Stipendi. Rosolino Cicero (Ancodis): gli aumenti di cui parla Valditara non ci sono
Alle affermazioni del Ministro Valditara, secondo il quale il governo avrebbe garantito “il più alto aumento di stipendio nella storia italiana” per i docenti negli ultimi due anni, destinando 300 mil...

Alle affermazioni del Ministro Valditara, secondo il quale il governo avrebbe garantito “il più alto aumento di stipendio nella storia italiana” per i docenti negli ultimi due anni, destinando 300 milioni di euro a tale scopo, risponde a stretto giro il presidente di Ancodis, Rosolino Cicero, con dati che raccontano una storia di redditi reali in calo per gli insegnanti.
Le dichiarazioni di Valditara: 300 milioni per un aumento storico
Il Ministro Valditara ha sottolineato come, grazie ai fondi stanziati negli ultimi due anni, sia stato possibile garantire aumenti significativi agli stipendi degli insegnanti. Questi fondi, pari a 300 milioni di euro, sarebbero stati finalizzati a migliorare le condizioni economiche del personale scolastico, contribuendo a rendere più competitivo il lavoro dei docenti italiani rispetto al passato. Valditara ha presentato questi dati come un traguardo importante per il settore dell’istruzione, enfatizzando il ruolo del governo nel valorizzare il lavoro degli insegnanti.
L’ Ancodis: una realtà molto diversa
Rosolino Cicero, presidente di Ancodis, ha risposto con fermezza a queste dichiarazioni, affermando che la realtà degli stipendi degli insegnanti è ben diversa da quella dipinta dal Ministro. Per avvalorare le sue affermazioni, Cicero ha fornito i dati relativi allo stipendio netto di un docente con Qualifica KA07 e fascia stipendiale 15 negli ultimi cinque anni:
- 2020: 1826,50 euro
- 2021: 1806,01 euro
- 2022: 1730,79 euro
- 2023: 1893,08 euro
- 2024: 1722,88 euro
Secondo Cicero, questi numeri mostrano un trend di fluttuazione significativo e un calo complessivo, con un aumento temporaneo nel 2023 seguito da un nuovo ribasso nel 2024. La discrepanza tra le dichiarazioni del Ministro e i dati effettivi viene descritta come “un grande inganno”, dove si parla di aumenti senza considerare la reale percezione economica dei docenti.
Gli aumenti nominali non significano necessariamente buste paga più pesanti
Ma come si spiega questa discrepanza ? Diverse sono le variabili che possono influenzare questo fenomeno. Prima degli stipendi nominali, però vale il classico problema dell’ aumento dell’inflazione e calo del potere di acquisto assoluto.Un ipotetico aumento dello stipendio nominale non significa necessariamente un aumento del potere d’acquisto, se i prezzi dei beni e dei servizi salgono più rapidamente. Gli stipendi degli insegnanti potrebbero dunque essere aumentati in termini assoluti, ma non sufficientemente da coprire l’inflazione, portando a una diminuzione del potere d’acquisto reale.
Ma poi ci sono i dati dell’ Ancodis che mostrano come in realtà lo stipendio sia in effetti calato anche nominalmente. Quali cause?
- Redistribuzione dei Fondi: I 300 milioni di euro stanziati dal governo per gli aumenti potrebbero essere stati distribuiti in modo da creare differenze significative tra le varie categorie di docenti e le fasce stipendiali. Questo può portare a situazioni in cui alcuni docenti vedono aumenti più consistenti, mentre altri ricevono solo incrementi minimi o addirittura percepiscono riduzioni per effetto di un riassetto delle voci salariali.
- Contributi e Detrazioni Fiscali: L’effetto netto degli aumenti sullo stipendio percepito dipende anche dai contributi previdenziali e dalle detrazioni fiscali. Un incremento del lordo può essere in parte assorbito dall’aumento dei contributi previdenziali, determinando così una crescita meno marcata del netto in busta paga. Questo potrebbe spiegare la discrepanza tra il miglioramento nominale degli stipendi e la percezione di un calo nel reddito disponibile per i docenti.
- Effetto temporaneo dei Bonus: Alcuni miglioramenti degli stipendi potrebbero derivare da bonus temporanei, che aumentano momentaneamente la busta paga ma non incidono strutturalmente sullo stipendio base. Per esempio, il picco registrato nel 2023 potrebbe essere stato causato da un’erogazione una tantum o da misure straordinarie, che però non sono state confermate negli anni successivi, portando a un ritorno a livelli inferiori nel 2024.
Comunicazione trasparente
Le divergenze tra le dichiarazioni del Ministro Valditara e le critiche di Rosolino Cicero riflettono una questione di fondo: la necessità di una comunicazione chiara e trasparente quando si parla di aumenti salariali e del reale benessere economico del personale scolastico. Se è vero che i fondi sono stati stanziati, è altrettanto vero che le dinamiche economiche globali e le politiche redistributive incidono sulla percezione degli stipendi e sulla qualità della vita dei docenti.
Cicero invita il governo a non utilizzare i numeri “a vanvera” e a tenere conto della realtà concreta vissuta dai lavoratori del settore scolastico. In un contesto di inflazione crescente e difficoltà economiche, gli insegnanti si trovano spesso a dover fronteggiare spese sempre più elevate con un potere d’acquisto che, nonostante gli aumenti dichiarati, non sembra migliorare in modo significativo.