“Quasi un anno di salario per un’utilitaria: gli insegnanti italiani restano tra i più poveri (e precari) d’Europa”
“Quasi un anno di salario per un’utilitaria: gli insegnanti italiani restano tra i più poveri (e precari) d’Europa”

Comprare un’auto utilitaria nuova può costare, in media, intorno ai 15mila euro. Una cifra che, per molti insegnanti italiani, equivale a quasi un intero anno di stipendio. Un dato emblematico che riassume la condizione di difficoltà economica in cui versano i docenti nel nostro Paese, notoriamente tra i meno retribuiti d’Europa.
La questione non è nuova, ma è tornata alla ribalta durante un recente incontro organizzato dalla CGIL, al quale hanno partecipato il segretario generale Maurizio Landini e la vicesegretaria generale Gianna Fracassi (fonte: Today.it). Nel corso dell’evento, è emerso come il contratto nazionale degli insegnanti – già giudicato inadeguato dai sindacati – non riesca a proteggere il potere d’acquisto dei lavoratori del comparto scuola, costretti spesso a sopperire a questa carenza con doppi lavori o incarichi precari.
Stipendi troppo bassi rispetto al resto d’Europa
Secondo le rilevazioni più recenti di vari organismi internazionali, gli stipendi degli insegnanti italiani – sia di scuola primaria che secondaria – risultano significativamente inferiori alla media UE. Di fatto, un docente in Italia percepisce uno stipendio netto iniziale di circa 1.300-1.400 euro al mese, a fronte di cifre ben più alte in Paesi come Germania, Francia o Paesi Bassi.
Pur tenendo conto delle differenze nel costo della vita, la differenza retributiva rimane marcata: basti pensare che in alcune nazioni del Nord Europa gli insegnanti superano agevolmente i 2.000 euro di stipendio iniziale. Perché in Italia questa divaricazione? Da un lato, la spesa pubblica per l’istruzione rimane inferiore alla media europea; dall’altro, un sistema contrattuale che, negli ultimi anni, ha subito ritardi e rinnovi economici spesso insufficienti a tenere il passo con l’inflazione.
La piaga del precariato
Oltre alla questione salariale, il mondo della scuola italiana soffre di un fenomeno altrettanto grave: la precarietà del personale docente. Ad ogni avvio dell’anno scolastico, migliaia di insegnanti si trovano a dover accettare cattedre temporanee, spesso lontano dalla propria residenza, per poi non avere la certezza di poterle mantenere l’anno successivo.
Questa situazione cronica si ripercuote non solo sul benessere e sulla stabilità economica dei docenti stessi, ma anche sulla qualità dell’insegnamento. Una continua rotazione di figure professionali influisce negativamente sulla continuità didattica, un elemento essenziale per garantire agli studenti un percorso formativo solido e coerente.
Gli obiettivi dei sindacati
Nel corso dell’incontro promosso dalla CGIL (fonte: Today.it), i sindacati hanno ribadito la necessità di:
- Incrementare gli stipendi: Adeguare le retribuzioni ai livelli europei, tenendo conto del potere d’acquisto e dell’aumento generalizzato del costo della vita.
- Stabilizzare i precari: Prevedere percorsi di assunzione e di carriera trasparenti e rapidi, che consentano ai docenti di costruire una prospettiva di vita e professionale sul lungo periodo.
- Rinnovare i contratti in tempi certi: Evitare i ritardi che hanno caratterizzato le precedenti tornate contrattuali, provocando un divario crescente tra salari e inflazione.
- Valorizzare la professione dell’insegnante: Non solo dal punto di vista economico, ma anche attraverso la formazione continua, il supporto alle attività didattiche e il riconoscimento del ruolo centrale che la scuola riveste nella società.
L’importanza di investire nella scuola
Investire nell’istruzione significa anche investire sulla crescita e sul futuro del Paese. Avere insegnanti motivati, stabili e giustamente retribuiti è la base per garantire un’istruzione di qualità.
Se davvero un docente italiano impiega quasi un anno di stipendio per acquistare una semplice utilitaria – uno dei tanti esempi concreti delle difficoltà economiche che la categoria affronta – è evidente che serva un cambio di rotta. Come sottolineato dalla CGIL, il comparto scolastico necessita di risorse adeguate e scelte politiche coraggiose, volte a ridare dignità a una professione che ha tra i suoi compiti fondamentali quello di formare le future generazioni.
Le attese per una riforma strutturale del sistema scolastico sono alte. Il dibattito, ora più che mai, deve orientarsi verso soluzioni concrete e immediate, per far sì che l’Italia non perda ulteriormente terreno rispetto al contesto europeo. Solo in questo modo si potrà restituire il giusto valore al lavoro di migliaia di insegnanti, oltre che alla centralità dell’istruzione per la società intera.
