Verità scomode, anche se vengono da Galli della Loggia. I sindacati non bastano per la professione docente
Ammettiamolo, Ernesto Galli della Loggia non è esattamente il tipo di intellettuale che genera simpatie a prima vista. È un personaggio spesso antipatico, un po’ altezzoso, con le sue idee che oscilla...

Ammettiamolo, Ernesto Galli della Loggia non è esattamente il tipo di intellettuale che genera simpatie a prima vista. È un personaggio spesso antipatico, un po’ altezzoso, con le sue idee che oscillano tra conservatorismo e visioni critiche, per molti datate. Eppure, nonostante tutte le sue caratteristiche che lo rendono difficile da digerire, nel suo recente intervento sui sindacati scolastici ha detto qualcosa che fa riflettere, e che forse – nonostante tutto – ha il sapore della verità.
I sindacati della scuola, quelli che dovrebbero tutelare i docenti, sono ormai immobili, fermi a un modello di rappresentanza che sembra aver perso il contatto con le reali necessità di chi vive la scuola ogni giorno. È un’accusa forte, ma giustificata: questi sindacati sono diventati macchine burocratiche che sembrano preoccuparsi soltanto di due cose – stabilizzare i precari e ottenere qualche aumento salariale – dimenticandosi, però, di una cosa fondamentale: la professione.
Ed è qui che Galli della Loggia, pur con tutti i suoi difetti, mette il dito nella piaga. Cosa ne è della qualità dell’insegnamento? Chi pensa a come migliorare le competenze dei docenti? Chi si batte perché la scuola non sia solo un luogo dove si prende uno stipendio, ma uno spazio dove il sapere e la cultura possano davvero fare la differenza? Su questo i sindacati sembrano aver perso la bussola. E non lo dico io, lo dice un intellettuale di destra che, sorprendentemente, questa volta ha colto nel segno.
Il problema è che i sindacati scolastici sono fossilizzati su battaglie sacrosante, ma limitate: stabilizzare i precari e lottare per aumenti salariali. Ma chi lavora nella scuola sa bene che non basta. È giusto combattere per i contratti stabili e per stipendi dignitosi, ma è altrettanto vero che non possiamo ridurre tutto a questo. La scuola è fatta di persone che insegnano, che si confrontano ogni giorno con giovani menti e con un mondo in costante evoluzione. E se non ci preoccupiamo di migliorare la qualità del lavoro degli insegnanti, di dare loro strumenti per crescere, rischiamo di restare sempre al palo.
La proposta di Galli della Loggia di creare un’associazione professionale che si concentri su questi aspetti – sulla professionalità dell’insegnante, piuttosto che sui numeri delle assunzioni o sugli aumenti omogenei per tutti – merita attenzione. Non perché dobbiamo seguire ciecamente ogni sua parola, ma perché c’è del vero: la scuola ha bisogno di qualcosa di più.
Immaginiamo un’associazione che si preoccupi di offrire ai docenti percorsi di aggiornamento di qualità, che metta al centro la didattica, la pedagogia, la capacità di trasmettere conoscenza. Un’organizzazione che lavori per far sì che gli insegnanti non siano solo “impiegati dello Stato”, ma professionisti consapevoli del valore del loro ruolo. I sindacati di oggi sembrano incapaci di proporre una visione di questo tipo, intrappolati in una logica in cui la difesa del posto di lavoro è tutto, mentre la difesa della professione passa in secondo piano.
E qui sta il punto dolente. Stabilizzati tutti i precari e ottenuti gli aumenti, cosa succede? Saremo davvero soddisfatti di una scuola che si limita a questo? Avremo fatto qualcosa per migliorare l’insegnamento, per valorizzare la cultura, per dare ai nostri giovani una scuola che guardi al futuro e non solo alla sopravvivenza del presente?
Gli insegnanti lo sanno bene: non si può continuare a ignorare il cuore del problema. La qualità del lavoro, la dignità della professione, non si misurano solo in euro in più in busta paga. Sono questioni di contenuto, di competenze, di riconoscimento sociale. I sindacati, così come sono strutturati oggi, non riescono a farsi carico di questo aspetto. E se qualcuno, anche se si chiama Galli della Loggia, ha il coraggio di dirlo, forse dovremmo ascoltarlo.
Questa non è una critica distruttiva, ma un invito a riflettere. La scuola ha bisogno di cambiamento, e gli insegnanti, più di chiunque altro, meritano una rappresentanza che li aiuti davvero a crescere nella loro professione, che li supporti non solo nella lotta per i diritti, ma anche nella crescita del loro sapere, nella loro formazione continua.
Forse non tutti saranno d’accordo, forse molti continueranno a trovare irritante anche solo il nome di Galli della Loggia. Ma una cosa è certa: se la scuola italiana vuole davvero guardare avanti, non può più accontentarsi di sindacati che parlano solo di numeri e contratti. Serve una nuova visione, serve un’associazione che metta al centro la qualità del mestiere di insegnare, non solo la stabilità del contratto.