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Scuola pubblica: il disastro annunciato che tutti fanno finta di non vedere

Scuola pubblica: il disastro annunciato che tutti fanno finta di non vedere

A cura di Redazione
18 aprile 2025 22:36
Scuola pubblica: il disastro annunciato che tutti fanno finta di non vedere -
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Riceviamo e pubblichiamo

Lavorare oggi nella scuola significa sopravvivere. Significa lottare ogni giorno per difendere la dignità in un sistema che ti paga poco, ti precarizza, ti abbandona. Il quadro che emerge dalle risposte fornite dal personale è spietato, ma assolutamente reale: 𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐝𝐢𝐭𝐚. Tradita da chi la governa, tradita da chi avrebbe dovuto difenderla, tradita da chi ha scelto di voltarsi dall’altra parte.

“𝐈𝐥 𝐭𝐮𝐨 𝐬𝐭𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐢𝐨 𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐟𝐟𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐞𝐬𝐞?” – 𝐍𝐎.

E come potrebbe, se il 𝐂𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐂𝐨𝐥𝐥𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐍𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐞̀ 𝐬𝐜𝐚𝐝𝐮𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐨𝐥𝐭𝐫𝐞 𝟏.𝟐𝟎𝟎 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐢, e nessuno – nessuno! – si è preso la briga di chiedere di rinnovarlo seriamente? In tre anni il mondo è cambiato, i prezzi sono schizzati alle stelle, l’inflazione ha bruciato il potere d’acquisto, ma gli stipendi di chi lavora nella scuola sono rimasti 𝐟𝐞𝐫𝐦𝐢, 𝐢𝐦𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢, 𝐮𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐧𝐭𝐢.

Non solo non aumentano: 𝐧𝐨𝐧 𝐛𝐚𝐬𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐧𝐞𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐚 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞.

“𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐠𝐢𝐮𝐝𝐢𝐜𝐡𝐢 𝐢𝐥 𝐥𝐢𝐯𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐜𝐚𝐫𝐢𝐞𝐭𝐚̀ 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚?” – 𝐔𝐧𝐚 𝐩𝐢𝐚𝐠𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞.

E lo è davvero: 𝟐𝟔𝟎.𝟎𝟎𝟎 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐜𝐚𝐫𝐢.

Un numero spaventoso, un record assoluto, un fallimento collettivo. Ogni anno migliaia di persone iniziano l’anno scolastico senza sapere quando e se saranno chiamate. Contratti a tempo, spezzoni, incarichi brevi: 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐦𝐚𝐥𝐚𝐭𝐨, 𝐢𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐨, 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐚𝐫𝐦𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨.

Un’intera generazione sacrificata sull’altare dell’austerità e dell’ipocrisia.

𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐠𝐢𝐮𝐝𝐢𝐜𝐡𝐢 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢?” – 𝐍𝐨𝐧 𝐬𝐮𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞.

Edifici fatiscenti, aule inadeguate, strumenti obsoleti, ambienti insicuri. Ma poi si pretende “innovazione”, “didattica 4.0”, “competenze digitali”. Parole vuote che suonano come un insulto a chi, ogni giorno, deve arrangiarsi con quello che ha. La verità? Lo Stato italiano ha smesso di investire davvero nella scuola da decenni.

“𝐂𝐫𝐞𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐨𝐜𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐚 𝐯𝐚𝐥𝐨𝐫𝐢𝐳𝐳𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞?” – 𝐏𝐞𝐫 𝐧𝐮𝐥𝐥𝐚.

Scarsa formazione, ma non perché non sia capace, ma perché non viene idoneamente formato, non viene aggiornato, non viene sostenuto. E questo è un disastro annunciato. Non basta insegnare bene: bisogna dare gli strumenti per farlo. Invece, ci si arrangia, si paga di tasca propria, si sacrifica tempo e salute. Ma a chi importa?

“𝐂𝐫𝐞𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐀𝐓𝐀 𝐬𝐢𝐚 𝐢𝐝𝐨𝐧𝐞𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐫𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐭𝐨?” – 𝐍𝐨.

E questo è uno degli scandali più grandi.

𝐈𝐥 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐀𝐓𝐀 𝐞̀ 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞. Senza voce, senza peso, senza difesa. Non esiste una vera rappresentanza sindacale che ne tuteli i diritti, le condizioni, il futuro. E qui arriviamo ai sindacati.

𝐈 𝐒𝐈𝐍𝐃𝐀𝐂𝐀𝐓𝐈 𝐇𝐀𝐍𝐍𝐎 𝐆𝐑𝐀𝐕𝐈 𝐑𝐄𝐒𝐏𝐎𝐍𝐒𝐀𝐁𝐈𝐋𝐈𝐓𝐀̀.

Hanno perso il contatto con la realtà. Sono diventati burocrazie autoreferenziali, più preoccupate di mantenere poltrone che di tutelare i lavoratori. Hanno firmato contratti al ribasso, accettato compromessi scandalosi, ignorato le richieste della base. E hanno permesso che la scuola diventasse 𝐢𝐥 𝐬𝐞𝐫𝐛𝐚𝐭𝐨𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐞𝐜𝐚𝐫𝐢𝐚𝐭𝐨 𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞.

E attenzione: i governi di centrodestra hanno inferto tagli profondissimi alla scuola, tagliando organici, chiudendo plessi, riducendo investimenti. Ma la sinistra, al governo o all’opposizione, non ha mai fatto davvero la differenza.

E allora, cosa possiamo fare?

𝐀𝐥𝐥𝐞 𝐢𝐦𝐦𝐢𝐧𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐞𝐥𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐑𝐒𝐔, 𝐝𝐨𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐟𝐨𝐫𝐭𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨.

Andiamo a votare per raggiungere il quorum, 𝐦𝐚 𝐚𝐧𝐧𝐮𝐥𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐡𝐞𝐝𝐚.

Facciamolo per dire basta all’indifferenza, basta al silenzio, basta al tradimento.

𝐁𝐀𝐒𝐓𝐀 𝐄𝐒𝐒𝐄𝐑𝐄 𝐈𝐍𝐕𝐈𝐒𝐈𝐁𝐈𝐋𝐈. 𝐁𝐀𝐒𝐓𝐀 𝐄𝐒𝐒𝐄𝐑𝐄 𝐔𝐌𝐈𝐋𝐈𝐀𝐓𝐈. 𝐁𝐀𝐒𝐓𝐀 𝐄𝐒𝐒𝐄𝐑𝐄 𝐏𝐑𝐄𝐒𝐈 𝐈𝐍 𝐆𝐈𝐑𝐎.

Chi lavora nella scuola merita stabilità, rispetto, salario dignitoso, rappresentanza vera.

La scuola è la colonna vertebrale del Paese. Ma è una colonna che scricchiola, che crolla sotto il peso dell’indifferenza politica e sindacale.

Non possiamo più tacere. Non dobbiamo più accettare.

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