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«Si ‘na preta»: da Dante a Rose Villain

Sta facendo il giro del mondo, grazie alla potenza dei social, la frase urlata a Sanremo, «Si ‘na preta», prima della esibizione canora di Rose Villain, rapper italiana, che ha incantato il teatro Ari...

A cura di Trifone Gargano
13 febbraio 2025 20:18
«Si ‘na preta»: da Dante a Rose Villain -
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Sta facendo il giro del mondo, grazie alla potenza dei social, la frase urlata a Sanremo, «Si ‘na preta», prima della esibizione canora di Rose Villain, rapper italiana, che ha incantato il teatro Ariston, con la sua «Fuorilegge». All’inizio, la frase urlata dagli spalti è parsa offensiva, poi, si è capito che in realtà fosse un complimento. In napoletano, infatti, l’espressione «si ‘na preta» sta per «sei una roccia», dunque, sei forte, sei un fenomeno. Il vocabolo «preta» sta per «pietra», scritto con l’inversione sillabica e fonetica tipica del fenomeno conosciuto come «metatesi», cioè, quel particolare processo di mutamento fonetico, secondo il quale l’ordine naturale di successione delle sillabe e del suono di una parola viene invertito (ecco altri esempi di questo stesso fenomeno linguistico: fracidoper fradicio; padule per palude; catapano per capitano; ecc.).

La «pietra» (o «preta») come complimento, foneticamente lanciata verso Rose Villain, possiamo farla risalire al padre stesso della lingua italiana, e cioè a Dante Alighieri, che, in una sua canzone, appartenete alla sezione delle rimeper la donna di pietra, così scriveva:

Così nel mio parlar voglio esser aspro
com’è ne li atti questa bella petra,
la quale ognora impetra
maggior durezza e più natura cruda,
e veste sua persona d’un diaspro
tal, che per lui, o perch’ella s’arretra,
non esce di faretra
saetta che già mai la colga ignuda

[…].

Dante Alighieri dichiara di voler esser aspro, duro, nella sua poesia, esattamente com’è dura, di «pietra», la sua donna. Qui, Dante colloca la sua idea della donna e dell’amore su un versante totalmente opposto, rispetto allo stilnovismo. A quella dolcezza e a quella gentilezza giovanili, qui, Dante oppone una idea d’amore che è, innanzitutto, dolore e sofferenza: dolore, desiderio, tormento, vendetta, e altri sentimenti aspri simili fusi in un linguaggio espressivo duro. Sono le così dette rime petrose di Dante Alighieri (in totale, ben quattro rime), nelle quali il poeta dichiara che vuol essere intenzionalmente duro e aspro (in poesia), esattamente com’è dura e aspra («si ‘na preta», come hanno urlato a Rose Villain a Sanremo), negli atti, la bella donna, che racchiude in sé («impetra») durezza e natura crudele, ed è capace di proteggere sé stessa, di proteggere il proprio corpo vulnerabile, con il «diaspro» (una pietra particolarmente dura, e preziosa), fino al punto che nessuna freccia riuscirà mai a scalfirla. Nessuno, nulla, potrà colpirla.

Ecco, dunque, il senso del complimento urlato all’Ariston, nei confronti di Rose Villain: sei forte, sei di pietra, sei una roccia, e nessuno potrà mai colpirti.

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