La Voce della Scuola

Scuola, Nord e Sud sempre più distanti: il divario di apprendimento vale oltre due anni di istruzione

Secondo l’ultimo studio basato sui dati INVALSI, nelle regioni del Mezzogiorno oltre il 60% degli studenti delle superiori non raggiunge il livello minimo di competenze in Italiano e Matematica. Fonda...

A cura di Redazione
02 giugno 2025 18:27
Scuola, Nord e Sud sempre più distanti: il divario di apprendimento vale oltre due anni di istruzione -
Condividi

Secondo l’ultimo studio basato sui dati INVALSI, nelle regioni del Mezzogiorno oltre il 60% degli studenti delle superiori non raggiunge il livello minimo di competenze in Italiano e Matematica. Fondazioni Agnelli e Rocca: “Serve cambiare organizzazione, non solo investire risorse”.

Il divario educativo fra Nord e Sud Italia è ormai strutturale e allarmante. A certificarlo è una nuova ricerca congiunta della Fondazione Agnelli e della Fondazione Rocca, basata sull’elaborazione dei risultati delle prove INVALSI. Un dato su tutti: in Matematica, uno studente del Sud Italia ha in media un livello di competenze equivalente a oltre due anni di scuola in meno rispetto a uno studente del Nord-Est.

Il problema, presente già nella scuola primaria, si acuisce progressivamente con il crescere dell’età scolastica, raggiungendo i massimi livelli nella seconda classe della scuola secondaria di secondo grado, ovvero dopo dieci anni di percorso scolastico. È a questo punto del cammino che i divari territoriali diventano drammatici, tanto da sollevare interrogativi non solo sulla qualità dell’insegnamento, ma anche sull’equità del sistema scolastico nel suo complesso.

Dati INVALSI: Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna in forte difficoltà

La soglia di competenze individuata dall’INVALSI come livello minimo per una preparazione adeguata è il livello 3. Ebbene, in Campania, Calabria e Sicilia oltre il 60% degli studenti di seconda superiore non raggiunge questa soglia in Italiano, mentre in Matematica a queste regioni si aggiunge anche la Sardegna. Il dato è doppiamente allarmante se si considera che il livello 3 rappresenta solo un requisito di base, non un traguardo avanzato.

Le regioni del Nord, invece, mostrano performance decisamente migliori. Tuttavia, anche nel Settentrione non mancano situazioni di criticità: nel confronto tra indirizzi scolastici, gli istituti professionali si rivelano un punto debole ovunque, anche nelle aree forti. A titolo d’esempio, la differenza tra il punteggio medio complessivo in Matematica degli indirizzi scolastici del Nord-Est e quello degli istituti professionali della stessa area è di ben 33 punti, equivalenti a più di tre anni scolastici.

Nord-Sud? Non sempre. Alcune regioni del Centro fanno peggio del Sud

Se il divario territoriale è il dato più macroscopico, non mancano eccezioni. In particolare, regioni del Centro come Lazio e Liguria fanno registrare risultati inferiori rispetto a quelli di alcune aree meridionali. Questo induce i ricercatori a leggere il fenomeno con maggiore complessità: non è solo una questione geografica, ma anche di indirizzo di studio, contesto sociale e organizzazione scolastica.

Infatti, all’interno della stessa regione possono coesistere scuole che ottengono risultati molto diversi. Questo apre una riflessione interessante: non tutto dipende dal territorio, ma molto può essere fatto anche a livello di singolo istituto, se le condizioni operative e gestionali lo permettono.

Le proposte: rafforzare autonomia e orientamento

Tra le strategie proposte dalle Fondazioni promotrici dello studio per ridurre il gap, c’è la valorizzazione dell’autonomia scolastica, purché accompagnata da modelli organizzativi efficaci. Le scuole migliori, spiegano i ricercatori, sono quelle che sanno mettere in campo una gestione dinamica delle risorse, capaci di selezionare e attivare progetti coerenti con i fabbisogni reali, e in grado di costruire relazioni cooperative fra dirigenti, docenti e territorio.

“Il problema – sottolinea Gianfelice Rocca, presidente della Fondazione omonima – non è tanto aumentare il numero di insegnanti o le risorse, che in Italia sono tra le più alte d’Europa, quanto incidere sull’organizzazione. Serve una scuola che funziona bene nella sua quotidianità”.

Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, individua un altro punto critico: l’orientamento scolastico. “Va rafforzato già nella scuola media – dichiara – per aiutare gli studenti a scegliere percorsi più adatti. Inoltre, va ripensata la struttura didattica delle scuole superiori, oggi troppo incentrata sulla trasmissione frontale e poco attenta al recupero e al consolidamento delle competenze di base”.

Pnrr e politiche ministeriali: opportunità da cogliere

Le due fondazioni evidenziano anche le opportunità offerte dalle risorse del Pnrr e dai nuovi strumenti programmatori del Ministero dell’Istruzione, come l’Agenda Sud. Tuttavia, avvertono: non basta finanziare a pioggia, serve una guida chiara, un’allocazione mirata, un monitoraggio continuo. Solo così è possibile innescare processi virtuosi anche nelle scuole più fragili.

In questo senso, il modello proposto prevede un’amministrazione centrale che accompagni e coordini, lasciando però spazio all’iniziativa autonoma delle singole istituzioni scolastiche, incentivando le buone pratiche e promuovendo la formazione continua dei dirigenti e dei docenti.

Un sistema diseguale genera ingiustizie

Il messaggio di fondo è semplice ma potente: un sistema scolastico che produce diseguaglianze di apprendimento compromette la coesione sociale e limita le opportunità dei giovani. I divari emersi non sono solo numeri su un grafico, ma rappresentano vite, percorsi, talenti inascoltati. Intervenire oggi significa evitare di moltiplicare i divari domani, sia nel mondo del lavoro sia nella partecipazione democratica alla vita del Paese.

La Voce della Scuola sui social