Uno stillicidio di sangue: La tragedia di Angelo Correra e la bella Napoli prigioniera della violenza
Ancora una volta l’asfalto continua a macchiarsi sempre più di rosso e il cielo di bianco. A distanza di due giorni dai funerali di Santo Romano, ucciso per una scarpa sporcata, un altro dramma colpis...

Ancora una volta l’asfalto continua a macchiarsi sempre più di rosso e il cielo di bianco. A distanza di due giorni dai funerali di Santo Romano, ucciso per una scarpa sporcata, un altro dramma colpisce la bella Napoli e la sua gente. Un ragazzo di appena 18 anni, vittima di un agguato violento e incomprensibile, è stato colpito alla testa da un colpo di pistola, in pieno centro. È accaduto a pochi passi da una delle vie storiche, in una città dove troppi giovani sembrano ormai essere bersagli di un’escalation di violenza senza controllo.
Com’è possibile che un ragazzo si trovi in queste condizioni, colpito da una pistola per motivi che restano oscuri?
Com’è possibile che armi letali circolino con tanta facilità, finite nelle mani di chi non ha paura di usarle?
Le armi da fuoco, spesso vendute e distribuite dalla criminalità, arrivano nelle strade con troppa facilità, pronte a spegnere vite per inutili motivi o per vendette che lasciano solo dolore.
È questo il destino di noi ragazzi? È giusto che la nostra vita sia appesa a un filo, che una lite, uno sguardo, una parola, una scarpa sporcata basti a mettere a rischio il nostro futuro?
È la camorra a vendere a poco prezzo armi per farle usare da gente che ucciderebbe a caro prezzo vite?
Un’altra vicenda che non può lasciarci indifferenti, ma che sembra lo stia facendo, dato che dopo due giorni da una morte, tutto si ripete. Abbiamo bisogno di risposte concrete: più controlli, un intervento deciso per fermare il traffico di armi, e soprattutto una giustizia che restituisca sicurezza alle strade di Napoli. Non possiamo più tollerare che episodi del genere diventino una tragica normalità.
E mentre l’intera città cerca di riprendersi da questa ferita, il dolore più grande lo vivono i genitori delle vittime, lasciati a fare i conti con una perdita insanabile e una vita spezzata troppo presto. Sono madri e padri a cui viene negata ogni possibilità di giustizia o conforto. Restano soli, con domande che non troveranno mai risposta e con un vuoto incolmabile nel cuore, causato da una violenza che si abbatte cieca su di loro.
Non lasciamo che la bella Napoli diventi prigioniera della violenza, una città in cui il terrore prevale sulla speranza. Sull’esempio di uomini come don Maurizio Patriciello, che ogni giorno si battono contro la camorra e l’illegalità, risvegliamo il coraggio di chiedere giustizia e proteggere il futuro.
Con speranza e indignazione,
Salvo Di Noto