La Voce della Scuola

Sciopero del 31 ottobre: il “sentiment” dei lavoratori. Un sondaggio

Il sondaggio della Voce della Scuola condotto tra il 15 e il 18 ottobre, ha cercato di tastare il polso dei lavoratori del settore scolastico in vista dello sciopero proclamato dalla FLC CGIL per il 3...

A cura di Redazione
19 ottobre 2024 09:11
Sciopero del 31 ottobre: il “sentiment” dei lavoratori. Un sondaggio -
Condividi

Il sondaggio della Voce della Scuola condotto tra il 15 e il 18 ottobre, ha cercato di tastare il polso dei lavoratori del settore scolastico in vista dello sciopero proclamato dalla FLC CGIL per il 31 ottobre. Attraverso i canali social e la piattaforma del giornale, hanno risposto al questionario 826 persone. Nessuna pretesa di scientificità predittiva, ovviamente, questo sondaggio offre però uno spaccato interessante delle opinioni e delle intenzioni di partecipazione.

I dati del sondaggio: bassa partecipazione e scetticismo diffuso

Durante il periodo di riferimento del sondaggio, il sito della “Voce della scuola” ha registrato un notevole afflusso di utenti, con ben 103.888 visitatori che hanno generato circa 1.200.000 pagine lette. Tuttavia, solo 826 persone hanno scelto di partecipare al sondaggio, una percentuale di risposte che si attesta intorno allo 0,8%. Questa cifra, pur rappresentando una minoranza rispetto agli utenti totali, può fornire indicazioni utili sullo stato d’animo prevalente tra i lavoratori del settore.

I risultati lasciano trasparire una diffusa mancanza di entusiasmo nei confronti dello sciopero del 31 ottobre. L’87% dei partecipanti ha dichiarato di non voler aderire allo sciopero, ritenendo che sia più opportuno continuare le trattative prima di interrompere il dialogo con il governo. Il 7% ha espresso l’intenzione di non partecipare allo sciopero, pur condividendo la decisione della CGIL di proclamarlo. Solo il 6% dei rispondenti ha dichiarato di voler effettivamente aderire alla protesta.

Un sondaggio senza pretesa di scientificità ma indicativo di un clima

È importante sottolineare ancora che il sondaggio non ha valore scientifico per predire la partecipazione reale allo sciopero del 31 ottobre. Le modalità di raccolta delle risposte, tramite social e piattaforme online, implicano un certo margine di errore e non garantiscono la rappresentatività dell’intero corpo docente e del personale scolastico. Tuttavia, i dati raccolti appaiono in linea con quanto osservato in occasione di altri scioperi recenti, dove la partecipazione effettiva è spesso risultata inferiore alle aspettative.

Questi numeri suggeriscono un certo disincanto e una crescente attenzione dei lavoratori alla necessità di ottenere risultati concreti mantenendo aperti i canali di dialogo. La preferenza per un approccio di confronto, anziché una rottura immediata, evidenzia una cautela nell’adesione a proteste che sembrano destinate ad avere un forte impatto più sugli studenti e sull’opinione pubblica in generale che a rafforzare le richieste dei lavoratori del settore.

Le ragioni della CGIL

E in effetti lo sciopero della scuola per la CGIL si incardina in una strategia di mobilitazione complessiva, che vada oltre le singole vertenze, coinvolgendo in più tappe le varie categorie produttive, prima i metalmeccanici, poi la scuola, poi la sanità, puntando a una “spallata” al governo Meloni, percepito come distante dalle istanze dei lavoratori. Questo approccio si inserisce in un contesto più ampio di opposizione, mirando a mettere pressione su un esecutivo considerato avversario sul piano politico e sociale. La CGIL cerca di coinvolgere ampie fasce della società nella protesta, puntando a creare un clima di diffusa sfiducia nell’ esecutivo, ma questa linea radicale sembra staccarsi dal sentiment prevalente tra i lavoratori della scuola (peraltro fortemente sindacalizzati) che appaiono scettici riguardo a clamorose azioni di rottura.

Lo sciopero e il sindacato confederale. Unità compromessa?

Se la linea della CGIL rientra nella classica “logica dell’autunno caldo”, stagione di proteste e rivendicazioni interna ad una visione squisitamente politica del rapporto tra sindacato e governi, uno sciopero in solitaria intacca la già risicata unità sindacale (con la UIL che non ha firmato l’ ultimo CCNL) e rischia di abbassare il potere contrattuale specifico di quel tavolo, che si appresta ad avviare le trattative per il nuovo CCNL.

La CISL, per contro, ha mantenuto la sua posizione più moderata, rafforzando la propria identità riformista volta a cercare un compromesso con le istituzioni per ottenere risultati seppure minimi nel contesto dato. Questo approccio tende a distinguersi dalla strategia della CGIL, attenta soprattutto allo scenario politico complessivo, posizionando la CISL come un attore che cerca anzitutto di interpretare le richieste del settore e le risposte del governo.

In questo scenario, la UIL si trova a dover ridefinire la propria strategia. Nel recente passato, la UIL aveva condiviso con la CGIL la proclamazione di alcuni scioperi, compresa l’ultima iniziativa unitaria che aveva visto le due sigle in prima linea contro le politiche governative. Tuttavia, questa volta il sindacato guidato da Giuseppe D’ Aprile sembra in difficoltà nel mantenere la linea radicale, peraltro in sintonia con il suo DNA storicamente riformista e moderato. La difficoltà di coniugare le aspettative dei propri iscritti con le dinamiche interne alla coalizione sindacale diventa a questo punto una sfida vitale.

Uno sciopero che peserà sulle trattative

I risultati del sondaggio e le dinamiche tra le diverse sigle sindacali suggeriscono che la partecipazione allo sciopero del 31 ottobre potrebbe essere limitata, anche se non si possono escludere sorprese dell’ultimo momento. L’evoluzione della situazione dipenderà in gran parte dall’esito delle trattative in corso e dalla capacità dei sindacati di mobilitare una base che sembra, al momento, poco interessata a prove di forza ed incline a privilegiare il dialogo piuttosto che la rottura.

Resta da vedere se la CGIL riuscirà a intercettare il malcontento presente in alcune fasce del personale scolastico e a tradurlo in una partecipazione più ampia rispetto a quanto emerso. In ogni caso, la giornata del 31 ottobre è destinata a pesare sul tavolo di trattative con il governo: nel bene o nel male.

Come alla fine di ogni scioperò, la prova di forza per eccellenza dei lavoratori organizzati, varrà solo il numero di persone che hanno aderito e quelle che invece non lo hanno fatto. A fronte di numeri consistenti la CGIL potrà imporre la propria linea al tavolo con il governo, anzitutto nei confronti degli altri sindacati e poi nei confronti dell’ interlocutore principale.

Ma va da sé che, in caso contrario, sarà facile per il governo sostenere la distanza tra i desiderata dei sindacati e quelli dei lavoratori, in altre parole la scarsa rappresentatività delle organizzazioni sedute al tavolo senza distinguere tra promotori dello sciopero e non.

La Voce della Scuola sui social