La Voce della Scuola

Professore minaccia la figlia della premier Meloni: “Ho usato l’Intelligenza Artificiale per scrivere il post. Chiedo scusa”

Il docente di tedesco Stefano Addeo ammette l’errore dopo il post social contenente frasi minacciose rivolte alla figlia di Giorgia Meloni. “Superficiale e inadeguato: mi sono rivolto persino all’IA p...

A cura di Redazione
02 giugno 2025 19:05
Professore minaccia la figlia della premier Meloni: “Ho usato l’Intelligenza Artificiale per scrivere il post. Chiedo scusa” -
Condividi

Il docente di tedesco Stefano Addeo ammette l’errore dopo il post social contenente frasi minacciose rivolte alla figlia di Giorgia Meloni. “Superficiale e inadeguato: mi sono rivolto persino all’IA per scrivere un post offensivo. Non rifarei una cosa del genere”

È bufera sull’insegnante di tedesco Stefano Addeo, docente all’Istituto Enrico Medi di Cicciano, in provincia di Napoli, dopo la pubblicazione sui social di un post minaccioso rivolto alla figlia della premier Giorgia Meloni. Il messaggio, che conteneva allusioni inquietanti e richiami al recente femminicidio della 14enne Martina Carbonaro, ha suscitato reazioni di sdegno bipartisan, con richieste di chiarimenti e provvedimenti da parte delle autorità scolastiche.

Intervistato ai microfoni del TGR Campania, Addeo ha chiesto scusa pubblicamente, definendo il suo gesto «un errore gravissimo», e ha ammesso di essersi rivolto a un sistema di intelligenza artificiale per generare il testo incriminato: «Sono stato superficiale – ha detto – ho chiesto all’intelligenza artificiale di “scrivere un post cattivo su di lei”. Non rifarei mai più una cosa simile».

Il post e le reazioni immediate

Il contenuto del messaggio, di cui restano tracce online nonostante la rimozione, evocava in modo inquietante la tragedia di Martina Carbonaro, associandola con toni sprezzanti alla figlia della presidente del Consiglio. Il fatto che una simile frase sia uscita dai profili social di un insegnante in servizio ha amplificato l’indignazione, sollevando interrogativi sulla responsabilità etica del corpo docente e sull’uso consapevole della tecnologia.

Il caso è rapidamente diventato oggetto di attenzione nazionale. La presidenza del Consiglio non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma diversi esponenti politici, sia della maggioranza che dell’opposizione, hanno definito “inaccettabile” che un educatore possa rivolgersi in modo aggressivo e minaccioso verso una minore, a prescindere dalla sua posizione familiare.

L’uso dell’intelligenza artificiale: attenuante o aggravante?

Particolarmente controverso è l’aspetto dell’impiego dell’intelligenza artificiale per generare il post. Il professore ha infatti dichiarato di aver chiesto al sistema IA di scrivere “un post cattivo” sulla figlia della premier, lasciando intendere di non aver composto personalmente il testo nei suoi dettagli.

Questa ammissione ha aperto un dibattito complesso. Da un lato, la dichiarazione è sembrata un tentativo di ridurre la propria responsabilità, come se a parlare fosse stato “un software”. Dall’altro, ha acceso i riflettori sulla facilità con cui gli strumenti di IA generativa possono essere usati impropriamente, specialmente da chi ricopre un ruolo educativo.

Molti esperti di etica digitale hanno sottolineato che l’intelligenza artificiale non esonera l’utente dalla responsabilità morale e giuridica dei contenuti prodotti, anche quando questi vengono successivamente pubblicati. In questo caso, la scelta di chiedere attivamente un testo offensivo e poi diffonderlo è stata pienamente volontaria.

La difesa: “Mai fatto politica in classe”

Nel corso dell’intervista, Stefano Addeo ha tenuto a precisare di non aver mai portato opinioni politiche nel contesto scolastico: «In classe – ha detto – sono sempre stato rispettoso del mio ruolo. Quello che ho fatto sui social è stato uno sbaglio personale, non professionale».

Tuttavia, questo confine tra vita privata e ruolo pubblico è sempre più labile, soprattutto per chi esercita una professione che implica una funzione educativa e un esempio costante nei confronti dei giovani. La presenza sui social non può essere considerata “neutra”, soprattutto quando si tratta di contenuti offensivi o aggressivi.

Le possibili conseguenze disciplinari

Al momento, il Ministero dell’Istruzione e del Merito non ha comunicato provvedimenti ufficiali nei confronti del docente, ma l’Ufficio scolastico regionale ha avviato una verifica preliminare. La scuola dove insegna Addeo ha fatto sapere di prendere le distanze dal contenuto e di attendere istruzioni dalle autorità competenti.

Secondo fonti sindacali, il professore rischia un procedimento disciplinare che, nei casi più gravi, può arrivare alla sospensione dal servizio o persino alla risoluzione del contratto, qualora venga dimostrato un comportamento incompatibile con la funzione docente.

Un segnale d’allarme: serve formazione sull’uso responsabile delle tecnologie

Il caso Addeo si inserisce in un momento storico in cui la scuola è sempre più chiamata a riflettere sull’uso degli strumenti digitali, sia da parte degli studenti che dei docenti. Se da un lato si promuove l’innovazione tecnologica nella didattica, dall’altro manca ancora una piena consapevolezza dei limiti e delle responsabilità connesse all’uso dell’intelligenza artificiale generativa.

Le associazioni di categoria chiedono formazione obbligatoria su queste tematiche, per evitare che casi simili si ripetano. La cultura digitale, sostengono, non si costruisce solo introducendo strumenti, ma anche insegnando etica, linguaggio e senso del limite.

Oltre le scuse, serve una riflessione collettiva

Le scuse di Stefano Addeo, per quanto sincere, non cancellano la gravità dell’episodio. Minacciare o alludere alla violenza nei confronti di una minore, anche in forma indiretta o “mediata” da una IA, resta un gesto inaccettabile, soprattutto se a compierlo è un insegnante, figura di riferimento per le nuove generazioni.

Il caso, però, può e deve diventare occasione per un dibattito serio sull’uso delle tecnologie, sul ruolo pubblico degli insegnanti e sull’educazione civica nel mondo digitale. Perché scrivere un post non è mai solo scrivere un post, tanto meno quando riguarda la vita di un bambino.

La Voce della Scuola sui social