, bisogna immortalare: per ridere insieme, per condividere, per fare views su un dolore che, fin quando era “solo” fisico, forse si poteva cancellare.
Ma la ferita resta, incisa nella pelle e nell’anima di chi lo subisce.
Una violenza che non è più solo bullismo, ma una vera e propria forma di criminalità.