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Terremoto ed evacuazione scuole: la  variabile emotiva che la normativa non prevede

Terremoto ed evacuazione scuole: la  variabile emotiva che la normativa non prevede

A cura di Redazione
13 maggio 2025 21:24
Terremoto ed evacuazione scuole: la  variabile emotiva che la normativa non prevede -
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di Elvira Fisichella

Chi è responsabile degli alunni in caso di terremoto a scuola? Naturalmente i docenti, come spesso accade. Ora, fermo restando ciò che impone la normativa in vigore a proposito di evacuazione in caso di terremoto, è interessante sottolineare una variabile che rientra nell’imponderabile e imprevedibile, mettendo a serio rischio l’intera platea scolastica.
A proposito di normativa in vigore, giova intanto ricordare i riferimenti più significativi:
1) dm 26/08/92
2) nota VVF n.5264 18/04/18

Per ottemperare a tali disposizioni, in tutte le scuole italiane sono previste almeno due prove di evacuazione nel corso dell’anno scolastico, che si concludono sempre in modo pacifico e ordinato: a chiacchiere, infatti, i docenti sono impeccabili e gli alunni sono ben disposti a mantenere la calma posizionandosi sotto i banchi, a disporsi in fila indiana costeggiando le mura dei corridoi scolastici, a dirigersi verso il punto di raccolta più vicino, a non allontanarsi per alcun motivo dal gruppo classe, a rispondere in modo chiaro e tranquillo all’appello che il docente deve fare sul luogo del raduno, attendendo fra una chiacchiera pacifica e qualche sorriso con i compagni il rientro in classe. Fin qui tutto ok, la prova di evacuazione è andata bene e siamo tutti tranquilli.

Poi c’è la realtà, ovvero quando in un caso come quello di oggi a Napoli, alle 12 e 09, è partita una scossa di terremoto di magnitudo 4,4 lunga ben 64 secondi: per prima cosa, verrebbe da dire che fra le esperienze che un docente è chiamato a fronteggiare, questa è una di quelle a maggiore impatto emotivo, ed è proprio questa la variabile totalmente assente in tutti i piani di evacuazione scolastica, ovvero, la reazione del singolo di fronte ad un cataclisma. Non è un mistero, peraltro, che in tutti i piani di evacuazione tale argomento venga solitamente liquidato con una frase che, solo a sentirla, mette il nervoso: “in caso di terremoto mantenere la calma“. Qualunque docente si sia trovato in una condizione come quella odierna a Napoli, ha potuto sperimentare sulla propria pelle che mantenere la calma, in caso di terremoto, può diventare piuttosto difficile, se non impossibile. Se infatti parliamo così di frequente della fragilità dei nostri alunni, non c’è da meravigliarsi se, in caso di emergenza, per prima cosa si lascino sopraffare dall’ansia. Se, inoltre, sappiamo con certezza che i nostri alunni, non tutti ma un bel numero, riescono con fatica a sopportare un rimprovero o un voto basso, se vanno in ansia anche nel caso in cui in classe entri, all’improvviso, un piccolo volatile o un insetto, e per tale motivo inziano ad urlare come se fosse entrato un coccodrillo affamato, ebbene, non è chiaro come si possa imporre loro di mantenere la calma mentre la terra trema e magari si trovano per la prima volta a fare questa esperienza. Spesso troviamo le risposte nel modo in cui reagiscono i loro genitori, perché oggi, a Napoli, si è verificato un altro imprevisto, ovvero la presenza massiccia di genitori che, in alcune scuole, reclamavano nell’immediato i loro figli, rifiutandosi persino di firmare l’uscita anticipata, nella fretta di riportarli a casa sani e salvi, in preda a un’ansia che ha messo davvero a dura prova i docenti. Di base, la prima informazione da chiarire bene a genitori e alunni è che la scuola, in caso di terremoto, sia il luogo più sicuro in cui lasciare i propri figli. Il problema però è: siamo sicuri che lo sia? Lo stato in cui versa l’edilizia scolastica italiana induce davvero alla massima serenità la platea che circola nelle scuole? Quanti docenti oggi a Napoli hanno temuto per una scala d’emergenza traballante, o per quella plafoniera che una volta si è staccata, per quella porta rotta o per quella crepa che sta lì da anni ma è piccola e dunque non si riparara? Quanti docenti si sono sentiti appuntare dai Dirigenti scolastici che sí, hanno fatto bene ma avrebbero potuto fare meglio?

Forse il problema è che, di base, chi è responsabile dell’incolumita’ altrui, e nel caso parliamo di minori, si scopre, di fronte ad una emergenza, meno tranquillo e fiducioso nei confronti della struttura scolastica, rispetto a quando si svolge una semplice prova di evacuazione. Forse, di fronte ad un possibile pericolo, l’entità del pericolo stesso viene percepita in modo amplificato, per senso di responsabilità e di protezione nei confronti di chi dipende da noi. E dunque, se non tutte le scuole appaiono in modo impeccabile, se non tutte possiedono ampi cortili o aree verdi dove recarsi in tutta sicurezza, se come nel caso dell’area Flegrea, si può arrivare ad una scossa in pieno orario scolastico già provati dallo stress di uno sciame sismico in atto da mesi, è probabile che il vero problema non sia riuscire a mantenere la calma del tutto o solo in parte, e sentirsi un pó fragili ci rende anche più umani.

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