Pulp Fiction alla Sanità: quando il contratto diventa un film di Tarantino
C’è qualcosa di profondamente lynchiano nella vicenda che arriva dal quartiere Sanità di Napoli, un luogo che Eduardo De Filippo avrebbe definito “un teatro a cielo aperto”, ma che oggi assomiglia più...

C’è qualcosa di profondamente lynchiano nella vicenda che arriva dal quartiere Sanità di Napoli, un luogo che Eduardo De Filippo avrebbe definito “un teatro a cielo aperto”, ma che oggi assomiglia più a una scena tagliata da Gomorra. Come in un film di Tarantino, abbiamo tutti gli ingredienti: violenza, giustizia fai-da-te e, novità assoluta, un contratto collettivo nazionale nel ruolo del cattivo.
Mentre Kafka si rigira nella tomba, qualche mente brillante ha deciso che il vero colpevole dell’aggressione a un collaboratore scolastico non sia da ricercare nelle dinamiche di un quartiere difficile – sarebbe troppo banale, troppo Neorealismo italiano – ma nelle pieghe di un CCNL firmato da quasi tutti i sindacati. Una trama che neanche i fratelli Coen nei loro momenti migliori avrebbero osato concepire.
La teoria è degna del miglior Ionesco: il contratto, imponendo ai collaboratori scolastici di occuparsi dell’igiene dei bambini, avrebbe creato le condizioni per potenziali accuse di molestie. È come se in “Minority Report” invece di arrestare i criminali prima che commettano i reati, si accusasse il codice penale di istigazione a delinquere. Philip K. Dick, da qualche parte nell’infinito, sta prendendo appunti per un nuovo racconto distopico.
I nostri eroi sindacali – quelli che il contratto non l’hanno firmato, dettaglio che Sherlock Holmes definirebbe “un indizio significativo” – hanno trasformato una vicenda di cronaca in un manifesto politico con la stessa naturalezza con cui Andy Warhol trasformava una zuppa Campbell in arte pop. La differenza è che Warhol sapeva di fare arte, loro pensano di fare sindacato.
Mentre le indagini sono ancora in corso – particolare che in un normale stato di diritto avrebbe una qualche rilevanza – la macchina del fango 2.0 è già partita a pieno regime. Come in “Matrix”, ci viene offerta una scelta: prendere la pillola blu e credere alla narrazione ufficiale dei sindacati dissidenti, o quella rossa e vedere quanto sia profonda la tana del Bianconiglio della strumentalizzazione politica.
In questo teatro dell’assurdo, dove Pirandello incontra Black Mirror, il CCNL diventa il deus ex machina di una tragedia greca moderna. Un contratto che, come il Grande Fratello orwelliano, tutto vede e tutto controlla, persino le aggressioni in stile camorrista in un quartiere di Napoli. Brillante! Come direbbe il Joker di Heath Ledger: “Introduci un po’ di anarchia, stravolgi l’ordine precostituito, e tutto diventa improvvisamente… caos.”
Ma la vera perla di questa rappresentazione post-moderna è la pretesa di collegare un’aggressione violenta a un articolo contrattuale. È come se in “C’era una volta in America” De Niro giustificasse le sue azioni citando il contratto dei sindacati del crimine organizzato. Una sceneggiatura che persino Dario Argento rifiuterebbe per eccesso di surrealismo.
Nel frattempo, la scuola italiana continua il suo viaggio dantesco attraverso i gironi dell’inferno burocratico, mentre i nostri Don Chisciotte sindacali combattono contro i mulini a vento di un contratto già firmato. Come direbbe Kurt Vonnegut: “E così va la vita.”
In questa commedia all’italiana 2.0, dove la realtà supera costantemente la fantasia, c’è solo una certezza: Pier Paolo Pasolini avrebbe trovato materiale per un nuovo “Scritti corsari”. E forse, da qualche parte, Boris Vian sta già scrivendo una nuova versione de “La schiuma dei giorni”, ambientata in una scuola italiana del XXI secolo.