Rifiuto del Governo del Certificato Unico di Filiazione proposto dall'UE
“I figli delle coppie omosessuali non sono figli come gli altri”. L’assessore napoletano alle politiche sociali Luca Trapanese, che ha una bellissima storia di padre single di una bambina abbandonata...

“I figli delle coppie omosessuali non sono figli come gli altri”. L’assessore napoletano alle politiche sociali Luca Trapanese, che ha una bellissima storia di padre single di una bambina abbandonata dai genitori perché Down, si è scagliato ieri contro il recente rifiuto del Governo del Certificato Unico di Filiazione proposto dall’UE in tema di genitorialita’ omosessuale. In un post su Facebook in cui compare in foto con sua figlia Alba, Trapanese afferma: “i figli di coppie omosessuali resteranno bambini privi di tutele complete, i cui genitori dovranno affrontare battaglie giudiziarie, sfiniti da tempi lunghissimi, solo perché il loro bimbo venga considerato un figlio”. Non è la prima volta che l’assessore si esprime sul tema, e poco dopo l’insediamento del nuovo Governo rivolse anche un invito pubblico a Giorgia Meloni, madre single come lui, ad andare a fargli visita insieme a sua figlia Ginevra. La Meloni accettò pubblicamente l’invito che però non ha avuto ancora seguito.
Per comprendere cosa sia il Certificato Unico di Filiazione, va ricordato che sui figli delle coppie omosessuali l’Italia non ha una legge che consenta al genitore sociale, ovvero non biologico, di esercitare la genitorialita’ sul figlio del/la compagn@, a meno che non decida di intraprendere la lunga e tortuosa strada della stepchild adoption, lasciando nel frattempo un vuoto nella vita del minore. Tuttavia i primi anni sono cruciali per lo sviluppo del bambino, e già la Corte Costituzionale ha chiesto più volte alla politica nazionale di intervenire sull’argomento. Proprio in tal senso si è mossa il 7 dicembre 2022 anche la Commissione Europea, con una relazione dettagliata in cui si spiega la necessità di un Certificato Unico da far valere all’interno degli stati membri della UE, inclusi quelli in cui l’argomento non risulti ancora regolamentato. Nella relazione presentata a Bruxelles la Commissione precisa che l’intento non è quello di obbligare gli Stati membri a regolamentare i diritti degli omosessuali in materia di genitorialita’, essendo unicamente il Governo locale titolare in merito, quanto piuttosto quello di non limitare i diritti di quelle coppie che li abbiano già acquisiti nei paesi di provenienza, allorquando per motivi di lavoro o per scelta personale decidano di trasferirsi altrove. Tutto qua. Il Certificato Unico Europeo di Filiazione consentirebbe pertanto di tutelare il bene del minore ovunque vada, dando per scontato che un bambino a cui siano stati legittimamente riconosciuti due genitori in un luogo, non possa ritrovarsi di punto in bianco in altro luogo con un genitore soltanto, con i conseguenti disagi che ne deriverebbero nella delicata gestione quotidiana, in particolare in caso di necessità di assistenza medica o scolastica. Per intenderci, se un bimbo a scuola si sente male, in uno Stato in cui i genitori riconosciuti sono due potranno entrambe provvedere all’emergenza, diversamente potrà farlo soltanto il genitore biologico, perché l’altro di fatto sarebbe considerato un estraneo. Di riflessioni come questa però, non sembra aver tenuto conto la Commissione Politiche Europee del nostro Senato, respingendo due giorni fa la proposta della Commissione Europea sul certificato unico, da cui il post di Luca Trapanese. Conosciamo bene l’orientamento in tal senso dell’attuale Governo, l’idea della famiglia tradizionale peraltro in crisi profonda, ed il timore della tanto criticata pratica dell’utero in affitto, a cui molte coppie omosessuali ricorrono in paesi diversi dal nostro per diventare genitori; tuttavia esiste una prospettiva unica, un denominatore comune a tutti i punti di vista sull’argomento che merita inderogabilmente ed urgentemente la considerazione ed il rispetto di tutte le parti coinvolte, ovvero il bene supremo di un bambino che deve essere uguale ovunque nel mondo, essendo il dono della vita da preservare sempre e comunque, senza discriminazione alcuna: un bambino non sceglie dove nascere e da chi nascere, inoltre è ormai scientificamente provato che la cosa più importante per un figlio sano sia l’amore che riceve, pertanto togliere diritti peraltro già acquisiti piuttosto che aggiungerli, è togliere amore, inteso come possibilità negate, e disagi inutili a carico dei genitori e del bambino stesso. L’Italia è indietro sul tema dei diritti? Probabilmente sì, ma i passi avanti degli altri paesi sono sempre un segnale positivo: è un cerchio che si stringe, e sui diritti umani e in particolare su quelli dei bambini alcun Governo, di destra, sinistra o centro puo’ derogare, il cerchio si stringera’ sempre di più, rendendo inevitabile adeguarsi.